Ho già descritto le difficoltà e le perplessità degli storici nel ricostruire l'origine dell'oplitismo e della falange oplitica; tuttavia è necessario ammettere la costante presenza di fanteria pesante sui campi di battaglia ellenici dal periodo miceneo fino alla disgregazione del dominio macedone. L'origine dell'oplita è probabilmente aristocratica, legata allo sviluppo delle prime tirannidi a fine VIII secolo. Questo soldato pesantemente armato sarebbe stato dunque un privilegiato all'interno della comunità per tutto il corso della sua storia poiché in epoca arcaica probabilmente solo il 10 % della popolazione maschile poteva permettersi un'armatura, mentre in epoca classica circa il 30-40 %, ma comunque meno della metà dei cittadini liberi di sesso maschile . Ovviamente la parte fondamentale dell'armatura dell'oplita era lo scudo (hoplon) dal quale deriva il termine stesso (anche se in realtà un altro termine per scudo è aspis); questo oggetto, in origine era di grandi dimensioni tanto da coprire buona parte del corpo del soldato che lo impugnava. Esso era fatto di legno e rivestito da uno strato di bronzo; e aveva una doppia impugnatura in modo tale che potesse essere tenuto in mano dal soldato per molte ore nonostante il peso . La storiografia greca attribuisce un'importanza vitale allo scudo tanto da farne diventare la componente fondamentale dell'attrezzatura dell'oplita molto più delle armi di offesa poiché esso serviva per proteggere l'uomo alla propria sinistra e non se stessi; un esempio dell'importanza dello scudo lo racconta Diodoro Siculo, sostenendo che il generale tebano Epaminonda dopo essere stato gravemente ferito e mentre veniva accompagnato lontano dal campo di battaglia chiese ad un suo soldato di recuperare il suo scudo affinché non venisse disonorato per averlo perso . L'armatura, che era sempre a carico dell'oplita, così come le armi , era fatta in bronzo o in cuoio o in una combinazione di entrambi a seconda delle esigenze di maggior mobilità e maggior protezione dell'oplita. La corazza che proteggeva il busto se fatta con due lamine di bronzo unite insieme da lacci era molto pesante e gravosa da portare, veniva quindi spesso applicata solo la parte anteriore per proteggere solo il petto e la schiena era rivestita da un supporto in cuoio. Lo stesso problema lo avevano gli elmi in bronzo, che venivano quindi sostituiti da protezioni per la testa in feltro, più pratiche e leggere. A volte venivano impiegate protezioni aggiuntive come schinieri o gambali e bracciali, sempre in cuoio o in bronzo; tuttavia non era facile sopportare un peso di circa 30 kg per molto tempo, perciò la cosiddetta panoplia completa non venne in realtà utilizzata in molte battaglie e soprattutto non da molti opliti. L'arma offensiva principale era invece la lancia, lunga circa 2 metri e fatta principalmente in legno, con una punta di 25-30 cm in bronzo e con una piccola punta anche all'estremità inferiore in bronzo detta 'ammazza-lucertole', utile per appoggiarsi durante un cammino impervio più che per finire i nemici agonizzanti. Le lance degli opliti pesavano circa 2 kg, mentre quelle della falange macedone, lunghe circa 5 metri arrivavano a pesare anche 6 kg. Un'altra arma utilizzata dagli opliti era lo xyphos, una spada di circa 50-60 cm impiegata raramente dal soldato se non in condizioni disperate come ad esempio il ritrovarsi fuori dalla falange oppure l'aver perso la lancia. Venivano utilizzati anche dei pugnali soprattutto nell'esercito spartano. È bene ricordare, tuttavia, che l'uso di spade e pugnali così come archi, frecce e fionde era perlopiù riservato ai combattenti non opliti .

L'oplitismo: diffusione, sviluppo e declino di un modello di valori

DE VITA, GIORGIO
2019/2020

Abstract

Ho già descritto le difficoltà e le perplessità degli storici nel ricostruire l'origine dell'oplitismo e della falange oplitica; tuttavia è necessario ammettere la costante presenza di fanteria pesante sui campi di battaglia ellenici dal periodo miceneo fino alla disgregazione del dominio macedone. L'origine dell'oplita è probabilmente aristocratica, legata allo sviluppo delle prime tirannidi a fine VIII secolo. Questo soldato pesantemente armato sarebbe stato dunque un privilegiato all'interno della comunità per tutto il corso della sua storia poiché in epoca arcaica probabilmente solo il 10 % della popolazione maschile poteva permettersi un'armatura, mentre in epoca classica circa il 30-40 %, ma comunque meno della metà dei cittadini liberi di sesso maschile . Ovviamente la parte fondamentale dell'armatura dell'oplita era lo scudo (hoplon) dal quale deriva il termine stesso (anche se in realtà un altro termine per scudo è aspis); questo oggetto, in origine era di grandi dimensioni tanto da coprire buona parte del corpo del soldato che lo impugnava. Esso era fatto di legno e rivestito da uno strato di bronzo; e aveva una doppia impugnatura in modo tale che potesse essere tenuto in mano dal soldato per molte ore nonostante il peso . La storiografia greca attribuisce un'importanza vitale allo scudo tanto da farne diventare la componente fondamentale dell'attrezzatura dell'oplita molto più delle armi di offesa poiché esso serviva per proteggere l'uomo alla propria sinistra e non se stessi; un esempio dell'importanza dello scudo lo racconta Diodoro Siculo, sostenendo che il generale tebano Epaminonda dopo essere stato gravemente ferito e mentre veniva accompagnato lontano dal campo di battaglia chiese ad un suo soldato di recuperare il suo scudo affinché non venisse disonorato per averlo perso . L'armatura, che era sempre a carico dell'oplita, così come le armi , era fatta in bronzo o in cuoio o in una combinazione di entrambi a seconda delle esigenze di maggior mobilità e maggior protezione dell'oplita. La corazza che proteggeva il busto se fatta con due lamine di bronzo unite insieme da lacci era molto pesante e gravosa da portare, veniva quindi spesso applicata solo la parte anteriore per proteggere solo il petto e la schiena era rivestita da un supporto in cuoio. Lo stesso problema lo avevano gli elmi in bronzo, che venivano quindi sostituiti da protezioni per la testa in feltro, più pratiche e leggere. A volte venivano impiegate protezioni aggiuntive come schinieri o gambali e bracciali, sempre in cuoio o in bronzo; tuttavia non era facile sopportare un peso di circa 30 kg per molto tempo, perciò la cosiddetta panoplia completa non venne in realtà utilizzata in molte battaglie e soprattutto non da molti opliti. L'arma offensiva principale era invece la lancia, lunga circa 2 metri e fatta principalmente in legno, con una punta di 25-30 cm in bronzo e con una piccola punta anche all'estremità inferiore in bronzo detta 'ammazza-lucertole', utile per appoggiarsi durante un cammino impervio più che per finire i nemici agonizzanti. Le lance degli opliti pesavano circa 2 kg, mentre quelle della falange macedone, lunghe circa 5 metri arrivavano a pesare anche 6 kg. Un'altra arma utilizzata dagli opliti era lo xyphos, una spada di circa 50-60 cm impiegata raramente dal soldato se non in condizioni disperate come ad esempio il ritrovarsi fuori dalla falange oppure l'aver perso la lancia. Venivano utilizzati anche dei pugnali soprattutto nell'esercito spartano. È bene ricordare, tuttavia, che l'uso di spade e pugnali così come archi, frecce e fionde era perlopiù riservato ai combattenti non opliti .
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/123169