Abstract In questa tesi si intende affrontare il tema del consenso in epoca fascista, in particolare da parte della classe operaia, in modo critico, cioè cercando di capire se davvero c'era stato o quello che ci è giunto è ciò che il fascismo ha sempre dipinto di sé. Per fare ciò innanzitutto verrà data una collocazione storica del periodo preso in questione. In seguito verranno analizzate le varie strutture propagandistiche di cui si è servito il regime per cercare di aumentare il consenso ad esso da parte del popolo italiano, in particolare da parte della classe operaia: la stampa con le censure a seguito della riforma giornalistica del 1926, il cinema con l'istituto LUCE che era molto utile per creare consenso e per mostrare all'estero la vastità del regime fascista, gli slogan utilizzati dal Duce nei suoi discorsi e l'enfasi carismatica con il quale vennero pronunciati, la cultura che fu strumentalizzata per tutto questo periodo, la scuola che dopo la riforma Gentile diventò sempre più fascistizzata, le organizzazioni come il Dopolavoro e il ONB che serviranno al fascio per creare sempre più sostenitori soprattutto tra i giovani, sui quali puntava molto Mussolini per creare una nuova classe dirigenziale capace di sopravvivere anche dopo la sua morte e infine la politica estera, la quale a partire dalla fine della seconda metà degli anni Trenta assunse un sempre più elevato fine propagandistico in modo da creare una solida opinione pubblica favorevole alla conquista dell'Etiopia e all'entrata in guerra. In ultimo verrà preso in analisi il quotidiano ufficiale del sindacato del regime ¿Il Lavoro Fascista¿ valutando le argomentazioni che vennero utilizzate per cercare di aumentare il consenso nel mondo operaio.

Il consenso durante il fascismo

GIAVELLI, JOLANDA
2015/2016

Abstract

Abstract In questa tesi si intende affrontare il tema del consenso in epoca fascista, in particolare da parte della classe operaia, in modo critico, cioè cercando di capire se davvero c'era stato o quello che ci è giunto è ciò che il fascismo ha sempre dipinto di sé. Per fare ciò innanzitutto verrà data una collocazione storica del periodo preso in questione. In seguito verranno analizzate le varie strutture propagandistiche di cui si è servito il regime per cercare di aumentare il consenso ad esso da parte del popolo italiano, in particolare da parte della classe operaia: la stampa con le censure a seguito della riforma giornalistica del 1926, il cinema con l'istituto LUCE che era molto utile per creare consenso e per mostrare all'estero la vastità del regime fascista, gli slogan utilizzati dal Duce nei suoi discorsi e l'enfasi carismatica con il quale vennero pronunciati, la cultura che fu strumentalizzata per tutto questo periodo, la scuola che dopo la riforma Gentile diventò sempre più fascistizzata, le organizzazioni come il Dopolavoro e il ONB che serviranno al fascio per creare sempre più sostenitori soprattutto tra i giovani, sui quali puntava molto Mussolini per creare una nuova classe dirigenziale capace di sopravvivere anche dopo la sua morte e infine la politica estera, la quale a partire dalla fine della seconda metà degli anni Trenta assunse un sempre più elevato fine propagandistico in modo da creare una solida opinione pubblica favorevole alla conquista dell'Etiopia e all'entrata in guerra. In ultimo verrà preso in analisi il quotidiano ufficiale del sindacato del regime ¿Il Lavoro Fascista¿ valutando le argomentazioni che vennero utilizzate per cercare di aumentare il consenso nel mondo operaio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/122218