Il Vietnam, paese del Sud-est asiatico, con 87,8 milioni di abitanti per il 75% al di sotto dei trent'anni, ha raggiunto impressionanti cambiamenti sociali ed economici. A partire dal 1986 il Doi Moi, implicando un triplo processo di ristrutturazione dello Stato e del settore pubblico, di sviluppo del settore privato e di apertura agli investimenti esteri e al mercato globale, si è posto come principio fondazionale di una stagione di progressi e processi di ristrutturazione e sviluppo, consentendo al Paese di beneficiare costantemente di elevati tassi di crescita economica, forte riduzione della povertà assoluta, indici di sviluppo umano e livelli di scolarizzazione crescenti, sviluppo delle infrastrutture di base... L'osservazione della bilancia commerciale rivela che l'integrazione nella divisione regionale del lavoro ha trasformato il Paese in un manufacturing hub, una base per l'esportazione di prodotti finiti realizzati mediante l'importazione dalla regione di tecnologie, macchinari e beni intermedi ad alto valore aggiunto. Per diventare paese a reddito medio il Vietnam deve quindi ancora superare numerose sfide; in primo luogo evitare la temuta middle income trap, nella quale molte economie emergenti sono cadute, e consistente, secondo lo studio del giapponese Keinichi Ohno, nell'incapacità di rompere il ¿soffitto di vetro¿, ossia il passaggio dalla produzione controllata dalla tecnologia e management straniero a quella dalle tecniche e conoscenze completamente internalizzate. In secondo luogo l'integrazione nei mercati mondiali potrebbe indebolire la capacità di affrontare povertà e diseguaglianze sociali a causa delle più aspra competizione economica e di norme che limitano aiuti alle classi e categorie svantaggiate. Anche se la crescita macroeconomica si è accompagnata a una notevole riduzione della povertà, le zone rurali risultano ancora sei volte più povere delle zone urbane e le zone abitate dalle minoranze risultano sette volte più povere di quelle abitate dalla popolazione dell'etnia prevalente Kinh. In particolare il lavoro di Rosaria Vega Pansini ¿La Fissazione dell'International Poverty Line. Una nuova proposta applicata al Vietnam¿ dimostra che la fissazione di una linea della povertà impiegante fattori di parità più rispondenti alle abitudini di consumo dei poveri porta, per il Vietnam, a tassi di povertà pari a più del doppio di quelli ufficiali, ossia che la povertà è sottostimata e che rimane ancora molto elevata soprattutto nelle zone più remote e isolate; tenere sotto controllo la potenziale instabilità sociale causata dalla crescente disuguaglianza tra le minoranze etniche appare quindi un'altra sfida.
Il Vietnam tra processi di sviluppo e povertà diffusa
BALDOVINO, ALBERTO
2011/2012
Abstract
Il Vietnam, paese del Sud-est asiatico, con 87,8 milioni di abitanti per il 75% al di sotto dei trent'anni, ha raggiunto impressionanti cambiamenti sociali ed economici. A partire dal 1986 il Doi Moi, implicando un triplo processo di ristrutturazione dello Stato e del settore pubblico, di sviluppo del settore privato e di apertura agli investimenti esteri e al mercato globale, si è posto come principio fondazionale di una stagione di progressi e processi di ristrutturazione e sviluppo, consentendo al Paese di beneficiare costantemente di elevati tassi di crescita economica, forte riduzione della povertà assoluta, indici di sviluppo umano e livelli di scolarizzazione crescenti, sviluppo delle infrastrutture di base... L'osservazione della bilancia commerciale rivela che l'integrazione nella divisione regionale del lavoro ha trasformato il Paese in un manufacturing hub, una base per l'esportazione di prodotti finiti realizzati mediante l'importazione dalla regione di tecnologie, macchinari e beni intermedi ad alto valore aggiunto. Per diventare paese a reddito medio il Vietnam deve quindi ancora superare numerose sfide; in primo luogo evitare la temuta middle income trap, nella quale molte economie emergenti sono cadute, e consistente, secondo lo studio del giapponese Keinichi Ohno, nell'incapacità di rompere il ¿soffitto di vetro¿, ossia il passaggio dalla produzione controllata dalla tecnologia e management straniero a quella dalle tecniche e conoscenze completamente internalizzate. In secondo luogo l'integrazione nei mercati mondiali potrebbe indebolire la capacità di affrontare povertà e diseguaglianze sociali a causa delle più aspra competizione economica e di norme che limitano aiuti alle classi e categorie svantaggiate. Anche se la crescita macroeconomica si è accompagnata a una notevole riduzione della povertà, le zone rurali risultano ancora sei volte più povere delle zone urbane e le zone abitate dalle minoranze risultano sette volte più povere di quelle abitate dalla popolazione dell'etnia prevalente Kinh. In particolare il lavoro di Rosaria Vega Pansini ¿La Fissazione dell'International Poverty Line. Una nuova proposta applicata al Vietnam¿ dimostra che la fissazione di una linea della povertà impiegante fattori di parità più rispondenti alle abitudini di consumo dei poveri porta, per il Vietnam, a tassi di povertà pari a più del doppio di quelli ufficiali, ossia che la povertà è sottostimata e che rimane ancora molto elevata soprattutto nelle zone più remote e isolate; tenere sotto controllo la potenziale instabilità sociale causata dalla crescente disuguaglianza tra le minoranze etniche appare quindi un'altra sfida.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/119270