Negli ultimi due decenni, grazie allo sviluppo riportato nell'ambito dell'immunoistochimica e della microscopia, si è mostrata la possibilità di eseguire studi riguardanti la presenza della neurogenesi in modelli di mammiferi, come per esempio i roditori e sull'uomo tramite l'analisi di encefali post-mortem. Gli studi effettuati si sono incentrati prevalentemente nella regione dell'ippocampo, situato in profondità del lobo frontale, dove la neurogenesi potrebbe avere un ruolo fondamentale nella funzionalità del sistema limbico, nella memoria e nel comportamento dell'individuo. Altri studi sono stati effettuati anche a livello della zona sub-ventricolare, del bulbo olfattivo, della neocorteccia e del corpo striato. Nel modello dei roditori sono stati ottenuti risultati positivi che mettono chiaramente in evidenza che vi è la formazione di nuove cellule nervose. In particolare è stato identificato un periodo, corrispondente alla fase della prima infanzia, in cui si evidenzia un picco nella neurogenesi, i cui livelli andranno a diminuire vertiginosamente durante la pubertà, per poi raggiungere una fase plateau mantenuta per il resto della vita dell'individuo. Tramite analisi comparate è stato possibile notare come la curva neurogenica segua lo stesso andamento nei roditori, nei primati e nell'uomo. Diversi sono i fattori che influenzano significativamente la neurogenesi e tra questi vi è per esempio l'attività fisica, che è in grado di apportare migliorie alla proliferazione e/o alla sopravvivenza neuronale. Sull'uomo sono state effettuate analisi come la datazione tramite il 14C e analisi immunoistochimiche tramite l'uso di doublecortina e PSA-NCAM, le quali hanno portato risultati positivi alla presenza di neurogenesi adulta. Dato che l'utilizzo di queste tecniche d'indagine non è sufficientemente specifico da rendere i risultati ottenuti certi, il dibattito all'interno della comunità scientifica è ancora aperto. Nonostante l'incertezza dei dati ottenuti nell'uomo e l'impossibilità di lavorare su modelli in vivo, è stato ipotizzato un coinvolgimento della neurogenesi in malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, o nell'epilessia del lobo temporale mediale, ma anche nella malattia di Huntington e nel disordine depressivo maggiore. È quindi fondamentale approfondire la ricerca sia della neurogenesi adulta che delle tecniche d'indagine necessarie per il suo studio. Nuovi risultati potrebbero servire per la comprensione e per la scoperta di una potenziale cura in numerose patologie.
La Neurogenesi adulta: il modello dei roditori, il dibattito aperto nell'uomo e le patologie ad essa correlate.
CALIA, EMANUELE
2019/2020
Abstract
Negli ultimi due decenni, grazie allo sviluppo riportato nell'ambito dell'immunoistochimica e della microscopia, si è mostrata la possibilità di eseguire studi riguardanti la presenza della neurogenesi in modelli di mammiferi, come per esempio i roditori e sull'uomo tramite l'analisi di encefali post-mortem. Gli studi effettuati si sono incentrati prevalentemente nella regione dell'ippocampo, situato in profondità del lobo frontale, dove la neurogenesi potrebbe avere un ruolo fondamentale nella funzionalità del sistema limbico, nella memoria e nel comportamento dell'individuo. Altri studi sono stati effettuati anche a livello della zona sub-ventricolare, del bulbo olfattivo, della neocorteccia e del corpo striato. Nel modello dei roditori sono stati ottenuti risultati positivi che mettono chiaramente in evidenza che vi è la formazione di nuove cellule nervose. In particolare è stato identificato un periodo, corrispondente alla fase della prima infanzia, in cui si evidenzia un picco nella neurogenesi, i cui livelli andranno a diminuire vertiginosamente durante la pubertà, per poi raggiungere una fase plateau mantenuta per il resto della vita dell'individuo. Tramite analisi comparate è stato possibile notare come la curva neurogenica segua lo stesso andamento nei roditori, nei primati e nell'uomo. Diversi sono i fattori che influenzano significativamente la neurogenesi e tra questi vi è per esempio l'attività fisica, che è in grado di apportare migliorie alla proliferazione e/o alla sopravvivenza neuronale. Sull'uomo sono state effettuate analisi come la datazione tramite il 14C e analisi immunoistochimiche tramite l'uso di doublecortina e PSA-NCAM, le quali hanno portato risultati positivi alla presenza di neurogenesi adulta. Dato che l'utilizzo di queste tecniche d'indagine non è sufficientemente specifico da rendere i risultati ottenuti certi, il dibattito all'interno della comunità scientifica è ancora aperto. Nonostante l'incertezza dei dati ottenuti nell'uomo e l'impossibilità di lavorare su modelli in vivo, è stato ipotizzato un coinvolgimento della neurogenesi in malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, o nell'epilessia del lobo temporale mediale, ma anche nella malattia di Huntington e nel disordine depressivo maggiore. È quindi fondamentale approfondire la ricerca sia della neurogenesi adulta che delle tecniche d'indagine necessarie per il suo studio. Nuovi risultati potrebbero servire per la comprensione e per la scoperta di una potenziale cura in numerose patologie.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/124259