The use of meat as food for humans has ancient origins as evidenced by archaeological finds and fossils and rock paintings dating back to the Quaternary. Therefore, there is no doubt that the incorporation of meat into the diet played an absolutely essential role in human evolution. The nutritional value of meat is generally derived from its high protein content. Meat is also an important source of essential amino acids and other micronutrients usually absent (vitamin B12) hardly present (zinc, selenium, vitamin B2 and PP), or scarcely available (iron) in products of vegetable origin. Many of micronutrients supplied by meat are involved in the regulation of energy metabolism processes. This can foster a strong sense of satiety, fundamental factor to prevent obesity and diabetes. In the recent years, the Italian consumer has shown an increased lack of confidence toward the consumption of meat and particularly towards beef for healthful and environmental reasons. In humans dietary saturated fat intake is believed to raise levels of low density lipoprotein (LDL) cholesterol (so-called "bad" cholesterol), which in turn raises cardiovascular risk. However, recent studies have questioned the "lipid theory" because you have not found significant associations between the consumption of saturated fatty acids and the risk of cardiovascular disease. As regards the relationship between the consumption of red meat and the increased risk of developing cancer, recent studies have shown that the relationship between the consumption of meat and cancer is not demonstrable for the quantity suggested by a balanced diet. These correspond to 100 g per day of which 30 g of meat of beef, an amount in line with the real consumption of Italian. Attention towards the environmental impacts of food is more and more widespread, and with it the realisation that beef has, per kilogram, an impact generally higher than that directly derived from the plant world. From the data calculated based on the amount actually consumed it shows that the carbon footprint of food rich in protein is equal to 6.7 kg of CO2 equivalent, a value in line with that generated from plant-based foods, which comes to 6.0 kg of CO2 equivalent. As regards the water footprint has been calculated that to produce 1 kg of meat are sufficient 11,500 liters of water of which only 13% is really consumed. It can be concluded that eating meat in the right quantities (2 to 100 g portions per week) does not involve a significant increase in environmental impact.
L'utilizzazione della carne come cibo per l'uomo ha origini antichissime come dimostrato dai reperti archeologici e fossili e dalle pitture rupestri risalenti al quaternario. Il valore nutrizionale della carne non è quindi in discussione se ha accompagnato l'uomo durante tutto il suo percorso evolutivo. La carne, consumata secondo il modello della dieta mediterranea, rappresenta un'importante fonte di proteine di elevato valore biologico, di altri micronutrienti solitamente assenti (vitamina B12), poco presenti (come zinco, selenio, vitamina A, riboflavina e niacina) o scarsamente biodisponibili (ferro) nei prodotti di origine vegetale. Tutti questi elementi svolgono un ruolo importante per il mantenimento in buona salute dell'organismo e per un suo corretto funzionamento. In Italia, negli ultimi anni, il consumo di carne rossa è fortemente diminuito in seguito soprattutto a ragioni di tipo salutistico ed ambientale. In alimentazione umana si ritiene che assumere acidi grassi saturi, significativamente presenti nella carne bovina, aumenti il livello del cosiddetto colesterolo "cattivo", che a sua volta può aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Tuttavia, studi recenti hanno messo in discussione la ¿teoria dei lipidi¿ in quanto non si sono trovate associazioni significative tra il consumo di acidi grassi saturi e il rischio delle malattie cardiovascolari. Per quanto riguarda la relazione tra il consumo di carne rossa e l'aumento del rischio di sviluppare il cancro, recenti studi hanno dimostrato che la relazione fra il consumo di carne e cancro non è dimostrabile per le quantità suggerite da una dieta equilibrata. Queste corrispondono a 100 g al giorno di carne di cui 30 g di carne bovina, una quantità in linea con il consumo reale degli italiani. L'attenzione verso l'impatto ambientale dei prodotti alimentari è sempre più diffuso, e con essa la consapevolezza che la carne ha, per chilogrammo, un impatto generalmente superiore a quello derivato direttamente dal mondo vegetale. Dai dati calcolati sulla base delle quantità realmente consumate emerge che il Carbon Footprint degli alimenti ricchi di proteine è pari a 6.7 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello generato da alimenti di origine vegetale, che arriva a 6.0 kg di CO2 equivalente. Per quanto concerne l'impronta idrica è stato calcolato che per produrre 1 kg di carne sono sufficienti 11.500 litri d'acqua di cui soltanto il 13% è davvero consumata. Si può pertanto concludere che mangiare carne nelle giuste quantità (2 porzioni di 100 g per settimana) non comporta un significativo aumento dell'impatto ambientale.
Il ruolo della carne bovina in un'alimentazione equilibrata e sostenibile
BRUCATO, MARTA
2015/2016
Abstract
L'utilizzazione della carne come cibo per l'uomo ha origini antichissime come dimostrato dai reperti archeologici e fossili e dalle pitture rupestri risalenti al quaternario. Il valore nutrizionale della carne non è quindi in discussione se ha accompagnato l'uomo durante tutto il suo percorso evolutivo. La carne, consumata secondo il modello della dieta mediterranea, rappresenta un'importante fonte di proteine di elevato valore biologico, di altri micronutrienti solitamente assenti (vitamina B12), poco presenti (come zinco, selenio, vitamina A, riboflavina e niacina) o scarsamente biodisponibili (ferro) nei prodotti di origine vegetale. Tutti questi elementi svolgono un ruolo importante per il mantenimento in buona salute dell'organismo e per un suo corretto funzionamento. In Italia, negli ultimi anni, il consumo di carne rossa è fortemente diminuito in seguito soprattutto a ragioni di tipo salutistico ed ambientale. In alimentazione umana si ritiene che assumere acidi grassi saturi, significativamente presenti nella carne bovina, aumenti il livello del cosiddetto colesterolo "cattivo", che a sua volta può aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Tuttavia, studi recenti hanno messo in discussione la ¿teoria dei lipidi¿ in quanto non si sono trovate associazioni significative tra il consumo di acidi grassi saturi e il rischio delle malattie cardiovascolari. Per quanto riguarda la relazione tra il consumo di carne rossa e l'aumento del rischio di sviluppare il cancro, recenti studi hanno dimostrato che la relazione fra il consumo di carne e cancro non è dimostrabile per le quantità suggerite da una dieta equilibrata. Queste corrispondono a 100 g al giorno di carne di cui 30 g di carne bovina, una quantità in linea con il consumo reale degli italiani. L'attenzione verso l'impatto ambientale dei prodotti alimentari è sempre più diffuso, e con essa la consapevolezza che la carne ha, per chilogrammo, un impatto generalmente superiore a quello derivato direttamente dal mondo vegetale. Dai dati calcolati sulla base delle quantità realmente consumate emerge che il Carbon Footprint degli alimenti ricchi di proteine è pari a 6.7 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello generato da alimenti di origine vegetale, che arriva a 6.0 kg di CO2 equivalente. Per quanto concerne l'impronta idrica è stato calcolato che per produrre 1 kg di carne sono sufficienti 11.500 litri d'acqua di cui soltanto il 13% è davvero consumata. Si può pertanto concludere che mangiare carne nelle giuste quantità (2 porzioni di 100 g per settimana) non comporta un significativo aumento dell'impatto ambientale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/120858