Nell'ultimo decennio la dislessia evolutiva ha suscitato un crescente interesse nel mondo della scuola, dei servizi sanitari e, più in generale, dell'opinione pubblica. Quando parliamo di dislessia ci riferiamo a un disturbo clinico classificato indiscutibilmente fra i deficit di sviluppo che originano da alterazioni di natura neurobiologica. Questo lavoro si propone di inquadrare la dislessia evolutiva sotto un profilo diacronico, attraverso un breve excursus storico che indagherà la sua esistenza nel passato e i momenti che hanno contribuito a darne una conoscenza sempre più specifica e dettagliata. Gli studi cognitivisti,ad esempio, hanno influenzato un cambiamento di idee e di prospettiva verso quei deficit cognitivi che, come la dislessia, fino ad una certa epoca non sono stati riconosciuti e, di conseguenza, nemmeno hanno potuto essere considerati e curati. Studi e ricerche condotte in ambito cognitivista hanno contribuito, poi, a definire un modello scolastico centrato soprattutto sul potenziamento dell'intelligenza. L'analisi della mente, quale esito del cognitivismo, ha quindi considerato l'intelligenza caratterizzata da modalità cognitive differenti, rendendo le pratiche di insegnamento e apprendimento adattabili alle caratteristiche di ognuno, anche per chi ha un disturbo specifico dell'apprendimento. Tutto ciò può concretizzarsi nella ricerca di Howard Gardner, un autore che, con la teoria delle ¿intelligenze multiple¿, ha evidenziato i limiti di un ambiente scolastico e di una concezione pedagogica e didattica nei quali si valorizzano esclusivamente le competenze linguistiche e logiche. La teoria di Gardner può essere utilizzata come metodo in grado di tener conto delle differenze esistenti tra le menti degli studenti e di programmare un'educazione scolastica capace di adeguarsi alla loro particolare varietà. Gli approfondimenti fatti sulle intelligenze multiple di Howard Gardner, sugli stili comunicativi e cognitivi, a parere mio, costituiscono la base sulla quale impostare il lavoro preventivo e di sostegno all'insorgere e all'identificarsi del disturbo.Il percorso svolto nella mia indagine, infatti, si conclude con una riflessione sui metodi pedagogici che sarebbe opportuno adottare con i bambini dislessici. Questo lavoro offre sicuramente spunti stimolanti per riflessioni e ulteriori approfondimenti.

Alla scoperta della dislessia Studi, teorie e metodi d'intervento pedagogico

PANSA, STEFANIA
2011/2012

Abstract

Nell'ultimo decennio la dislessia evolutiva ha suscitato un crescente interesse nel mondo della scuola, dei servizi sanitari e, più in generale, dell'opinione pubblica. Quando parliamo di dislessia ci riferiamo a un disturbo clinico classificato indiscutibilmente fra i deficit di sviluppo che originano da alterazioni di natura neurobiologica. Questo lavoro si propone di inquadrare la dislessia evolutiva sotto un profilo diacronico, attraverso un breve excursus storico che indagherà la sua esistenza nel passato e i momenti che hanno contribuito a darne una conoscenza sempre più specifica e dettagliata. Gli studi cognitivisti,ad esempio, hanno influenzato un cambiamento di idee e di prospettiva verso quei deficit cognitivi che, come la dislessia, fino ad una certa epoca non sono stati riconosciuti e, di conseguenza, nemmeno hanno potuto essere considerati e curati. Studi e ricerche condotte in ambito cognitivista hanno contribuito, poi, a definire un modello scolastico centrato soprattutto sul potenziamento dell'intelligenza. L'analisi della mente, quale esito del cognitivismo, ha quindi considerato l'intelligenza caratterizzata da modalità cognitive differenti, rendendo le pratiche di insegnamento e apprendimento adattabili alle caratteristiche di ognuno, anche per chi ha un disturbo specifico dell'apprendimento. Tutto ciò può concretizzarsi nella ricerca di Howard Gardner, un autore che, con la teoria delle ¿intelligenze multiple¿, ha evidenziato i limiti di un ambiente scolastico e di una concezione pedagogica e didattica nei quali si valorizzano esclusivamente le competenze linguistiche e logiche. La teoria di Gardner può essere utilizzata come metodo in grado di tener conto delle differenze esistenti tra le menti degli studenti e di programmare un'educazione scolastica capace di adeguarsi alla loro particolare varietà. Gli approfondimenti fatti sulle intelligenze multiple di Howard Gardner, sugli stili comunicativi e cognitivi, a parere mio, costituiscono la base sulla quale impostare il lavoro preventivo e di sostegno all'insorgere e all'identificarsi del disturbo.Il percorso svolto nella mia indagine, infatti, si conclude con una riflessione sui metodi pedagogici che sarebbe opportuno adottare con i bambini dislessici. Questo lavoro offre sicuramente spunti stimolanti per riflessioni e ulteriori approfondimenti.
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