La tesi propone uno studio delle componenti culturali e letterarie di Big Fish, film del 2003 diretto da Tim Burton. L'analisi apre sul simbolo acquatico, leitmotiv che segna il percorso di crescita del protagonista Edward Bloom, nel quale è possibile scorgere numerose analogie col romanzo di formazione otto-novecentesco, oltre che col personaggio omerico Ulisse. Perfetta antitesi, rispetto alla vivacità e operosità del protagonista, è rappresentata dalla città di Spectre, statico e improduttivo locus amoenus, destinato a un'inevitabile decadenza. In secondo luogo viene argomentata la mancata accettazione del patto narrativo, centro del conflitto tra Bloom e suo figlio Will, considerati rispettivamente autore e lettore. L'evolversi del loro rapporto, delineante una parabola che ha inizio con l'infantile accettazione e trova il suo apice nella rottura, si conclude con l'accettazione del patto, e con esso della figura paterna. Si deduce come Big Fish, con la sua riflessione metalinguistica, rappresenti una vera e propria dichiarazione di poetica da parte di Burton. Infine, considerando Bloom come un qualsiasi autore letterario, sono prese in esame le maggiori influenze letterarie di cui è intrisa la sua produzione artistica. I suoi racconti affondano le radici nella tradizione del tall tale americano, presentano un universo femminile tipicamente burtoniano, che prende forma ora nella classica figura della donna angelo, ora nell'immagine della creatura sensibile e tendenzialmente gotica. In ultimo, immancabile nel cinema burtoniano, anche nelle storie di Bloom incontriamo i freaks, fenomeni da baraccone che dietro un aspetto deforme nascondono un animo gentile e sofferente.

Big Fish. Un'analisi del contesto culturale e letterario nell'opera di Tim Burton

TURTORA, ANNA
2015/2016

Abstract

La tesi propone uno studio delle componenti culturali e letterarie di Big Fish, film del 2003 diretto da Tim Burton. L'analisi apre sul simbolo acquatico, leitmotiv che segna il percorso di crescita del protagonista Edward Bloom, nel quale è possibile scorgere numerose analogie col romanzo di formazione otto-novecentesco, oltre che col personaggio omerico Ulisse. Perfetta antitesi, rispetto alla vivacità e operosità del protagonista, è rappresentata dalla città di Spectre, statico e improduttivo locus amoenus, destinato a un'inevitabile decadenza. In secondo luogo viene argomentata la mancata accettazione del patto narrativo, centro del conflitto tra Bloom e suo figlio Will, considerati rispettivamente autore e lettore. L'evolversi del loro rapporto, delineante una parabola che ha inizio con l'infantile accettazione e trova il suo apice nella rottura, si conclude con l'accettazione del patto, e con esso della figura paterna. Si deduce come Big Fish, con la sua riflessione metalinguistica, rappresenti una vera e propria dichiarazione di poetica da parte di Burton. Infine, considerando Bloom come un qualsiasi autore letterario, sono prese in esame le maggiori influenze letterarie di cui è intrisa la sua produzione artistica. I suoi racconti affondano le radici nella tradizione del tall tale americano, presentano un universo femminile tipicamente burtoniano, che prende forma ora nella classica figura della donna angelo, ora nell'immagine della creatura sensibile e tendenzialmente gotica. In ultimo, immancabile nel cinema burtoniano, anche nelle storie di Bloom incontriamo i freaks, fenomeni da baraccone che dietro un aspetto deforme nascondono un animo gentile e sofferente.
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