The Poisoning Control Center of Niguarda Ca 'Granda Hospital in Milan was created to facilitate medical diagnosis and therapy in case of poisoning of different kinds and origins. The center owns a dedicated phone line, active all year round, 24 hours a day. During my hospital training, I analyzed the information dealing with epidemiological data related to the decade 2004-2014, I made follow-up calls and I filed them. I examined four plants: Monkshood (Aconitum spp), Meadow Saffron (Colchicum spp), Narcissus (Narcissus spp) and White Hellebore (Veratrum spp), responsible both for ingestion and skin contact poisoning. These wild plants may accidentally be confused with harmless and similar edible species and consumed in their place, causing medium or severe intoxication. The data collected in that period showed that counseling phone calls about these plants are 219 of which 60.2% comes from extra hospital environment (n=132), while 38.4% comes from hospital settings (n=84). The former category includes requests made by private citizens (n=79; 36%), the emergency service 118 (n=32; 14.6%) and doctors (n=16; 7.3%); the remaining part is represented by nurses, veterinary surgeons and chemists. The latter category includes calls received from hospital emergency rooms (n=67; 30.5%), pediatric wards (n=10; 4.6%) or intensive care units (n=6; 2.8%). People involved in the study are between the age of 3 months and 94 years and the most exposed group to the toxicological risk is the pediatric one (n=46; 21%). The reason is because children are unaware of the consequences of their actions, they bring to mouth any object, including potentially poisonous plants. Adults involved in episodes of intoxication were 37 in the group going from 50 to 59 years of age (16.9%), they were 17 between 40 and 49 years of age (7.8%) and they were 15 in the group of 60-69 years of age (6.8%). As far as adults are concerned, the exposure is mainly due to a poor knowledge of botany, leading to an incorrect identification of toxic plant species, which are collected and consumed instead of the edible ones. In addition to my analysis relating to the above mentioned plant species, I examined their botanical aspects, listing all the macroscopic and microscopic characteristics for their identification and I also evaluated the toxicological aspects, such as information about their active ingredients, their biosynthesis, the action process and the effect on the human organism as a result of ingestion or simple skin contact. As a matter of fact, all plants have thousands of active ingredients: some with positive effects on the human body and others with negative ones. The main mistake one can do comes from inexperience in the botanical field. Therefore do not underestimate the toxic potential of these plants, in order to avoid cases of severe intoxication.
Il Centro Antiveleni dell'ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano nasce con lo scopo di agevolare diagnosi e terapie mediche nei casi di intossicazione di diversa entità e origine. Opera a livello nazionale per mezzo di una linea telefonica attiva tutti i giorni dell'anno, 24 ore su 24. Durante il periodo di tirocinio mi sono occupata dello studio dei dati epidemiologici riferiti al decennio 2004-2014 e dell'archiviazione delle schede di consulenza telefonica a seguito del relativo follow-up. Ho potuto approfondire in particolar modo i casi di esposizione a quattro specie vegetali responsabili di intossicazioni dovute ad ingestione e/o contatto cutaneo ad: aconito (Aconitum spp), colchico (Colchicum spp), narciso (Narcissus spp) e veratro (Veratrum spp). Tali piante selvatiche vengono accidentalmente confuse e consumate con specie simili innocue ed eduli e sono causa di intossicazioni di media o grave entità. Dai dati raccolti è emerso che le richieste di consulenza telefonica relative alle piante oggetto di studio ammontano ad un totale di 219 di cui il 60,2% sono di origine extra-ospedaliero (n=132) mentre il 38,4% sono ospedaliere (n=84). Nelle prime, sono comprese le segnalazioni effettuate da privati cittadini (n=79; 36%), dal servizio di emergenza 118 (n=32; 14,6%) e da medici (n=16; 7,3%); la parte restante è rappresentata da infermieri, veterinari e farmacisti. Le consulenze ospedaliere comprendono invece quelle pervenute dai pronto soccorso ospedalieri (n=67; 30,5%) o dai reparti di pediatria (n=10; 4,6%) e di rianimazione (n=6; 2,8%). I soggetti coinvolti nello studio presentano un'età compresa tra i 3 mesi e i 94 anni e la fascia d'età maggiormente esposta al rischio tossicologico risulta essere quella pediatrica (n=46; 21%), poiché i bambini, inconsapevoli delle conseguenze delle loro azioni, portano alla bocca qualsiasi oggetto, incluse piante potenzialmente velenose. Tra gli adulti coinvolti in episodi di intossicazione, le fasce d'età esposte con più frequenza sono state le seguenti: 50-59 anni (n=37; 16,9%), 40-49 anni (n=17; 7,8%) e 60-69 anni (n=15; 6,8%). In questo caso, l'esposizione è dovuta principalmente ad una scarsa conoscenza botanica che è spesso alla base di errati riconoscimenti di specie vegetali tossiche, raccolte e consumate al posto di altre eduli. Oltre all'analisi della casistica relativa alle specie sopra riportate, ho analizzato gli aspetti botanici, elencando tutti i caratteri macroscopici e microscopici essenziali per il riconoscimento, prendendo in considerazione anche gli aspetti tossicologici: informazioni riguardo i principi attivi, la loro biosintesi, il meccanismo d'azione e l'effetto sull'organismo umano a seguito di ingestione o per semplice contatto cutaneo. Naturalmente qualsiasi vegetale presenta migliaia di principi attivi: alcuni con effetto positivo sull'organismo umano ed altri con effetti decisamente negativi. L'errore principale deriva dall'inesperienza e dalla poca dimestichezza nel campo botanico ed è quindi necessario non sottovalutare le potenzialità tossiche di queste piante in modo da scongiurare casi di intossicazione anche gravi.
