Il cambiamento climatico ha ripercussioni su ogni ambito della vita e in particolare le piante ne sono interessate in quanto esso comporta variazioni delle precipitazioni e delle temperature ed è strettamente correlato con l'aumento della CO2 che è alla base del processo fotosintetico. Nell'elaborato ho raccolto dati su come rispondono i diversi organi delle piante a questi cambiamenti ed ho introdotto la paleobotanica come strumento per analizzare i cambiamenti climatici passati e le modalità di adattamento delle piante. Gli studi che ho preso in considerazione riportano variazioni a livello strutturale e molecolare dell'apparato fogliare in risposta agli stress associati al cambiamento climatico, in particolare le risposte delle foglie riguardano l'efficienza del processo fotosintetico e la protezione dai danni legati al surriscaldamento. Per quanto riguarda la riproduzione, è emerso che variazioni delle condizioni climatiche possono risultare nell'alterazione della fenologia, quindi anche nelle tempistiche del processo riproduttivo, questo può comportare difficoltà nell'impollinazione entomofila. È emerso inoltre che anche lo sviluppo degli organi riproduttivi è sensibile agli stress e che il danno dipende dallo stadio di sviluppo della pianta nel momento in cui il disturbo si manifesta. È stato inoltre osservato che il gametofito maschile è più sensibile agli stress del gametofito femminile. Le variazioni principali comportano la diminuzione dell'efficacia del processo riproduttivo, a causa per esempio dell'aborto degli elementi fiorali o della produzione di semi con un ridotto contenuto di risorse e quindi con meno possibilità di opravvivere. Le radici svolgono un ruolo fondamentale in risposta agli stress idrici, con adattamenti a livello genetico, molecolare ed anatomico. Molti studi hanno osservato che, in situazioni di siccità, le piante tendono a spendere le proprie risorse nello sviluppo radicale a spese degli altri organi, con un allungamento delle radici verso zone del suolo più profonde, caratterizzate da temperature minori e disponibilità di acqua maggiore. Ho concluso l'elaborato con un capitolo sulla paleobotanica quale strumento per analizzare il cambiamento climatico futuro attraverso lo studio del passato. Il clima è un sistema dinamico che oscilla tra periodi glaciali e interglaciali, per questo abbiamo delle evidenze di situazioni analoghe a quella attuale già avvenute in passato, anche se non ci sono prove di cambiamenti climatici avvenuti con la stessa velocità. Gli studi paleobotanici hanno evidenziato concentrazioni molto elevate di CO2 già in epoche passate, suggerendo la capacità di adattamento delle piante alle probabili condizioni ambientali che potrebbero derivare dal cambiamento climatico in corso, escludendo la possibilità di un'estinzione di massa delle piante, ma ipotizzando futuri cambiamenti delle comunità vegetali dovuti a migrazioni e a variazioni della composizione delle comunità vegetali. In conclusione, le piante hanno senza dubbio la capacità di adattarsi ai possibili scenari futuri derivanti dal cambiamento climatico in atto, questo tuttavia non esclude un'alterazione degli ecosistetemi con conseguente perdita di biodiversità. Risulta pertanto essenziale l'adozione di pratiche più sostenibili e l'utilizzo di risorse rinnovabili per preservare la biodiversità animale e vegetale.

Adattamenti ai cambiamenti climatici: le risposte delle piante agli stress ambientali

BRACCIA, SILVIA
2019/2020

Abstract

Il cambiamento climatico ha ripercussioni su ogni ambito della vita e in particolare le piante ne sono interessate in quanto esso comporta variazioni delle precipitazioni e delle temperature ed è strettamente correlato con l'aumento della CO2 che è alla base del processo fotosintetico. Nell'elaborato ho raccolto dati su come rispondono i diversi organi delle piante a questi cambiamenti ed ho introdotto la paleobotanica come strumento per analizzare i cambiamenti climatici passati e le modalità di adattamento delle piante. Gli studi che ho preso in considerazione riportano variazioni a livello strutturale e molecolare dell'apparato fogliare in risposta agli stress associati al cambiamento climatico, in particolare le risposte delle foglie riguardano l'efficienza del processo fotosintetico e la protezione dai danni legati al surriscaldamento. Per quanto riguarda la riproduzione, è emerso che variazioni delle condizioni climatiche possono risultare nell'alterazione della fenologia, quindi anche nelle tempistiche del processo riproduttivo, questo può comportare difficoltà nell'impollinazione entomofila. È emerso inoltre che anche lo sviluppo degli organi riproduttivi è sensibile agli stress e che il danno dipende dallo stadio di sviluppo della pianta nel momento in cui il disturbo si manifesta. È stato inoltre osservato che il gametofito maschile è più sensibile agli stress del gametofito femminile. Le variazioni principali comportano la diminuzione dell'efficacia del processo riproduttivo, a causa per esempio dell'aborto degli elementi fiorali o della produzione di semi con un ridotto contenuto di risorse e quindi con meno possibilità di opravvivere. Le radici svolgono un ruolo fondamentale in risposta agli stress idrici, con adattamenti a livello genetico, molecolare ed anatomico. Molti studi hanno osservato che, in situazioni di siccità, le piante tendono a spendere le proprie risorse nello sviluppo radicale a spese degli altri organi, con un allungamento delle radici verso zone del suolo più profonde, caratterizzate da temperature minori e disponibilità di acqua maggiore. Ho concluso l'elaborato con un capitolo sulla paleobotanica quale strumento per analizzare il cambiamento climatico futuro attraverso lo studio del passato. Il clima è un sistema dinamico che oscilla tra periodi glaciali e interglaciali, per questo abbiamo delle evidenze di situazioni analoghe a quella attuale già avvenute in passato, anche se non ci sono prove di cambiamenti climatici avvenuti con la stessa velocità. Gli studi paleobotanici hanno evidenziato concentrazioni molto elevate di CO2 già in epoche passate, suggerendo la capacità di adattamento delle piante alle probabili condizioni ambientali che potrebbero derivare dal cambiamento climatico in corso, escludendo la possibilità di un'estinzione di massa delle piante, ma ipotizzando futuri cambiamenti delle comunità vegetali dovuti a migrazioni e a variazioni della composizione delle comunità vegetali. In conclusione, le piante hanno senza dubbio la capacità di adattarsi ai possibili scenari futuri derivanti dal cambiamento climatico in atto, questo tuttavia non esclude un'alterazione degli ecosistetemi con conseguente perdita di biodiversità. Risulta pertanto essenziale l'adozione di pratiche più sostenibili e l'utilizzo di risorse rinnovabili per preservare la biodiversità animale e vegetale.
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