La tesi è di taglio storico, e intende raccontare come il fascismo tentò di porre un rimedio al problema mafioso in Sicilia, facendone soprattutto una questione propagandistica. Dopo la visita in Sicilia del Duce, il primo governo fascista capisce l'importanza di curarsi della situazione, e di portare ordine, con lo scopo di affermare la sua autorità anche nelle zone periferiche, dove il fascismo come movimento attecchisce con qualche difficoltà. La tesi affronta le vicende del prefetto Mori, inviato a Palermo con poteri speciali, per analizzarne i metodi e la loro efficacia. Il racconto dei quattro anni di prefettura Mori si basa su una duplice prospettiva: da un lato vi è la cronaca delle vicende isolane, con il prefetto coinvolto nella lotta, e dall'altro si cerca di descrivere come reagisce la politica di Roma alle varie mosse del prefetto. La tesi propone come primo capitolo una descrizione della Sicilia prima dell'invio di Mori, dove si affrontano i principali problemi legati alla questione meridionale, e alle infiltrazioni mafiose nella vecchia classe politica. Il secondo capitolo comprende una breve biografia del prefetto, dalla quale si può facilmente inquadrare la sua personalità. Sempre nel secondo capitolo sono poi raccontati gli anni caldi della lotta alla mafia, con le retate più celebri. Il terzo capitolo affronta il passaggio dalla guerra alla "bassa mafia", alla guerra agli esponenti di rilievo, in particolare Alfredo Cucco e Antonio Di Giorgio. Questo capitolo è quello politicamente più significativo, perché illustra come il potere mafioso sia ormai penetrato nel fascismo, e quindi di come Mori sarà allontanato per evitare ulteriori scandali nel PNF. Le conclusioni cercano poi ulteriori riflessioni, su come anche un potere autoritario come quello fascista, nei fatti non sia in grado di risolvere il problema.

Tra mafia e fascismo: il prefetto Mori

DONATO, GIULIO
2020/2021

Abstract

La tesi è di taglio storico, e intende raccontare come il fascismo tentò di porre un rimedio al problema mafioso in Sicilia, facendone soprattutto una questione propagandistica. Dopo la visita in Sicilia del Duce, il primo governo fascista capisce l'importanza di curarsi della situazione, e di portare ordine, con lo scopo di affermare la sua autorità anche nelle zone periferiche, dove il fascismo come movimento attecchisce con qualche difficoltà. La tesi affronta le vicende del prefetto Mori, inviato a Palermo con poteri speciali, per analizzarne i metodi e la loro efficacia. Il racconto dei quattro anni di prefettura Mori si basa su una duplice prospettiva: da un lato vi è la cronaca delle vicende isolane, con il prefetto coinvolto nella lotta, e dall'altro si cerca di descrivere come reagisce la politica di Roma alle varie mosse del prefetto. La tesi propone come primo capitolo una descrizione della Sicilia prima dell'invio di Mori, dove si affrontano i principali problemi legati alla questione meridionale, e alle infiltrazioni mafiose nella vecchia classe politica. Il secondo capitolo comprende una breve biografia del prefetto, dalla quale si può facilmente inquadrare la sua personalità. Sempre nel secondo capitolo sono poi raccontati gli anni caldi della lotta alla mafia, con le retate più celebri. Il terzo capitolo affronta il passaggio dalla guerra alla "bassa mafia", alla guerra agli esponenti di rilievo, in particolare Alfredo Cucco e Antonio Di Giorgio. Questo capitolo è quello politicamente più significativo, perché illustra come il potere mafioso sia ormai penetrato nel fascismo, e quindi di come Mori sarà allontanato per evitare ulteriori scandali nel PNF. Le conclusioni cercano poi ulteriori riflessioni, su come anche un potere autoritario come quello fascista, nei fatti non sia in grado di risolvere il problema.
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