Quale adulto nella propria vita non ha mai sentito un bambino parlare dei propri amici oppure ricordare giochi ed esperienze vissute in compagnia dei propri coetanei; eppure le conoscenze, e soprattutto i giudizi, sulle capacità relazionali dei bambini sono alquanto scarsi. Gli studi su questa tematica hanno iniziato a svilupparsi a partire dagli anni Settanta, quando la psicologia evolutiva ha maturato un'idea d'infante, come soggetto dotato di potenzialità cognitivo-affettive, capacità sociali e competenze interattive presenti fin dai primi anni. La mia tesi nasce dall'interesse suscitatomi nei confronti del mondo relazionale infantile, in conseguenza all'esperienza di tirocinio all'asilo nido. Alcune delle domande che hanno guidato la mia ricerca sono state: a quale età i bambini iniziano a interagire con i propri coetanei? Quali caratteristiche connotano i primi rapporti? Quali sono i fattori che influenzano le relazioni in infanzia e come la famiglia e il nido possono sostenerle? Per rispondere a questi interrogativi mi sono servita dei più importanti studi degli anni Settanta-Ottanta, realizzati con l'intento di scoprire le caratteristiche, l'evoluzione e la positività dei rapporti tra bambini. La famiglia e i servizi dedicati all'infanzia sono i contesti in cui il bambino conosce il mondo e si relaziona con esso. Importanti sono perciò gli atteggiamenti e le scelte genitoriali (frequentazione del nido, visite a famiglie con bambini), ma anche l'organizzazione complessiva e la strutturazione delle istituzioni dedicate all'infanzia. A tal proposito, la verticalità, ovvero la creazione di sezioni composte da bambini di età diverse, rappresenta una modalità organizzativo-didattica funzionale allo sviluppo del bambino dal punto di vista cognitivo, emotivo-relazionale e sociale. Sono giunta a questa opinione grazie alle testimonianze riportate dalle educatrici coinvolte in progetti di gruppi misti e raccolte in volumi pubblicati e ampliamente diffusi attualmente. In ultimo ho indagato una tematica delicata e difficile da affrontare per molti adulti: il conflitto tra bambini. La nostra cultura considera il conflitto come un errore, un ostacolo incontrato durante il percorso di crescita che perciò necessita di essere evitato ed eliminato. In realtà, ho voluto offrire una visione in chiave positiva del conflitto per sollecitare gli adulti a rileggere il litigio e a imparare a reagirvi in maniera meno intrusiva, intervenendo solo in caso di necessità e pericolo, aiutando i bambini a trovare in maniera autonoma la soluzione. Ho infine concluso la tesi presentando un capitolo interamente dedicato al gioco e alle attività che, essendo il principale veicolo d'interazione durante l'infanzia, possono essere realizzate con l'intento di sostenere la nascita e il consolidamento dei rapporti tra bambini.
Amici di Ciuccio. Incontri e Scontri in Prima Infanzia
CATALDI, SERENA
2011/2012
Abstract
Quale adulto nella propria vita non ha mai sentito un bambino parlare dei propri amici oppure ricordare giochi ed esperienze vissute in compagnia dei propri coetanei; eppure le conoscenze, e soprattutto i giudizi, sulle capacità relazionali dei bambini sono alquanto scarsi. Gli studi su questa tematica hanno iniziato a svilupparsi a partire dagli anni Settanta, quando la psicologia evolutiva ha maturato un'idea d'infante, come soggetto dotato di potenzialità cognitivo-affettive, capacità sociali e competenze interattive presenti fin dai primi anni. La mia tesi nasce dall'interesse suscitatomi nei confronti del mondo relazionale infantile, in conseguenza all'esperienza di tirocinio all'asilo nido. Alcune delle domande che hanno guidato la mia ricerca sono state: a quale età i bambini iniziano a interagire con i propri coetanei? Quali caratteristiche connotano i primi rapporti? Quali sono i fattori che influenzano le relazioni in infanzia e come la famiglia e il nido possono sostenerle? Per rispondere a questi interrogativi mi sono servita dei più importanti studi degli anni Settanta-Ottanta, realizzati con l'intento di scoprire le caratteristiche, l'evoluzione e la positività dei rapporti tra bambini. La famiglia e i servizi dedicati all'infanzia sono i contesti in cui il bambino conosce il mondo e si relaziona con esso. Importanti sono perciò gli atteggiamenti e le scelte genitoriali (frequentazione del nido, visite a famiglie con bambini), ma anche l'organizzazione complessiva e la strutturazione delle istituzioni dedicate all'infanzia. A tal proposito, la verticalità, ovvero la creazione di sezioni composte da bambini di età diverse, rappresenta una modalità organizzativo-didattica funzionale allo sviluppo del bambino dal punto di vista cognitivo, emotivo-relazionale e sociale. Sono giunta a questa opinione grazie alle testimonianze riportate dalle educatrici coinvolte in progetti di gruppi misti e raccolte in volumi pubblicati e ampliamente diffusi attualmente. In ultimo ho indagato una tematica delicata e difficile da affrontare per molti adulti: il conflitto tra bambini. La nostra cultura considera il conflitto come un errore, un ostacolo incontrato durante il percorso di crescita che perciò necessita di essere evitato ed eliminato. In realtà, ho voluto offrire una visione in chiave positiva del conflitto per sollecitare gli adulti a rileggere il litigio e a imparare a reagirvi in maniera meno intrusiva, intervenendo solo in caso di necessità e pericolo, aiutando i bambini a trovare in maniera autonoma la soluzione. Ho infine concluso la tesi presentando un capitolo interamente dedicato al gioco e alle attività che, essendo il principale veicolo d'interazione durante l'infanzia, possono essere realizzate con l'intento di sostenere la nascita e il consolidamento dei rapporti tra bambini.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/119963