Nella prima parte della tesi presento i cosiddetti stadi della vita: estetico, etico e religioso. Le opere a cui attingo per considerare i passaggi da uno stadio all'altro sono Aut Aut e Timore e Tremore . Lo stadio estetico è incarnato dalla figura del seduttore la cui vita è incentrata sul godimento e sul desiderio. La figura che meglio rappresenta questo stadio è il Don Giovanni che non compie mai una scelta definitiva, che è sempre alla ricerca del nuovo e la cui filosofia è quella del carpe diem ma la cui consapevolezza della vanità di ogni cosa lo condurrà alla disperazione. Lo stadio etico è incarnato dal Consigliere di Stato Guglielmo, classico burocrate statale. L'uomo etico compie una scelta di cui è consapevole e che egli conferma in ogni momento della sua vita. Come l'esteta, anche l'uomo etico finisce per scomparire nella sua stessa dimensione e la crisi della propria esistenza scaturisce dalla consapevolezza che la propria finitezza rende insignificanti le sue scelte etiche. E' la propria inadeguatezza morale di fronte a Dio che lo spinge al pentimento. Attraverso quest'ultimo l'uomo etico esce dalla sfera etica per entrare in quella religiosa. Lo stadio religioso è incarnato dalla figura di Abramo, il Cavaliere della fede. La prova a cui viene sottoposto da Dio presuppone il sacrificio di Isacco, suo figlio. Abramo da un punto di vista etico è consapevole che il suo atto è immorale, assurdo ma nonostante tutto accetta il rischio e va contro l'eticità. Abramo è certo che sacrificherà suo figlio e al contempo che lo riavrà in virtù dell'Assurdo. Ecco il paradosso di cui parla Kierkegaard. Nella seconda parte della tesi analizzo l'opera di Kierkegaard che ha per titolo: Il Concetto dell'angoscia. L'angoscia viene associata ad una categoria ambigua della possibilità, interpretata come libertà o come caduta nel nulla. E' dalle vicende di Abramo e del suo peccato che affiora la bivalenza della possibilità. L'angoscia è costitutiva dall'esistenza umana poiché l'esistenza è legata a una categoria ambigua: la possibilità e come tale essa è legata alla paura di precipitare nel nulla. La dimensione esistenziale dell'uomo è quella dell' aut aut; non possiamo scegliere contemporaneamente due possibilità e la scelta di A comporta inevitabilmente la rinuncia di B. L'uomo è sempre chiamato a fare scelte, ma è l'impossibilità di afferrare possibilità infinite e la consapevolezza della propria finitezza a generare angoscia. In realtà la scelta implica la libertà di scegliere e la consapevolezza della propria morte. Nello stato di innocenza Kierkegaard parla dell'angoscia innocente come possibilità della libertà. Nella terza parte della tesi approfondisco un altro tema caro a Kierkegaard: il peccato. Solo l'uomo può angosciarsi. Solo attraverso l'angoscia della possibilità l'uomo è formato in modo da non doverla più provare. E' con l'aiuto della fede che l'angoscia può educare l'individuo a riposare nella Provvidenza. L'angoscia è determinata dalla coscienza che tutto è possibile, e perciò dall'ignoranza di ciò che succederà. La scelta diventa poi scelta esistenziale: o volere o non volere se stesso.
L'ANGOSCIA E IL PECCATO IN KIERKEGAARD
GIORDANA, EMANUELA
2011/2012
Abstract
Nella prima parte della tesi presento i cosiddetti stadi della vita: estetico, etico e religioso. Le opere a cui attingo per considerare i passaggi da uno stadio all'altro sono Aut Aut e Timore e Tremore . Lo stadio estetico è incarnato dalla figura del seduttore la cui vita è incentrata sul godimento e sul desiderio. La figura che meglio rappresenta questo stadio è il Don Giovanni che non compie mai una scelta definitiva, che è sempre alla ricerca del nuovo e la cui filosofia è quella del carpe diem ma la cui consapevolezza della vanità di ogni cosa lo condurrà alla disperazione. Lo stadio etico è incarnato dal Consigliere di Stato Guglielmo, classico burocrate statale. L'uomo etico compie una scelta di cui è consapevole e che egli conferma in ogni momento della sua vita. Come l'esteta, anche l'uomo etico finisce per scomparire nella sua stessa dimensione e la crisi della propria esistenza scaturisce dalla consapevolezza che la propria finitezza rende insignificanti le sue scelte etiche. E' la propria inadeguatezza morale di fronte a Dio che lo spinge al pentimento. Attraverso quest'ultimo l'uomo etico esce dalla sfera etica per entrare in quella religiosa. Lo stadio religioso è incarnato dalla figura di Abramo, il Cavaliere della fede. La prova a cui viene sottoposto da Dio presuppone il sacrificio di Isacco, suo figlio. Abramo da un punto di vista etico è consapevole che il suo atto è immorale, assurdo ma nonostante tutto accetta il rischio e va contro l'eticità. Abramo è certo che sacrificherà suo figlio e al contempo che lo riavrà in virtù dell'Assurdo. Ecco il paradosso di cui parla Kierkegaard. Nella seconda parte della tesi analizzo l'opera di Kierkegaard che ha per titolo: Il Concetto dell'angoscia. L'angoscia viene associata ad una categoria ambigua della possibilità, interpretata come libertà o come caduta nel nulla. E' dalle vicende di Abramo e del suo peccato che affiora la bivalenza della possibilità. L'angoscia è costitutiva dall'esistenza umana poiché l'esistenza è legata a una categoria ambigua: la possibilità e come tale essa è legata alla paura di precipitare nel nulla. La dimensione esistenziale dell'uomo è quella dell' aut aut; non possiamo scegliere contemporaneamente due possibilità e la scelta di A comporta inevitabilmente la rinuncia di B. L'uomo è sempre chiamato a fare scelte, ma è l'impossibilità di afferrare possibilità infinite e la consapevolezza della propria finitezza a generare angoscia. In realtà la scelta implica la libertà di scegliere e la consapevolezza della propria morte. Nello stato di innocenza Kierkegaard parla dell'angoscia innocente come possibilità della libertà. Nella terza parte della tesi approfondisco un altro tema caro a Kierkegaard: il peccato. Solo l'uomo può angosciarsi. Solo attraverso l'angoscia della possibilità l'uomo è formato in modo da non doverla più provare. E' con l'aiuto della fede che l'angoscia può educare l'individuo a riposare nella Provvidenza. L'angoscia è determinata dalla coscienza che tutto è possibile, e perciò dall'ignoranza di ciò che succederà. La scelta diventa poi scelta esistenziale: o volere o non volere se stesso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/121957