A sette anni di distanza dalla crisi il prodotto dell'Eurozona rimane al di sotto dei livelli precedenti il 2008, la disoccupazione molto alta e, nonostante la politica monetaria accomodante, l'inflazione inferiore al target sperato. La crescita economica di una nazione dipende da molte variabili, le più importanti sono quelle considerate da Robert Solow in un suo articolo del 1956 dove vengono analizzati capitale, lavoro e progresso tecnologico. Alla luce della teoria di Solow la situazione dell'Eurozona non pare brillante: le componenti della crescita potenziale e il PIL attuale rispetto a quello stimato nel 2008 non sono infatti dati compatibili con una crescita ottimale. Anche la produttività e l'output gap non sono aumentati significativamente dagli anni '90 in poi. Una possibile spiegazione per la situazione attuale si può trovare osservando l'andamento dei tassi di interesse reali e nominali: nonostante nel tempo siano scesi, gli investimenti, essenziali per la crescita, non sono aumentati affatto e non raggiungono livelli adeguati a una crescita potenziale maggiore. L'Eurozona deve inoltre affrontare un complesso problema demografico che porta a un maggior tasso di risparmio e minori consumi: l'invecchiamento della popolazione e l'aumento dell'indice di dipendenza della popolazione. La stagnazione secolare è una minaccia molto più reale per l'Europa che per gli Stati Uniti ed è possibile che spieghi la persistente crescita debole. Alcune soluzioni potrebbero essere le riforme strutturali del mercato del lavoro accompagnate da politiche di sostegno alla domanda, investire in infrastrutture pubbliche, educazione e formazione. Il problema demografico invece necessita di riforme al sistema pensionistico e sanitario che non aggravino ulteriormente il rapporto debito/PIL dei paesi. La situazione dell'Eurozona permette un parallelismo con il "decennio perduto" giapponese, un periodo di lunga stagnazione seguito allo scoppio di una bolla speculativa del mercato azionario e del settore immobiliare. Il Giappone ha infatti dovuto affrontare una popolazione sempre più anziana, tassi di interesse a zero, disinflazione e decrescita del consumo, e ancora oggi non si è del tutto ripreso. L'Eurozona ha prospettive di crescita economica durante il prossimo decennio meno brillanti di quanto si pensasse prima della crisi, ma la stagnazione secolare non è inevitabile: dovranno essere attuate azioni politiche decisive a livello europeo e dei diversi paesi membri che affrontino la scarsa domanda e riducano l'incertezza degli agenti economici.
Le problematiche della crescita nei paesi sviluppati: verso una stagnazione "secolare"?
BOTTA, FRANCESCA
2014/2015
Abstract
A sette anni di distanza dalla crisi il prodotto dell'Eurozona rimane al di sotto dei livelli precedenti il 2008, la disoccupazione molto alta e, nonostante la politica monetaria accomodante, l'inflazione inferiore al target sperato. La crescita economica di una nazione dipende da molte variabili, le più importanti sono quelle considerate da Robert Solow in un suo articolo del 1956 dove vengono analizzati capitale, lavoro e progresso tecnologico. Alla luce della teoria di Solow la situazione dell'Eurozona non pare brillante: le componenti della crescita potenziale e il PIL attuale rispetto a quello stimato nel 2008 non sono infatti dati compatibili con una crescita ottimale. Anche la produttività e l'output gap non sono aumentati significativamente dagli anni '90 in poi. Una possibile spiegazione per la situazione attuale si può trovare osservando l'andamento dei tassi di interesse reali e nominali: nonostante nel tempo siano scesi, gli investimenti, essenziali per la crescita, non sono aumentati affatto e non raggiungono livelli adeguati a una crescita potenziale maggiore. L'Eurozona deve inoltre affrontare un complesso problema demografico che porta a un maggior tasso di risparmio e minori consumi: l'invecchiamento della popolazione e l'aumento dell'indice di dipendenza della popolazione. La stagnazione secolare è una minaccia molto più reale per l'Europa che per gli Stati Uniti ed è possibile che spieghi la persistente crescita debole. Alcune soluzioni potrebbero essere le riforme strutturali del mercato del lavoro accompagnate da politiche di sostegno alla domanda, investire in infrastrutture pubbliche, educazione e formazione. Il problema demografico invece necessita di riforme al sistema pensionistico e sanitario che non aggravino ulteriormente il rapporto debito/PIL dei paesi. La situazione dell'Eurozona permette un parallelismo con il "decennio perduto" giapponese, un periodo di lunga stagnazione seguito allo scoppio di una bolla speculativa del mercato azionario e del settore immobiliare. Il Giappone ha infatti dovuto affrontare una popolazione sempre più anziana, tassi di interesse a zero, disinflazione e decrescita del consumo, e ancora oggi non si è del tutto ripreso. L'Eurozona ha prospettive di crescita economica durante il prossimo decennio meno brillanti di quanto si pensasse prima della crisi, ma la stagnazione secolare non è inevitabile: dovranno essere attuate azioni politiche decisive a livello europeo e dei diversi paesi membri che affrontino la scarsa domanda e riducano l'incertezza degli agenti economici.File | Dimensione | Formato | |
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