La presente analisi sulla Teoria dei Giochi nasce dalla mia passione cinematografica e più precisamente dal film " A beautiful mind", la storia del premio Nobel John Nash, matematico, schizofrenico, genio dei numeri che fece diventare obsolete le teorie economiche di Adam Smith, padre dell'economia moderna e del liberalismo. Nash pone l'enfasi sui modelli strategici tra concorrenti e in particolare, sulle decisioni e risposte dei giocatori in situazioni di conflitto con i rispettivi rivali, in un'ottica di massimizzazione delle rispettive funzioni di utilità. In tali situazioni, le decisioni di uno possono influire sui risultati conseguibili dell'altro e viceversa, secondo un meccanismo di retroazione, ricercando soluzioni competitive o cooperative a seconda delle situazioni. La teoria dei giochi è considerata una scienza "bambina", geniale ma nel contempo ampiamente applicabile a dalla quale si possono definire diversi filoni. Quello che Nash ricerca è l'equilibrio e la soddisfazione dei giocatori, in particolare nei giochi di tipo non cooperativo, ossia dove non esistono collaborazioni per combattere le fluttuazioni del mercato e ogni giocatore gioca secondo la sua strategia, sulla base della perfetta conoscenza e più precisamente della razionalità perfetta. Per quanto riguarda i giochi non cooperativi invece, il merito del matematico e fisico J. Von Neumann spetta alle sue applicazioni del modello ai giochi cooperativi e più in particolare alle coalizioni delle aziende per sfruttare le economie di prezzo e di scala, creando dei veri e propri monopoli. Secondo Smith, il risultato migliore si ottiene quando il giocatore agisce per il meglio solo in base a se stesso. Nash parla, invece di benessere non solo individuale ma del gruppo stesso. L'utilità individuale si ottimizza quando tutto il gruppo fa la scelta migliore. In economi la teoria dei giochi è molto utile nello studio dell'oligopolio nel quale il profitto di ognuno dipende dal comportamento degli altri ma la sua applicazione si estende anche alla strategia delle scelte economiche in senso più ampio dove individui, imprese e governi ricercano la stabilità ma soprattutto il profitto. La soluzione per la stabilità sembrerebbe proprio la coalizione e la cooperazione, ma teorici critici ripudiano tali scelte, ponendo l'accento sulla conflittualità come mezzo di crescita e miglioramento. La nascita di strutture sovra governative, come il Fondo Monetario Internazionale con l'obiettivo della coerenza dei mercati, la politica di austerity di cui sentiamo parlare oramai regolarmente non sembrano più la risposta, soprattutto in situazione di extra-criticità pandemica in cui stiamo vivendo. La razionalità perfetta degli economisti è il concetto attualmente più sensibile. Chi dispone di conoscenza domina il mercato, ma sull'onda della vulnerabilità che attualmente ci contraddistingue, sembra che solo i grandi pesci riescono a farcela.
La Teoria dei Giochi applicazione alle politiche monetarie e fiscali
DULGHIER, IRINA
2019/2020
Abstract
La presente analisi sulla Teoria dei Giochi nasce dalla mia passione cinematografica e più precisamente dal film " A beautiful mind", la storia del premio Nobel John Nash, matematico, schizofrenico, genio dei numeri che fece diventare obsolete le teorie economiche di Adam Smith, padre dell'economia moderna e del liberalismo. Nash pone l'enfasi sui modelli strategici tra concorrenti e in particolare, sulle decisioni e risposte dei giocatori in situazioni di conflitto con i rispettivi rivali, in un'ottica di massimizzazione delle rispettive funzioni di utilità. In tali situazioni, le decisioni di uno possono influire sui risultati conseguibili dell'altro e viceversa, secondo un meccanismo di retroazione, ricercando soluzioni competitive o cooperative a seconda delle situazioni. La teoria dei giochi è considerata una scienza "bambina", geniale ma nel contempo ampiamente applicabile a dalla quale si possono definire diversi filoni. Quello che Nash ricerca è l'equilibrio e la soddisfazione dei giocatori, in particolare nei giochi di tipo non cooperativo, ossia dove non esistono collaborazioni per combattere le fluttuazioni del mercato e ogni giocatore gioca secondo la sua strategia, sulla base della perfetta conoscenza e più precisamente della razionalità perfetta. Per quanto riguarda i giochi non cooperativi invece, il merito del matematico e fisico J. Von Neumann spetta alle sue applicazioni del modello ai giochi cooperativi e più in particolare alle coalizioni delle aziende per sfruttare le economie di prezzo e di scala, creando dei veri e propri monopoli. Secondo Smith, il risultato migliore si ottiene quando il giocatore agisce per il meglio solo in base a se stesso. Nash parla, invece di benessere non solo individuale ma del gruppo stesso. L'utilità individuale si ottimizza quando tutto il gruppo fa la scelta migliore. In economi la teoria dei giochi è molto utile nello studio dell'oligopolio nel quale il profitto di ognuno dipende dal comportamento degli altri ma la sua applicazione si estende anche alla strategia delle scelte economiche in senso più ampio dove individui, imprese e governi ricercano la stabilità ma soprattutto il profitto. La soluzione per la stabilità sembrerebbe proprio la coalizione e la cooperazione, ma teorici critici ripudiano tali scelte, ponendo l'accento sulla conflittualità come mezzo di crescita e miglioramento. La nascita di strutture sovra governative, come il Fondo Monetario Internazionale con l'obiettivo della coerenza dei mercati, la politica di austerity di cui sentiamo parlare oramai regolarmente non sembrano più la risposta, soprattutto in situazione di extra-criticità pandemica in cui stiamo vivendo. La razionalità perfetta degli economisti è il concetto attualmente più sensibile. Chi dispone di conoscenza domina il mercato, ma sull'onda della vulnerabilità che attualmente ci contraddistingue, sembra che solo i grandi pesci riescono a farcela.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/124969