Film actors bring to the screen the feelings of the characters that they play and while watching a film, the audience experiences a large variety of emotions as well. This emotional charge is one of the main reasons why the film industry is so successful. In this regard, it is certainly useful to analyse the relationship between the members of the audience and the images that they see on the screen. Even though films often show worlds that are very similar to ours, these worlds are still fictional. It is worth asking ourselves to which extent the relationship that we have with films is similar to the one that we have with the reality we live in, if the mechanisms that occur in our everyday life are the same that occur when we are watching a film, and how different our approach to reality is from our approach to a fictional work. To sum up: how do we deal with fiction in films? The main point of my work is the paradox of fiction, that is why we feel emotions while watching a film, despite knowing that it is not real. In the first chapter I will analyse the concept of fiction from a general point of view. I will compare the simulation hypothesis with the classic and neuroscientific theories, in order to lay the foundations for more specific examinations. In the second chapter I will discuss various authors who explained how films can trigger emotions from the perspective of cognitive science. I will also present Murray Smith's theory, which explains our emotional engagement with the characters and introduces the concepts of sympathy and empathy. In the third and last chapter I will examine some cinematic techniques, such as close-up, point-of-view shot, camera movements and editing, focusing on how they affect our emotions.
Al cinema gli attori mettono in scena i sentimenti dei personaggi che interpretano e gli spettatori provano, al riparo dalla vita reale, una varietà incredibile di emozioni. Indubbiamente, gran parte del successo del cinema, sta in questa sua potente carica emotiva. È utile, a questo riguardo, analizzare la connessione che si instaura tra lo spettatore nella sala cinematografica e le immagini mostrate sullo schermo, che, sebbene spesso rappresentino mondi piuttosto simili al nostro, mostrano in realtà mondi fittizi. Appare opportuno chiedersi quanto la relazione che abbiamo con il cinema sia simile a quella che intratteniamo con la realtà in cui viviamo, quanto dei meccanismi che usiamo nelle relazioni quotidiane venga portato nella sala cinematografica e in che misura guardare un film e approcciarsi a quel mondo fittizio sia diverso dalla nostra esperienza del mondo reale, quali meccanismi mettiamo in campo quando guardiamo un film e se il relazionarci alle persone reali sia simile al modo in cui ci relazioniamo agli attori che interpretano dei personaggi. In sostanza: in che modo guardiamo alla finzione cinematografica? Il nodo cruciale di questo studio, però, concerne il paradosso della finzione, incentrato sulle ragioni (se ci sono) per le quali proviamo emozioni pur sapendo di trovarci di fronte qualcosa che è meramente finzionale. Nel primo capitolo verrà proposto un approccio piuttosto generale alla finzione, confrontando l'ipotesi della simulazione con le teorie classiche e le proposte delle neuroscienze, al fine di porre le basi per le analisi successive, più specifiche. Nel secondo capitolo vedremo come vari autori, all'interno della cornice delle scienze cognitive, costruiscano sistemi che rendono conto di come i film siano in grado di suscitare una risposta emotiva. Sarà inoltre presentata la teoria di Murray Smith, che fornisce una spiegazione del coinvolgimento verso i personaggi e delle emozioni provate in relazione a questi: in particolare, verranno esposte le strutture della simpatia e dell'empatia. Infine, nel terzo capitolo saranno analizzati alcuni espedienti registici, quali il primo piano, la soggettiva, i movimenti di macchina e l'uso del montaggio, tenendo particolarmente in considerazione il risvolto emotivo che questi elementi cinematografici presentano.
Cinema e vita vera. Un'analisi della risposta emotiva in relazione alle opere cinematografiche
ALLASIA, GIULIA
2015/2016
Abstract
Al cinema gli attori mettono in scena i sentimenti dei personaggi che interpretano e gli spettatori provano, al riparo dalla vita reale, una varietà incredibile di emozioni. Indubbiamente, gran parte del successo del cinema, sta in questa sua potente carica emotiva. È utile, a questo riguardo, analizzare la connessione che si instaura tra lo spettatore nella sala cinematografica e le immagini mostrate sullo schermo, che, sebbene spesso rappresentino mondi piuttosto simili al nostro, mostrano in realtà mondi fittizi. Appare opportuno chiedersi quanto la relazione che abbiamo con il cinema sia simile a quella che intratteniamo con la realtà in cui viviamo, quanto dei meccanismi che usiamo nelle relazioni quotidiane venga portato nella sala cinematografica e in che misura guardare un film e approcciarsi a quel mondo fittizio sia diverso dalla nostra esperienza del mondo reale, quali meccanismi mettiamo in campo quando guardiamo un film e se il relazionarci alle persone reali sia simile al modo in cui ci relazioniamo agli attori che interpretano dei personaggi. In sostanza: in che modo guardiamo alla finzione cinematografica? Il nodo cruciale di questo studio, però, concerne il paradosso della finzione, incentrato sulle ragioni (se ci sono) per le quali proviamo emozioni pur sapendo di trovarci di fronte qualcosa che è meramente finzionale. Nel primo capitolo verrà proposto un approccio piuttosto generale alla finzione, confrontando l'ipotesi della simulazione con le teorie classiche e le proposte delle neuroscienze, al fine di porre le basi per le analisi successive, più specifiche. Nel secondo capitolo vedremo come vari autori, all'interno della cornice delle scienze cognitive, costruiscano sistemi che rendono conto di come i film siano in grado di suscitare una risposta emotiva. Sarà inoltre presentata la teoria di Murray Smith, che fornisce una spiegazione del coinvolgimento verso i personaggi e delle emozioni provate in relazione a questi: in particolare, verranno esposte le strutture della simpatia e dell'empatia. Infine, nel terzo capitolo saranno analizzati alcuni espedienti registici, quali il primo piano, la soggettiva, i movimenti di macchina e l'uso del montaggio, tenendo particolarmente in considerazione il risvolto emotivo che questi elementi cinematografici presentano.File | Dimensione | Formato | |
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