La recente crisi economica internazionale e la globalizzazione hanno imposto alle imprese non solo di competere su tutti i mercati geografici, ma anche la ricerca di sempre nuovi modelli organizzativi attraverso cui migliorare la propria efficienza e le proprie performance. Tra le soluzioni sperimentate, particolarmente interessanti risultano alcune forme di collaborazione tra imprese basate su aggregazioni in rete. Tra queste il cosiddetto 'contratto di rete', recentemente introdotto nell'ordinamento italiano. Con tale contratto più imprenditori si impegnano a collaborare al fine di accrescere, sia individualmente che collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato, pur mantenendo la propria autonomia imprenditoriale. Si tratta di un fenomeno che sta coinvolgendo pian piano tutte le regioni italiane, in particolare quelle del Centro nord dove prevale la concentrazione di micro e piccole imprese; i settori sono molto differenziati: si va dalla metalmeccanica all'alimentare, ai servizi innovativi, all'edilizia, ecc. I vantaggi derivanti dall'adesione al contratto di rete possono essere: il superamento delle ridotte dimensioni aziendali tipiche delle pmi italiane, l'incremento del fatturato grazie alla maggiore competitività ottenuta con significative riduzioni di costi, la migliore visibità internazionale dei singoli e le maggiori occasioni di business. Tuttavia, questa forma contrattuale richiede uno sforzo enorme da parte degli imprenditori di cambiare la propria mentalità di fare impresa, da meno individualista a più collaborativa. Inoltre, il contratto di rete non deve essere visto solamente come strumento per ottenere contributi, ma anzi come mezzo efficace e flessibile per creare filiere produttive. Ecco perchè istituzioni, imprese e banche devono impegnarsi e collaborare al fine di creare un futuro di fiducia, crescita e benessere per il Paese.

Il contratto di rete per lo sviluppo dei territori. Sperimentazioni in Italia

PIANTAVIGNA, CAROLA
2011/2012

Abstract

La recente crisi economica internazionale e la globalizzazione hanno imposto alle imprese non solo di competere su tutti i mercati geografici, ma anche la ricerca di sempre nuovi modelli organizzativi attraverso cui migliorare la propria efficienza e le proprie performance. Tra le soluzioni sperimentate, particolarmente interessanti risultano alcune forme di collaborazione tra imprese basate su aggregazioni in rete. Tra queste il cosiddetto 'contratto di rete', recentemente introdotto nell'ordinamento italiano. Con tale contratto più imprenditori si impegnano a collaborare al fine di accrescere, sia individualmente che collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato, pur mantenendo la propria autonomia imprenditoriale. Si tratta di un fenomeno che sta coinvolgendo pian piano tutte le regioni italiane, in particolare quelle del Centro nord dove prevale la concentrazione di micro e piccole imprese; i settori sono molto differenziati: si va dalla metalmeccanica all'alimentare, ai servizi innovativi, all'edilizia, ecc. I vantaggi derivanti dall'adesione al contratto di rete possono essere: il superamento delle ridotte dimensioni aziendali tipiche delle pmi italiane, l'incremento del fatturato grazie alla maggiore competitività ottenuta con significative riduzioni di costi, la migliore visibità internazionale dei singoli e le maggiori occasioni di business. Tuttavia, questa forma contrattuale richiede uno sforzo enorme da parte degli imprenditori di cambiare la propria mentalità di fare impresa, da meno individualista a più collaborativa. Inoltre, il contratto di rete non deve essere visto solamente come strumento per ottenere contributi, ma anzi come mezzo efficace e flessibile per creare filiere produttive. Ecco perchè istituzioni, imprese e banche devono impegnarsi e collaborare al fine di creare un futuro di fiducia, crescita e benessere per il Paese.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/119506