L'obiettivo che mi sono prefissata e che cercherò di analizzare in questo scritto riguarda l'oscillazione dell'uso in funzione di soggetto tra le forme toniche tradizionali egli, ella, essi e le forme etimologicamente oblique lui, lei, loro, che stanno prendendo il sopravvento in tutte le funzioni sintattiche. Nella prima parte della tesi si dà una definizione dei pronomi e se ne descrive la funzione dal punto di vista dei grammatici cinquecenteschi e delle grammatiche scientifiche moderne. In primo piano sono i pronomi personali e il loro uso nell'italiano contemporaneo, in particolare delle terze persone singolari e plurali. Nella seconda parte per analizzare l'alternanza tra egli e lui, partirò da un quadro generale più ampio: l'espressione del pronome soggetto nei secoli, dalle Origini ai tempi moderni. Si tratterà di scardinare l'idea che il sistema pronominale fosse così com'è oggi e com'è stato formalizzato nei trattati grammaticali del Cinquecento: egli, ella, essi pronomi soggetto e lui, lei, loro pronomi obliqui, cioè usabili in tutti gli altri casi. Non li usavano così i parlanti e talvolta nemmeno gli scrittori: infatti, lui, lei, loro sono usati come soggetto già a partire dal Trecento, fino ad arrivare ad Alessandro Manzoni che vi ricorse con abbondanza nella seconda edizione de I promessi sposi nel tentativo sistematico di ridurre l'uso di egli. Fu Pietro Bembo a proporre una prima regolarizzazione della questione, condannando appunto l'uso delle forme oblique in funzione di soggetto; alla sua posizione si sono adeguati diversi grammatici dell'epoca. Un impianto del genere sarebbe potuto sopravvivere solo in uno stato di perfetto isolamento e immobilità, mentre come sappiamo le lingue sono sempre in continua evoluzione e non si possono ibernare. Se le cose stessero davvero come prescriveva Bembo egli che deriva dal nominativo latino ILLE andrebbe usato sempre come soggetto e lui, che a sua volta deriva dall'accusativo latino ILLUM rifatto in *ILLUI sul modello del dativo ILLI, dovrebbe essere usato per tutti gli altri casi e egli non avrebbe di che preoccuparsi: invece egli ha bisogno di farsi sostituire da lui in certe circostanze perché, come il dimostrativo latino ille ha visto deteriorarsi il suo valore deittico nel diventare un semplice pronome personale, così egli continua nella stessa strada d'indebolimento semantico e ha di fatto a sua volta perso la possibilità d'essere usato in funzione deittica. Ad esempio, mai a nessuno verrebbe in mente di dire è stato egli o ella è migliore di te. Per spiegarlo con le parole di Francesco Sabatini (2011), «in queste posizioni e funzioni il soggetto viene ad assumere quasi il ruolo di oggetto: il verbo esprime già l'idea di un evento che si verifica, e poi l'elemento nominale indica su chi o su che cosa va proiettata quell'informazione». Questi non sono solo errori, ma sono ormai in italiano contemporaneo vere e proprie frasi agrammaticali che qualsiasi parlante nativo saprebbe riconoscere come scorrette. Il risultato è che lui, sempre usato in tutte le funzioni del parlato, ha ricominciato a comparire anche nello scritto meno incolto dal Sette-Ottocento in avanti, fino a occupare oggi quasi tutto il posto un tempo riservato ad egli. L'oscillazione tra le due forme attraversa tutta la storia della lingua italiana, ed è proprio per questo motivo che nella terza parte ci si concentra sul dibattito che per secoli ha diviso i grammatici e influenzato la pratica degli autori. Come

Egli / lui soggetto. La posizione delle grammatiche: qualche sondaggio.

SOLA, GIULIA
2019/2020

Abstract

L'obiettivo che mi sono prefissata e che cercherò di analizzare in questo scritto riguarda l'oscillazione dell'uso in funzione di soggetto tra le forme toniche tradizionali egli, ella, essi e le forme etimologicamente oblique lui, lei, loro, che stanno prendendo il sopravvento in tutte le funzioni sintattiche. Nella prima parte della tesi si dà una definizione dei pronomi e se ne descrive la funzione dal punto di vista dei grammatici cinquecenteschi e delle grammatiche scientifiche moderne. In primo piano sono i pronomi personali e il loro uso nell'italiano contemporaneo, in particolare delle terze persone singolari e plurali. Nella seconda parte per analizzare l'alternanza tra egli e lui, partirò da un quadro generale più ampio: l'espressione del pronome soggetto nei secoli, dalle Origini ai tempi moderni. Si tratterà di scardinare l'idea che il sistema pronominale fosse così com'è oggi e com'è stato formalizzato nei trattati grammaticali del Cinquecento: egli, ella, essi pronomi soggetto e lui, lei, loro pronomi obliqui, cioè usabili in tutti gli altri casi. Non li usavano così i parlanti e talvolta nemmeno gli scrittori: infatti, lui, lei, loro sono usati come soggetto già a partire dal Trecento, fino ad arrivare ad Alessandro Manzoni che vi ricorse con abbondanza nella seconda edizione de I promessi sposi nel tentativo sistematico di ridurre l'uso di egli. Fu Pietro Bembo a proporre una prima regolarizzazione della questione, condannando appunto l'uso delle forme oblique in funzione di soggetto; alla sua posizione si sono adeguati diversi grammatici dell'epoca. Un impianto del genere sarebbe potuto sopravvivere solo in uno stato di perfetto isolamento e immobilità, mentre come sappiamo le lingue sono sempre in continua evoluzione e non si possono ibernare. Se le cose stessero davvero come prescriveva Bembo egli che deriva dal nominativo latino ILLE andrebbe usato sempre come soggetto e lui, che a sua volta deriva dall'accusativo latino ILLUM rifatto in *ILLUI sul modello del dativo ILLI, dovrebbe essere usato per tutti gli altri casi e egli non avrebbe di che preoccuparsi: invece egli ha bisogno di farsi sostituire da lui in certe circostanze perché, come il dimostrativo latino ille ha visto deteriorarsi il suo valore deittico nel diventare un semplice pronome personale, così egli continua nella stessa strada d'indebolimento semantico e ha di fatto a sua volta perso la possibilità d'essere usato in funzione deittica. Ad esempio, mai a nessuno verrebbe in mente di dire è stato egli o ella è migliore di te. Per spiegarlo con le parole di Francesco Sabatini (2011), «in queste posizioni e funzioni il soggetto viene ad assumere quasi il ruolo di oggetto: il verbo esprime già l'idea di un evento che si verifica, e poi l'elemento nominale indica su chi o su che cosa va proiettata quell'informazione». Questi non sono solo errori, ma sono ormai in italiano contemporaneo vere e proprie frasi agrammaticali che qualsiasi parlante nativo saprebbe riconoscere come scorrette. Il risultato è che lui, sempre usato in tutte le funzioni del parlato, ha ricominciato a comparire anche nello scritto meno incolto dal Sette-Ottocento in avanti, fino a occupare oggi quasi tutto il posto un tempo riservato ad egli. L'oscillazione tra le due forme attraversa tutta la storia della lingua italiana, ed è proprio per questo motivo che nella terza parte ci si concentra sul dibattito che per secoli ha diviso i grammatici e influenzato la pratica degli autori. Come
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/124106