Disturbo depressivo e demenza tipo Alzheimer sono patologie psichiatriche che, seppur in modo diverso l'una dall'altra, invadono la vita del paziente in tutti i suoi aspetti. La prima logora il malato tramite sentimenti di autosvalutazione e di colpa, la seconda procede ineluttabilmente verso il declino delle abilità cognitive prima e di quelle fisiche dopo. Il caso di Matteo e Sofia Rossi in cui le due patologie si sono trovate l'una di fronte all'altra, incontrandosi ma soprattutto scontrandosi, ci ha immersi in una situazione assolutamente peculiare nel suo essere precaria ed esplosiva allo stesso tempo, anche considerando che i coniugi non sono solo malati psichici, ma presentano anche problemi sociali derivanti in particolar modo dal loro passato, comunque fortemente incidente ancora oggi. E' raro, a dir la verità, che in soggetti così detti grandi anziani i bisogni di tipo sanitario siano svincolati, o possano essere svincolati, da difficoltà quali l'isolamento e l'esclusione sociali. Per questa ragione nel progetto di intervento di cui al capitolo 6 di questo elaborato si è ipotizzata l'integrazione tra l'intervento proveniente dal sistema dei servizi sanitari e quello erogato dai servizi sociali, per altro realizzando la presa in carico globale della famiglia-utente tramite l'erogazione di risposte differenziate. Nello stesso progetto emerge anche l'importanza del ruolo occupato dagli enti del terzo settore e dalla comunità d'appartenenza. Ad oggi, data la scarsità di risorse umane e finanziare di cui dispongo le pubbliche istituzioni e i vincoli a cui le stesse devono sottostare, si è palesata la necessità di poter contare, per l'erogazione dei servizi, su enti del terzo settore e di volontariato attivi e rispondenti ai bisogni della realtà locale, in grado di colmare i vuoti che il Welfare State lascia dietro di sé. L'Associazione Bellavista Viva e l'assistente sociale di quartiere (ruolo sperimentato durante il Tirocinio II e reso reale in questa dissertazione) sono state figure cruciali della rete dei servizi presenti sul territorio, mediando i rapporti conflittuali tra la coppia e i figli e tra la prima e la comunità d'appartenenza, promuovendo la cultura della sussidiarietà e della solidarietà alla base della costruzione di una rete di Welfare di prossimità, monitorando costantemente la stabilità o l'evoluzione delle condizioni socio-abitative precarie, instaurando una collaborazione diretta con il medico di medicina generale che ha in cura i coniugi potendo contare sulla relazione privilegiata con questi venuta ad instaurarsi, realizzando in questo modo il sostegno alla domiciliarità per Matteo e Sofia Rossi posticipando un eventuale/futuro collocamento all'interno di una struttura protetta.
Il ruolo della comunità nell'assistenza domiciliare: intervento di cura in quadri psicopatologici
LIMONGELLI, CHIARA
2015/2016
Abstract
Disturbo depressivo e demenza tipo Alzheimer sono patologie psichiatriche che, seppur in modo diverso l'una dall'altra, invadono la vita del paziente in tutti i suoi aspetti. La prima logora il malato tramite sentimenti di autosvalutazione e di colpa, la seconda procede ineluttabilmente verso il declino delle abilità cognitive prima e di quelle fisiche dopo. Il caso di Matteo e Sofia Rossi in cui le due patologie si sono trovate l'una di fronte all'altra, incontrandosi ma soprattutto scontrandosi, ci ha immersi in una situazione assolutamente peculiare nel suo essere precaria ed esplosiva allo stesso tempo, anche considerando che i coniugi non sono solo malati psichici, ma presentano anche problemi sociali derivanti in particolar modo dal loro passato, comunque fortemente incidente ancora oggi. E' raro, a dir la verità, che in soggetti così detti grandi anziani i bisogni di tipo sanitario siano svincolati, o possano essere svincolati, da difficoltà quali l'isolamento e l'esclusione sociali. Per questa ragione nel progetto di intervento di cui al capitolo 6 di questo elaborato si è ipotizzata l'integrazione tra l'intervento proveniente dal sistema dei servizi sanitari e quello erogato dai servizi sociali, per altro realizzando la presa in carico globale della famiglia-utente tramite l'erogazione di risposte differenziate. Nello stesso progetto emerge anche l'importanza del ruolo occupato dagli enti del terzo settore e dalla comunità d'appartenenza. Ad oggi, data la scarsità di risorse umane e finanziare di cui dispongo le pubbliche istituzioni e i vincoli a cui le stesse devono sottostare, si è palesata la necessità di poter contare, per l'erogazione dei servizi, su enti del terzo settore e di volontariato attivi e rispondenti ai bisogni della realtà locale, in grado di colmare i vuoti che il Welfare State lascia dietro di sé. L'Associazione Bellavista Viva e l'assistente sociale di quartiere (ruolo sperimentato durante il Tirocinio II e reso reale in questa dissertazione) sono state figure cruciali della rete dei servizi presenti sul territorio, mediando i rapporti conflittuali tra la coppia e i figli e tra la prima e la comunità d'appartenenza, promuovendo la cultura della sussidiarietà e della solidarietà alla base della costruzione di una rete di Welfare di prossimità, monitorando costantemente la stabilità o l'evoluzione delle condizioni socio-abitative precarie, instaurando una collaborazione diretta con il medico di medicina generale che ha in cura i coniugi potendo contare sulla relazione privilegiata con questi venuta ad instaurarsi, realizzando in questo modo il sostegno alla domiciliarità per Matteo e Sofia Rossi posticipando un eventuale/futuro collocamento all'interno di una struttura protetta.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/121847