Nelle scuole l'aumento degli alunni stranieri induce a prestare una maggiore attenzione riguardo al tema dell'educazione interculturale. La loro presenza, spesso vissuta con atteggiamenti negativi, pone, infatti, le insegnanti a riflettere e ad interrogarsi sulla questione dell'integrazione e dell'intercultura. Il concetto d'intercultura emerge sovente quando la scuola si trova a dover fare i conti con la presenza dei bambini che appartengono a una cultura minoritaria ed è spesso accostato e confuso con quello dell'inserimento scolastico. Sebbene diventi fondamentale, soprattutto quando si programmano delle attività volte proprio all'inserimento scolastico, il concetto d'intercultura dovrebbe essere condiviso tra tutte le discipline ed esteso a tutti gli attori. L'educazione interculturale, basata sulla conoscenza, sul confronto e sulla convivenza con culture diverse, deve essere una risposta ai tanti problemi di una società che diviene sempre più multiculturale. La scuola che mi ha ospitato fa parte di un istituto comprensivo e da anni accoglie bambini stranieri e Rom prestando molta attenzione alla promozione di varie attività per favorire il loro inserimento, l'obiettivo è quello di sviluppare un'educazione interculturale evitando la formazione di pregiudizi, stereotipi e preconcetti nei confronti di bambini provenienti da altri paesi. Tutti i bambini possono quindi sperimentare una cittadinanza globale grazie alle continue esperienze di scambio e d'intreccio culturale e sociale. Viste queste premesse e trovandomi a lavorare presso questa scuola, ho trovato interessante provare a vedere in che modo i bambini appartenenti all'etnia Rom, molto spesso emarginati ed evitati nella società, sono accolti all'interno delle singole classi e nella scuola. Il lungo lavoro effettuato dalla scuola in questo campo, nel corso degli anni, induce a pensare che tutti coloro che sono coinvolti nel processo educativo e di integrazione dovrebbero essere preparati e formati per saper gestire al meglio la situazione, invece, dall'osservazione diretta e dalle interviste fatte emerge una realtà non sempre chiara, fatta di dubbi e di incertezze. Il pregiudizio, spesso reciproco, rende difficile l'incontro con l'altro e spesso la mancata comunicazione nasce dalla non conoscenza. È necessario che tutti facciano uno sforzo per capire gli aspetti fondamentali di una realtà differente, adottando un atteggiamento aperto all'ascolto. Se i due mondi restano realtà lontane ogni intervento da parte dell'insegnante rischia di essere vano, l'accoglienza infatti è uno scambio reciproco. Probabilmente sul tema dell'intercultura, però, si dovrebbe lavorare di più con gli adulti perché ho notato che i bambini più piccoli non mostrano preconcetti e si vedono tutti uguali, solo crescendo sono influenzati dai pensieri e dal modo di agire degli adulti che li portano a diffidare del "diverso".

Bambini Rom a scuola. Studio di caso in una scuola di periferia.

CENGIAROLO, SILVIA
2011/2012

Abstract

Nelle scuole l'aumento degli alunni stranieri induce a prestare una maggiore attenzione riguardo al tema dell'educazione interculturale. La loro presenza, spesso vissuta con atteggiamenti negativi, pone, infatti, le insegnanti a riflettere e ad interrogarsi sulla questione dell'integrazione e dell'intercultura. Il concetto d'intercultura emerge sovente quando la scuola si trova a dover fare i conti con la presenza dei bambini che appartengono a una cultura minoritaria ed è spesso accostato e confuso con quello dell'inserimento scolastico. Sebbene diventi fondamentale, soprattutto quando si programmano delle attività volte proprio all'inserimento scolastico, il concetto d'intercultura dovrebbe essere condiviso tra tutte le discipline ed esteso a tutti gli attori. L'educazione interculturale, basata sulla conoscenza, sul confronto e sulla convivenza con culture diverse, deve essere una risposta ai tanti problemi di una società che diviene sempre più multiculturale. La scuola che mi ha ospitato fa parte di un istituto comprensivo e da anni accoglie bambini stranieri e Rom prestando molta attenzione alla promozione di varie attività per favorire il loro inserimento, l'obiettivo è quello di sviluppare un'educazione interculturale evitando la formazione di pregiudizi, stereotipi e preconcetti nei confronti di bambini provenienti da altri paesi. Tutti i bambini possono quindi sperimentare una cittadinanza globale grazie alle continue esperienze di scambio e d'intreccio culturale e sociale. Viste queste premesse e trovandomi a lavorare presso questa scuola, ho trovato interessante provare a vedere in che modo i bambini appartenenti all'etnia Rom, molto spesso emarginati ed evitati nella società, sono accolti all'interno delle singole classi e nella scuola. Il lungo lavoro effettuato dalla scuola in questo campo, nel corso degli anni, induce a pensare che tutti coloro che sono coinvolti nel processo educativo e di integrazione dovrebbero essere preparati e formati per saper gestire al meglio la situazione, invece, dall'osservazione diretta e dalle interviste fatte emerge una realtà non sempre chiara, fatta di dubbi e di incertezze. Il pregiudizio, spesso reciproco, rende difficile l'incontro con l'altro e spesso la mancata comunicazione nasce dalla non conoscenza. È necessario che tutti facciano uno sforzo per capire gli aspetti fondamentali di una realtà differente, adottando un atteggiamento aperto all'ascolto. Se i due mondi restano realtà lontane ogni intervento da parte dell'insegnante rischia di essere vano, l'accoglienza infatti è uno scambio reciproco. Probabilmente sul tema dell'intercultura, però, si dovrebbe lavorare di più con gli adulti perché ho notato che i bambini più piccoli non mostrano preconcetti e si vedono tutti uguali, solo crescendo sono influenzati dai pensieri e dal modo di agire degli adulti che li portano a diffidare del "diverso".
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/119965