The aim of this work is to give the disabled person, specifically those who are deaf, a social revaluation, so that they can be perceived as users and not as patients: in a word, citizens, who fully participate in social life. I would like to reject the idea that a body that is not "perfect" for society must have less value, relegating its identity to being fragile and incomplete. Therefore, this thesis presents two approaches that families with deaf children are called to address. On the one hand we have the medical choice, which translates into a complex operation, with the aim of providing the patient with hearing and educating him through the support of experts, such as psychologists and speech therapists, to the oralist method. The aim is to normalize the child, teaching him to read and write like the others. On the other hand, I analyse the fundamentalist choice, which rests on the recent studies promoted by the Disability Studies. This point of view offers us a new vision of disability, showing how the "problem" is not the disability itself, but the way in which it is continually perceived and built on a social level. The outcome of this choice could be translated into an inclusion within a very cohesive community, determined to carry on its values. The development of a common deaf identity, in fact, was born precisely as a result of a process of social and political claim due to the cultural awareness, in which the identity element was made deficit. However, my intention will not be to value one thesis and/or discredit the other, but I would like to examine them thoroughly and then propose a reflection on the relationship between deafness and identity.
L'obiettivo di questo lavoro consiste nel conferire alla persona disabile, nello specifico a coloro i quali sono affetti da sordità, una rivalutazione sociale, affinché possano essere percepiti come utenti e non come pazienti: in una parola, cittadini, che partecipano pienamente alla vita sociale. Vorrei rigettare l'idea secondo cui un corpo non “perfetto” per la società debba avere meno valore, relegandone l'identità all'essere fragile e incompleto. Pertanto, questa tesi presenta due approcci che, le famiglie con bambini sordi, sono chiamate ad affrontare. Da una parte abbiamo la scelta medica, che si traduce in una operazione complessa, con l'obiettivo di fornire al paziente l'udito e di educarlo tramite l'appoggio di esperti, come psicologi e logopedisti, al metodo oralista. Il fine è quello di normalizzare il bambino, insegnandogli a leggere e a scrivere al pari degli altri. Dall'altra parte analizzo la scelta integralista, che poggia sui recenti studi promossi dai Disability Studies. Questo punto di vista ci offre una nuova visione della disabilità, mostrando come il “problema” non sia la disabilità in sé, ma il modo in cui questa venga continuamente percepita e costruita a livello sociale. L'esito di questa scelta si potrebbe tradurre in un'inclusione all'interno di una comunità molto coesa, determinata a portare avanti i propri valori. Lo sviluppo di una comune identità sorda, infatti, è nata proprio come conseguenza di un processo di rivendicazione sociale e politica dovuta alla presa di coscienza culturale, in cui si è fatto del deficit l'elemento identitario. Tuttavia, il mio intento non sarà quello di dare valore ad una tesi e/o screditarne l'altra, ma vorrei esaminarle a fondo per poi proporre una riflessione sul rapporto tra sordità e identità.
LO SVILUPPO DELL'IDENTITA' SORDA: UN CONFRONTO TRA LA SCELTA INTEGRALISTA E L'APPROCCIO MEDICO
GALLO, PAOLA
2019/2020
Abstract
L'obiettivo di questo lavoro consiste nel conferire alla persona disabile, nello specifico a coloro i quali sono affetti da sordità, una rivalutazione sociale, affinché possano essere percepiti come utenti e non come pazienti: in una parola, cittadini, che partecipano pienamente alla vita sociale. Vorrei rigettare l'idea secondo cui un corpo non “perfetto” per la società debba avere meno valore, relegandone l'identità all'essere fragile e incompleto. Pertanto, questa tesi presenta due approcci che, le famiglie con bambini sordi, sono chiamate ad affrontare. Da una parte abbiamo la scelta medica, che si traduce in una operazione complessa, con l'obiettivo di fornire al paziente l'udito e di educarlo tramite l'appoggio di esperti, come psicologi e logopedisti, al metodo oralista. Il fine è quello di normalizzare il bambino, insegnandogli a leggere e a scrivere al pari degli altri. Dall'altra parte analizzo la scelta integralista, che poggia sui recenti studi promossi dai Disability Studies. Questo punto di vista ci offre una nuova visione della disabilità, mostrando come il “problema” non sia la disabilità in sé, ma il modo in cui questa venga continuamente percepita e costruita a livello sociale. L'esito di questa scelta si potrebbe tradurre in un'inclusione all'interno di una comunità molto coesa, determinata a portare avanti i propri valori. Lo sviluppo di una comune identità sorda, infatti, è nata proprio come conseguenza di un processo di rivendicazione sociale e politica dovuta alla presa di coscienza culturale, in cui si è fatto del deficit l'elemento identitario. Tuttavia, il mio intento non sarà quello di dare valore ad una tesi e/o screditarne l'altra, ma vorrei esaminarle a fondo per poi proporre una riflessione sul rapporto tra sordità e identità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/123287