L'obiettivo di questa dissertazione è analizzare il coinvolgimento di non-doppiatori, comunemente definiti talent, nelle versioni italiane dei film d'animazione, con particolare attenzione ai prodotti Disney. Per capire meglio questo fenomeno si è deciso di partire con lo studio del voice acting, per poi esplorare il panorama del doppiaggio d'animazione italiano e infine concludere con l'avvento dei non professionisti, in America come in Italia, mettendo in luce le eventuali differenze. L'introduzione sul voice acting è utile per contestualizzare il fenomeno. Dopo una spiegazione tecnica e una breve parentesi storica, si analizzano le componenti stilistiche attraverso tre punti di vista: la differenza fra animazione tradizionale e animazione digitale; le tecniche utilizzate nel caso di prodotti di importazione, come ad esempio l'animazione giapponese; lo studio di alcuni metodi recitativi come il metodo Laban, che si basa sul rapporto fra movimenti del corpo ed emozione, che emerge poi attraverso la parola. In questa fase vengono citati i due voice actor più famosi, Mel Blanc, definito “the Man of a Thousand Voices”, voce storica di quasi tutti i personaggi di Looney Tunes e Merrie Melodies, e Don LaFontaine, voce di trailer di film e videogiochi e di spot televisivi. Nella fase successiva della dissertazione, che prende in considerazione l'animazione Disney, si analizzano le scelte delle voci originali dei personaggi, presentando alcuni esempi dai film precedenti agli anni Novanta. L'obiettivo è capire con quali criteri vengono scelti i voice actor in modo da identificare anche le linee guida che le versioni internazionali dovranno poi seguire con attenzione. A questo punto si apre una parentesi riguardante proprio la distribuzione all'estero dei film Disney, in modo da poter eventualmente proporre un confronto fra le diverse versioni doppiate. Un esempio perfetto può essere rappresentato dal film Gli Aristogatti (1970), che presenta delle scelte di adattamento molto interessanti e che differiscono da un paese all'altro, con l'obiettivo di raggiungere un pubblico più vasto. Infine si propone un viaggio fra le grandi voci del doppiaggio italiano che sono state coinvolte nelle versioni italiane dei Classici Disney fino ai primi anni Novanta. A questo punto si introduce il tema dei non professionisti e del loro “avvento” nel mondo del voice acting e, di conseguenza, in quello del doppiaggio italiano. Partendo con l'analisi dei primi casi degli anni Novanta, fra cui viene citato il Genio della Lampada nel classico Aladdin del 1992, si prosegue con il coinvolgimento delle star nel cinema d'animazione digitale, con esempi presi da Pixar e DreamWorks Animation. Questo fenomeno, infatti, è strettamente legato all'avvento del digitale. Successivamente si prende in considerazione la percezione che gli artisti del settore hanno riguardo l'intrusione di queste figure nel loro ambito lavorativo. Nella parte conclusiva, si esplora in maniera più approfondita il doppiaggio italiano e il coinvolgimento dei talent nel cinema d'animazione, portando qualche esempio tratto da diverse case di produzione per poi concentrarsi invece sui casi Disney. In questa sede si propongono delle analisi di diversi film doppiati da talent, mettendo in luce sia i lati positivi sia quelli negativi. L'obiettivo finale è quello di evidenziare le problematiche di queste scelte, per lo più derivate da motivi commerciali, e il forte impatto che hanno sulla qualità finale
Voci animate. I talent fra doppiaggio e voice acting
CALVARUSO, ENRICA
2019/2020
Abstract
L'obiettivo di questa dissertazione è analizzare il coinvolgimento di non-doppiatori, comunemente definiti talent, nelle versioni italiane dei film d'animazione, con particolare attenzione ai prodotti Disney. Per capire meglio questo fenomeno si è deciso di partire con lo studio del voice acting, per poi esplorare il panorama del doppiaggio d'animazione italiano e infine concludere con l'avvento dei non professionisti, in America come in Italia, mettendo in luce le eventuali differenze. L'introduzione sul voice acting è utile per contestualizzare il fenomeno. Dopo una spiegazione tecnica e una breve parentesi storica, si analizzano le componenti stilistiche attraverso tre punti di vista: la differenza fra animazione tradizionale e animazione digitale; le tecniche utilizzate nel caso di prodotti di importazione, come ad esempio l'animazione giapponese; lo studio di alcuni metodi recitativi come il metodo Laban, che si basa sul rapporto fra movimenti del corpo ed emozione, che emerge poi attraverso la parola. In questa fase vengono citati i due voice actor più famosi, Mel Blanc, definito “the Man of a Thousand Voices”, voce storica di quasi tutti i personaggi di Looney Tunes e Merrie Melodies, e Don LaFontaine, voce di trailer di film e videogiochi e di spot televisivi. Nella fase successiva della dissertazione, che prende in considerazione l'animazione Disney, si analizzano le scelte delle voci originali dei personaggi, presentando alcuni esempi dai film precedenti agli anni Novanta. L'obiettivo è capire con quali criteri vengono scelti i voice actor in modo da identificare anche le linee guida che le versioni internazionali dovranno poi seguire con attenzione. A questo punto si apre una parentesi riguardante proprio la distribuzione all'estero dei film Disney, in modo da poter eventualmente proporre un confronto fra le diverse versioni doppiate. Un esempio perfetto può essere rappresentato dal film Gli Aristogatti (1970), che presenta delle scelte di adattamento molto interessanti e che differiscono da un paese all'altro, con l'obiettivo di raggiungere un pubblico più vasto. Infine si propone un viaggio fra le grandi voci del doppiaggio italiano che sono state coinvolte nelle versioni italiane dei Classici Disney fino ai primi anni Novanta. A questo punto si introduce il tema dei non professionisti e del loro “avvento” nel mondo del voice acting e, di conseguenza, in quello del doppiaggio italiano. Partendo con l'analisi dei primi casi degli anni Novanta, fra cui viene citato il Genio della Lampada nel classico Aladdin del 1992, si prosegue con il coinvolgimento delle star nel cinema d'animazione digitale, con esempi presi da Pixar e DreamWorks Animation. Questo fenomeno, infatti, è strettamente legato all'avvento del digitale. Successivamente si prende in considerazione la percezione che gli artisti del settore hanno riguardo l'intrusione di queste figure nel loro ambito lavorativo. Nella parte conclusiva, si esplora in maniera più approfondita il doppiaggio italiano e il coinvolgimento dei talent nel cinema d'animazione, portando qualche esempio tratto da diverse case di produzione per poi concentrarsi invece sui casi Disney. In questa sede si propongono delle analisi di diversi film doppiati da talent, mettendo in luce sia i lati positivi sia quelli negativi. L'obiettivo finale è quello di evidenziare le problematiche di queste scelte, per lo più derivate da motivi commerciali, e il forte impatto che hanno sulla qualità finaleFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/124339