Donne e manicomi nell'Italia fascista

The thesis focuses on asylums during the fascist twenty years, and a part is dedicated to women in asylums. The first chapter introduces the theme of psychiatry during the nineteenth century and the approval of the law called "Provisions on asylums and the alienated. Custody and care of the alienated" approved in February 1904, stipulated that "persons affected by any cause of mental alienation" who were "dangerous to themselves or others" or caused "public scandal" should be "kept and cared for in asylums. The second chapter takes up the reform of the 1904 law taken from Fascism and the treatment of mental illness. During the regime, prejudices about the combination of mental illness and danger were reinforced, and in line with the fascist vision of the relationship between state and individual, during the twenty years of totalitarianism, the regime never implemented a reform aimed at enhancing the therapeutic aspects in the legislative approach to the treatment of mental illness as requested by some psychiatrists, but consolidated its authoritarian and repressive aspects. The third chapter is dedicated to women in asylums during Fascism. In the asylum ended up not only women who had strayed from the norm, but also the weakest and most defenseless: morally abandoned girls, girls who were victims of rape, wives and mothers overwhelmed by war and unable to overcome the loss produced by that traumatic event.

La tesi si concentra sui manicomi durante il ventennio fascista, e una parte è dedicata alle donne in manicomio. Il primo capitolo introduce il tema della psichiatria nel periodo dell'Ottocento e l'approvazione della legge denominata “Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati” approvata nel febbraio del 1904, stabiliva che dovevano essere “custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale” le quali risultassero “pericolose a se o gli altri” o provocassero “pubblico scandalo”. Il secondo capitolo riprende la riforma sulla legge del 1904 ripresa dal fascismo e il trattamento delle malattie mentali. Durante il regime si rafforzarono i pregiudizi sulla combinazione malattia mentale-pericolosità, e in linea con la visione fascista del rapporto tra Stato e individuo, nel corso del ventennio totalitario, il regime non mise mai mano a una riforma indirizzata a valorizzare gli aspetti terapeutici nell'approccio legislativo al trattamento della malattia mentale come richiesto da alcuni psichiatri, ma ne consolidò gli aspetti autoritari e repressivi . E introdusse il concetto di “pericolosità sociale”. Il terzo capitolo è dedicato alle donne in manicomio durante il fscismo. In manicomio finirono non solo le donne che si erano allontanate dalla norma, ma anche le più deboli e indifese: bambine moralmente abbandonate, ragazze vittime di violenza carnale, mogli e madri travolte dalla guerra e incapaci di superare gli smarrimenti prodotti da quell'evento traumatico.