Il saggio tenta di tracciare la traiettoria del pensiero di uno degli autori più originali della scena psicoanalitica passata e presente: Sándor Ferenczi. In particolare il filo conduttore che ha guidato questo lavoro è il tentativo d'indagare la visione di Ferenczi rispetto al ruolo - nella vita e nell'analisi - rivestito dalla relazione e le conseguenze spesso traumatiche dei suoi fallimenti. È infatti il trauma il cuore della riflessione teorica e della tensione tecnica di Ferenczi, nel tentativo costante di offrire quanto necessario al paziente per riappropriarsi della propria storia e di un Sé ferito o frammentato. Le sue idee, le intuizioni, persino i suoi errori per gli interrogativi che pongono, hanno anticipato e permeato, spesso misconosciuti, molti temi della psicoanalisi moderna. Coerentemente con l'importanza assegnata da Ferenczi alle relazioni con altri significativi e simpatetici, questo lavoro comincia e finisce con la storia di un incontro. Il primo è un incontro realmente avvenuto, quello di Ferenczi con Freud; il secondo è un incontro virtuale tra le idee e le sensibilità di due analisti molto diversi tra loro, Ferenczi e Bion, nella convinzione che al di là delle apparenze ci siano punti salienti ad accomunarli. Il rapporto tra Ferenczi e Freud appare come un impasto di somiglianze affinità differenze, che se da una parte resero la loro relazione assai complicata, dall'altra fece del loro incontro un crogiolo di pensieri che forse non avrebbero visto la luce senza l'interazione delle loro menti. Ferenczi, per motivi dettati anche dalla propria storia personale, a lungo tentò di rimanere nel solco del suo Maestro, ma la prepotenza della sua genialità divenne progressivamente difficile da mantenere addomesticata. Qualcosa di simile si sarebbe ripetuto nel rapporto tra Wilfred Bion e la sua analista, Melanie Klein, che di Ferenczi era stata allieva. Le concettualizzazioni di Ferenczi e Bion portano in sé sia elementi di continuità che elementi di discontinuità con il contesto teorico da cui nascono. Entrambi si rivelarono infine pensatori rivoluzionari rispetto ai rispettivi paradigmi di origine. Ciò che più avvicina questi due autori è la loro disponibilità a farsi toccare dai loro pazienti; la disponibilità a cercare la verità di ogni individuo, senza accontentarsi di verità universali confortevoli e preconfezionate; nonché il rispetto per l'altro, per il paziente e per il suo indispensabile contributo all'analisi. Nella concettualizzazione ferencziana Orpha rappresenta un frammento del Sé scisso del paziente, un frammento di pura intelligenza che al riparo dal dolore cerca di proteggere il bambino ferito, un angelo custode e un frammento di stella che, in virtù della distanza dalle relazioni terrene e della luminosità della propria intelligenza, attiva le più adeguate strategie di sopravvivenza rispetto alle possibilità date e alla situazione in essere. Orpha è speranza lanciata nello spazio siderale, distante ma non morta. L'analisi, per Ferenczi e Bion, è indispensabile collaborazione tra analista e paziente, che trascende ma non sconfina i confini dei rispettivi ruoli. L'analista, con la propria umanità, e non solo con la propria teoria e la propria tecnica, dovrà accompagnare Orpha e lasciarsi accompagnare, alla ricerca della verità del paziente, della sua sofferenza traumatica, fino a ricongiungersi con le proprie emozioni, con la propria speranza, e ricondurre a integrità il proprio Sé.
Accompagnando Orpha. Sulle tracce del pensiero di Ferenczi in un confronto con Freud e Bion
PUGLISI, ANTONINO
2015/2016
Abstract
Il saggio tenta di tracciare la traiettoria del pensiero di uno degli autori più originali della scena psicoanalitica passata e presente: Sándor Ferenczi. In particolare il filo conduttore che ha guidato questo lavoro è il tentativo d'indagare la visione di Ferenczi rispetto al ruolo - nella vita e nell'analisi - rivestito dalla relazione e le conseguenze spesso traumatiche dei suoi fallimenti. È infatti il trauma il cuore della riflessione teorica e della tensione tecnica di Ferenczi, nel tentativo costante di offrire quanto necessario al paziente per riappropriarsi della propria storia e di un Sé ferito o frammentato. Le sue idee, le intuizioni, persino i suoi errori per gli interrogativi che pongono, hanno anticipato e permeato, spesso misconosciuti, molti temi della psicoanalisi moderna. Coerentemente con l'importanza assegnata da Ferenczi alle relazioni con altri significativi e simpatetici, questo lavoro comincia e finisce con la storia di un incontro. Il primo è un incontro realmente avvenuto, quello di Ferenczi con Freud; il secondo è un incontro virtuale tra le idee e le sensibilità di due analisti molto diversi tra loro, Ferenczi e Bion, nella convinzione che al di là delle apparenze ci siano punti salienti ad accomunarli. Il rapporto tra Ferenczi e Freud appare come un impasto di somiglianze affinità differenze, che se da una parte resero la loro relazione assai complicata, dall'altra fece del loro incontro un crogiolo di pensieri che forse non avrebbero visto la luce senza l'interazione delle loro menti. Ferenczi, per motivi dettati anche dalla propria storia personale, a lungo tentò di rimanere nel solco del suo Maestro, ma la prepotenza della sua genialità divenne progressivamente difficile da mantenere addomesticata. Qualcosa di simile si sarebbe ripetuto nel rapporto tra Wilfred Bion e la sua analista, Melanie Klein, che di Ferenczi era stata allieva. Le concettualizzazioni di Ferenczi e Bion portano in sé sia elementi di continuità che elementi di discontinuità con il contesto teorico da cui nascono. Entrambi si rivelarono infine pensatori rivoluzionari rispetto ai rispettivi paradigmi di origine. Ciò che più avvicina questi due autori è la loro disponibilità a farsi toccare dai loro pazienti; la disponibilità a cercare la verità di ogni individuo, senza accontentarsi di verità universali confortevoli e preconfezionate; nonché il rispetto per l'altro, per il paziente e per il suo indispensabile contributo all'analisi. Nella concettualizzazione ferencziana Orpha rappresenta un frammento del Sé scisso del paziente, un frammento di pura intelligenza che al riparo dal dolore cerca di proteggere il bambino ferito, un angelo custode e un frammento di stella che, in virtù della distanza dalle relazioni terrene e della luminosità della propria intelligenza, attiva le più adeguate strategie di sopravvivenza rispetto alle possibilità date e alla situazione in essere. Orpha è speranza lanciata nello spazio siderale, distante ma non morta. L'analisi, per Ferenczi e Bion, è indispensabile collaborazione tra analista e paziente, che trascende ma non sconfina i confini dei rispettivi ruoli. L'analista, con la propria umanità, e non solo con la propria teoria e la propria tecnica, dovrà accompagnare Orpha e lasciarsi accompagnare, alla ricerca della verità del paziente, della sua sofferenza traumatica, fino a ricongiungersi con le proprie emozioni, con la propria speranza, e ricondurre a integrità il proprio Sé.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/121026