The society in which we live is not considered reformist by those suffering from serious psychopathologies, such as psychosis. The paper aims to try to accompany the reader through the same exhausting journey that a psychotic patient and his family, nuclear or extended, are condemned to endure from the moment of the dreaded diagnosis, until the direct or indirect application of psychotherapeutic and pharmacological treatment. The etiopathogenesis of this disorder is varied and particularly wide; different schools and currents of thought bore the burden of formulating an explanation and proposing a consequent possible solution. Starting from the end of the nineteenth century and up to the present day, many authors have tried to extrapolate, analyzing the aforementioned disorder, some hypothetical causes and provide possible solutions to prevent its onset or, mainly, hinder its course. Currently, the most likely hypothesis appears to be that of considering it as a multifactorial process, the result of a multitude of contributory causes, among which we can count biological, genetic, environmental and social factors. In today’s landscape, the most difficult challenge for professionals facing the taking over of these patients, such as psychotherapists, psychiatrists, educators and socio-health workers in general, is the practical application of effective treatment. For years mistreated by the clinic because they are not considered suitable to benefit from the outcome of psychotherapy and forced to undergo invasive and damaging treatments, psychotic patients have finally managed to gain a space in the coveted world of psychotherapeutic treatments, benefiting from it in combination with pharmacological treatment.
La società in cui viviamo non è considerata riformista dai soggetti affetti da gravi psicopatologie, quale ad esempio la psicosi. L'obiettivo dell'elaborato è quello di cercare di accompagnare il lettore nel medesimo estenuante viaggio che un paziente psicotico e la sua famiglia, nucleare o estesa, sono condannati a compiere dal momento della temuta diagnosi, fino all'applicazione diretta o indiretta del trattamento psicoterapeutico e farmacologico. Variegata e particolarmente ampia risulta essere l'eziopatogenesi di tale disturbo; differenti scuole e correnti di pensiero si sono assunte l'onere di formularne una spiegazione e proporre una conseguente possibile soluzione. Partendo dalla fine dell'Ottocento e fino ad arrivare ai giorni nostri, molti autori hanno tentato di estrapolare, analizzando il suddetto disturbo, alcune ipotetiche cause e fornire possibili soluzioni per prevenirne l'insorgenza o, principalmente, ostacolarne il decorso. Attualmente, l'ipotesi più accreditata appare essere quella di considerarla come un processo multifattoriale, risultato di una moltitudine di concause, tra le quali si possono annoverare fattori biologici, genetici, ambientali e sociali. Nel panorama odierno, la sfida più difficile per i professionisti che si affacciano alla presa in carico di questi pazienti, quali ad esempio psicoterapeuti, psichiatri, educatori e operatori socio-sanitari in generale, è l'applicazione pratica di un trattamento efficace. Per anni bistrattati dalla clinica perché non ritenuti idonei ad usufruire dei benefici della psicoterapia e costretti a subire trattamenti invasivi e lesivi, i pazienti psicotici sono finalmente riusciti a conquistarsi uno spazio nell'agognato mondo dei trattamenti psicoterapeutici, traendone giovamento in associazione ad un trattamento farmacologico.
L'evoluzione del disturbo psicotico: dall'eziopatogenesi della malattia alle possibili applicazioni dei trattamenti combinati
GORIA, ALESSANDRA
2020/2021
Abstract
La società in cui viviamo non è considerata riformista dai soggetti affetti da gravi psicopatologie, quale ad esempio la psicosi. L'obiettivo dell'elaborato è quello di cercare di accompagnare il lettore nel medesimo estenuante viaggio che un paziente psicotico e la sua famiglia, nucleare o estesa, sono condannati a compiere dal momento della temuta diagnosi, fino all'applicazione diretta o indiretta del trattamento psicoterapeutico e farmacologico. Variegata e particolarmente ampia risulta essere l'eziopatogenesi di tale disturbo; differenti scuole e correnti di pensiero si sono assunte l'onere di formularne una spiegazione e proporre una conseguente possibile soluzione. Partendo dalla fine dell'Ottocento e fino ad arrivare ai giorni nostri, molti autori hanno tentato di estrapolare, analizzando il suddetto disturbo, alcune ipotetiche cause e fornire possibili soluzioni per prevenirne l'insorgenza o, principalmente, ostacolarne il decorso. Attualmente, l'ipotesi più accreditata appare essere quella di considerarla come un processo multifattoriale, risultato di una moltitudine di concause, tra le quali si possono annoverare fattori biologici, genetici, ambientali e sociali. Nel panorama odierno, la sfida più difficile per i professionisti che si affacciano alla presa in carico di questi pazienti, quali ad esempio psicoterapeuti, psichiatri, educatori e operatori socio-sanitari in generale, è l'applicazione pratica di un trattamento efficace. Per anni bistrattati dalla clinica perché non ritenuti idonei ad usufruire dei benefici della psicoterapia e costretti a subire trattamenti invasivi e lesivi, i pazienti psicotici sono finalmente riusciti a conquistarsi uno spazio nell'agognato mondo dei trattamenti psicoterapeutici, traendone giovamento in associazione ad un trattamento farmacologico.File | Dimensione | Formato | |
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