Aconitum spp, Colchicum spp, Narcissus spp e Veratrum spp: analisi dei casi di esposizione relativi agli anni 2004-2014 presso il Centro Antiveleni dell'ospedale Niguarda di Milano
SPADA, MARTA
2014/2015
Abstract
Il Centro Antiveleni dell'ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano nasce con lo scopo di agevolare diagnosi e terapie mediche nei casi di intossicazione di diversa entità e origine. Opera a livello nazionale per mezzo di una linea telefonica attiva tutti i giorni dell'anno, 24 ore su 24. Durante il periodo di tirocinio mi sono occupata dello studio dei dati epidemiologici riferiti al decennio 2004-2014 e dell'archiviazione delle schede di consulenza telefonica a seguito del relativo follow-up. Ho potuto approfondire in particolar modo i casi di esposizione a quattro specie vegetali responsabili di intossicazioni dovute ad ingestione e/o contatto cutaneo ad: aconito (Aconitum spp), colchico (Colchicum spp), narciso (Narcissus spp) e veratro (Veratrum spp). Tali piante selvatiche vengono accidentalmente confuse e consumate con specie simili innocue ed eduli e sono causa di intossicazioni di media o grave entità. Dai dati raccolti è emerso che le richieste di consulenza telefonica relative alle piante oggetto di studio ammontano ad un totale di 219 di cui il 60,2% sono di origine extra-ospedaliero (n=132) mentre il 38,4% sono ospedaliere (n=84). Nelle prime, sono comprese le segnalazioni effettuate da privati cittadini (n=79; 36%), dal servizio di emergenza 118 (n=32; 14,6%) e da medici (n=16; 7,3%); la parte restante è rappresentata da infermieri, veterinari e farmacisti. Le consulenze ospedaliere comprendono invece quelle pervenute dai pronto soccorso ospedalieri (n=67; 30,5%) o dai reparti di pediatria (n=10; 4,6%) e di rianimazione (n=6; 2,8%). I soggetti coinvolti nello studio presentano un'età compresa tra i 3 mesi e i 94 anni e la fascia d'età maggiormente esposta al rischio tossicologico risulta essere quella pediatrica (n=46; 21%), poiché i bambini, inconsapevoli delle conseguenze delle loro azioni, portano alla bocca qualsiasi oggetto, incluse piante potenzialmente velenose. Tra gli adulti coinvolti in episodi di intossicazione, le fasce d'età esposte con più frequenza sono state le seguenti: 50-59 anni (n=37; 16,9%), 40-49 anni (n=17; 7,8%) e 60-69 anni (n=15; 6,8%). In questo caso, l'esposizione è dovuta principalmente ad una scarsa conoscenza botanica che è spesso alla base di errati riconoscimenti di specie vegetali tossiche, raccolte e consumate al posto di altre eduli. Oltre all'analisi della casistica relativa alle specie sopra riportate, ho analizzato gli aspetti botanici, elencando tutti i caratteri macroscopici e microscopici essenziali per il riconoscimento, prendendo in considerazione anche gli aspetti tossicologici: informazioni riguardo i principi attivi, la loro biosintesi, il meccanismo d'azione e l'effetto sull'organismo umano a seguito di ingestione o per semplice contatto cutaneo. Naturalmente qualsiasi vegetale presenta migliaia di principi attivi: alcuni con effetto positivo sull'organismo umano ed altri con effetti decisamente negativi. L'errore principale deriva dall'inesperienza e dalla poca dimestichezza nel campo botanico ed è quindi necessario non sottovalutare le potenzialità tossiche di queste piante in modo da scongiurare casi di intossicazione anche gravi.File | Dimensione | Formato | |
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