Gestire l'emergenza da COVID-19 non significa solo bloccare la diffusione del virus. Significa anche arginare la proliferazione di notizie e informazioni che spesso deformano la realtà. Questa tesi, presentandosi come riflessione semiotica su alcuni dei principali significati stravolti dall'epidemia da COVID-19, vuole far emergere come l'emergenza sia stata oltre che sanitaria anche comunicativa. Come sviluppare gli anticorpi necessari contro un mare magnum mediatico sempre più virale e nocivo? Per rispondere a questo interrogativo, vengono ricostruiti alcuni meccanismi della piattaforma Facebook, in cui gli utenti sono presentati, secondo la teoria attanziale del semiologo Greimas, come Attanti alle prese con la realizzazione del proprio programma narrativo (l'affermazione della propria identità in relazione all'altro). Sempre in una prospettiva semiotica, viene poi analizzato il fenomeno delle pratiche ironiche nel web. Esempio per eccellenza dell'uso dell'ironia in internet è sicuramente la Taffo Funeral Services, che proprio grazie ai suoi post sarcastici e irriverenti nei confronti della morte, è riuscita a diventare famosa e a fare numeri incredibili in termini di fatturato. L'agenzia funebre all'inizio della pandemia ha continuato a fare uso dei toni ironici tipici della sua comunicazione social; ben presto però, ha ritenuto necessario invertire rotta e abbandonare il black humour, riuscendo a far parlare di sé ancora una volta. Durante le comunicazioni, ufficiali e non, si ricorre spesso a cornici di senso per rendere più efficace il messaggio. Durante l'epidemia, il termine viral viene utilizzato per descrivere il fenomeno del contagio informativo (o infodemia) dovuto alla propagazione incontrollata delle fake news, mentre le immagini ricorrenti sono quelle della metafora bellica per parlare del virus. In quest'ottica le cicatrici di guerra sono quelle lasciate dalla mascherina sul volto degli individui, costretti ad accettare una cultura del nascondimento; unico modo per non perdere la propria faccia sembra la digitalizzazione del proprio volto. Ma la mascherina, oltre ad impedire, almeno nella vita offline, la possibilità di comunicazione interpersonale, ha subito lei stessa una risemantizzazione, diventando un oggetto ibrido in bilico tra dispositivo medico e oggetto di moda.
Comunicazione d'emergenza o emergenza comunicativa? Rassegna delle dinamiche comunicative sui social e dei principali processi di risemantizzazione durante l'epidemia da COVID-19.
AVANZINI, ELISA
2019/2020
Abstract
Gestire l'emergenza da COVID-19 non significa solo bloccare la diffusione del virus. Significa anche arginare la proliferazione di notizie e informazioni che spesso deformano la realtà. Questa tesi, presentandosi come riflessione semiotica su alcuni dei principali significati stravolti dall'epidemia da COVID-19, vuole far emergere come l'emergenza sia stata oltre che sanitaria anche comunicativa. Come sviluppare gli anticorpi necessari contro un mare magnum mediatico sempre più virale e nocivo? Per rispondere a questo interrogativo, vengono ricostruiti alcuni meccanismi della piattaforma Facebook, in cui gli utenti sono presentati, secondo la teoria attanziale del semiologo Greimas, come Attanti alle prese con la realizzazione del proprio programma narrativo (l'affermazione della propria identità in relazione all'altro). Sempre in una prospettiva semiotica, viene poi analizzato il fenomeno delle pratiche ironiche nel web. Esempio per eccellenza dell'uso dell'ironia in internet è sicuramente la Taffo Funeral Services, che proprio grazie ai suoi post sarcastici e irriverenti nei confronti della morte, è riuscita a diventare famosa e a fare numeri incredibili in termini di fatturato. L'agenzia funebre all'inizio della pandemia ha continuato a fare uso dei toni ironici tipici della sua comunicazione social; ben presto però, ha ritenuto necessario invertire rotta e abbandonare il black humour, riuscendo a far parlare di sé ancora una volta. Durante le comunicazioni, ufficiali e non, si ricorre spesso a cornici di senso per rendere più efficace il messaggio. Durante l'epidemia, il termine viral viene utilizzato per descrivere il fenomeno del contagio informativo (o infodemia) dovuto alla propagazione incontrollata delle fake news, mentre le immagini ricorrenti sono quelle della metafora bellica per parlare del virus. In quest'ottica le cicatrici di guerra sono quelle lasciate dalla mascherina sul volto degli individui, costretti ad accettare una cultura del nascondimento; unico modo per non perdere la propria faccia sembra la digitalizzazione del proprio volto. Ma la mascherina, oltre ad impedire, almeno nella vita offline, la possibilità di comunicazione interpersonale, ha subito lei stessa una risemantizzazione, diventando un oggetto ibrido in bilico tra dispositivo medico e oggetto di moda.File | Dimensione | Formato | |
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