INTRODUZIONE: il rapporto tra malattia mentale e comportamento violento costituisce uno dei temi più trattati nella letteratura psichiatrica. Infatti uno studio epidemiologico associa alla patologia schizofrenica il 51% dei pazienti con comportamento aggressivo mentre ai disturbi di personalità il 24% (Tardiff, 1998).1 Tra gli elementi fondamentali dell'assistenza infermieristica, in un contesto psichiatrico, svolge un ruolo cardine la relazione con il paziente, la quale spesso diventa difficoltosa quando il paziente ha un comportamento aggressivo. Secondo la linea guida ¿Violence and aggression: short-term managements in mental health, health and community settings¿ almeno 3 pazienti psichiatrici su 10 (ricoverati in un contesto di cura) hanno un comportamento aggressivo nei confronti degli operatori e degli altri pazienti.2 SCOPO: definire le tecniche di relazione efficace tra infermiere e paziente psichiatrico con comportamento aggressivo per permettergli di avere un comportamento adeguato e indagando le esperienze vissute dagli infermieri del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. DISEGNO DELLO STUDIO: ricerca di tipo qualitativa. Studio fenomenologico. MATERIALI E METODI: dopo l'acquisizione del consenso da parte del Generale delle Professioni Sanitarie e Coordinamento Servizio Sociale Aziendale dell' A.S.L. CN1, sono state effettuate interviste semi-strutturate a dieci infermieri che prestano assistenza nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi Cura presso il Presidio Ospedaliero Regina Montis Regalis di Mondovì dell'Asl CN1 della regione Piemonte da almeno 2 anni. I colloqui sono iniziati il 7 maggio 2016 e terminati il 15 luglio 2016. RISULTATI: dalle analisi effettuate risultano molti gli argomenti che possono mettere in difficoltà la persona assistita: la famiglia, la malattia, i problemi personali. La relazione infermiere-paziente si crea nel tempo ed inizia al momento dell'accoglienza; sono importanti le tecniche di arousal e di una relazione efficace, per lasciare al paziente il proprio spazio e il proprio tempo, non giudicarlo. La relazione si gioca sull'avere un atteggiamento pacato, sul capire i bisogni del paziente in quell'istante ed evitare le conseguenze. Per quanto riguarda le esperienze vissute dagli operatori intervistati risultano diverse tra loro perché cambia l'infermiere e il paziente, non in tutti i casi la relazione è andata a buon fine. In generale ogni episodio è stato utile all'infermiere per gestire quelli futuri. CONCLUSIONE: dalle interviste sono emersi molti aspetti riscontrati nella letteratura. Ogni episodio raccontato dall'infermiere è diverso perché dipende dal paziente, dalla patologia e dal contesto. La carica emotiva provata in queste situazioni è molta, ma attraverso una relazione efficace l'infermiere può aiutare il paziente a soddisfare i suoi bisogni. In altri casi invece gli errori hanno portato l'infermiere a sbagliare ed a riflettere sul suo operato per prevenire errori futuri. In tutti i casi è risultato efficace parlare successivamente dell'accaduto con la persona assistita.
La relazione tra infermiere e paziente psichiatrico: cosa fare quando il paziente ha un comportamento aggressivo
BARBERIS, MIRIANA
2015/2016
Abstract
INTRODUZIONE: il rapporto tra malattia mentale e comportamento violento costituisce uno dei temi più trattati nella letteratura psichiatrica. Infatti uno studio epidemiologico associa alla patologia schizofrenica il 51% dei pazienti con comportamento aggressivo mentre ai disturbi di personalità il 24% (Tardiff, 1998).1 Tra gli elementi fondamentali dell'assistenza infermieristica, in un contesto psichiatrico, svolge un ruolo cardine la relazione con il paziente, la quale spesso diventa difficoltosa quando il paziente ha un comportamento aggressivo. Secondo la linea guida ¿Violence and aggression: short-term managements in mental health, health and community settings¿ almeno 3 pazienti psichiatrici su 10 (ricoverati in un contesto di cura) hanno un comportamento aggressivo nei confronti degli operatori e degli altri pazienti.2 SCOPO: definire le tecniche di relazione efficace tra infermiere e paziente psichiatrico con comportamento aggressivo per permettergli di avere un comportamento adeguato e indagando le esperienze vissute dagli infermieri del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. DISEGNO DELLO STUDIO: ricerca di tipo qualitativa. Studio fenomenologico. MATERIALI E METODI: dopo l'acquisizione del consenso da parte del Generale delle Professioni Sanitarie e Coordinamento Servizio Sociale Aziendale dell' A.S.L. CN1, sono state effettuate interviste semi-strutturate a dieci infermieri che prestano assistenza nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi Cura presso il Presidio Ospedaliero Regina Montis Regalis di Mondovì dell'Asl CN1 della regione Piemonte da almeno 2 anni. I colloqui sono iniziati il 7 maggio 2016 e terminati il 15 luglio 2016. RISULTATI: dalle analisi effettuate risultano molti gli argomenti che possono mettere in difficoltà la persona assistita: la famiglia, la malattia, i problemi personali. La relazione infermiere-paziente si crea nel tempo ed inizia al momento dell'accoglienza; sono importanti le tecniche di arousal e di una relazione efficace, per lasciare al paziente il proprio spazio e il proprio tempo, non giudicarlo. La relazione si gioca sull'avere un atteggiamento pacato, sul capire i bisogni del paziente in quell'istante ed evitare le conseguenze. Per quanto riguarda le esperienze vissute dagli operatori intervistati risultano diverse tra loro perché cambia l'infermiere e il paziente, non in tutti i casi la relazione è andata a buon fine. In generale ogni episodio è stato utile all'infermiere per gestire quelli futuri. CONCLUSIONE: dalle interviste sono emersi molti aspetti riscontrati nella letteratura. Ogni episodio raccontato dall'infermiere è diverso perché dipende dal paziente, dalla patologia e dal contesto. La carica emotiva provata in queste situazioni è molta, ma attraverso una relazione efficace l'infermiere può aiutare il paziente a soddisfare i suoi bisogni. In altri casi invece gli errori hanno portato l'infermiere a sbagliare ed a riflettere sul suo operato per prevenire errori futuri. In tutti i casi è risultato efficace parlare successivamente dell'accaduto con la persona assistita.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/120891