In un mondo ormai dominato dalle continue e rivoluzionarie scoperte scientifiche, risulta sempre più necessario riuscire a prevedere quali possano essere le ripercussioni di lungo periodo di tali innovazioni. La capacità di poter porre preventivamente rimedio alle eventuali carenze delle tecnologie, limitandone l'uso o evidenziandone le criticità, è l'unico modo che ad oggi sembra garantire la sopravvivenza della specie, in armonia con l'ecosistema. Grazie al contributo di Habermas vengono qui analizzate le eventuali ripercussioni sociali dell'eugenetica, ovvero della modifica in fase embrionale del DNA umano, con l'obiettivo di renderlo immune da gravi malattie ereditarie o, elemento più controverso, per migliorarne le qualità fisiche e mentali. Strettamente connesso a questo discorso è il concetto di «etica della responsabilità» proposto da Jonas: il parametro per riuscire a valutare l'auspicabilità o meno di una tecnologia dev'essere la previsione realistica di quali possano esserne gli effetti nel futuro. Jonas si sofferma inoltre sul comunismo, forse più attento del sistema capitalistico al benessere della società nel suo insieme e dei singoli cittadini. Un'altra eventuale alternativa all'uso smodato della scienza, potrebbe essere la riscoperta del messaggio religioso che, se tradotto in un linguaggio universalmente accessibile, fornirebbe quel senso del limite che sembra andato perso. Date queste premesse, viene analizzata la tecnologia OGM in ambito alimentare. Dopo un'esposizione della storia, dei punti di forza e delle criticità, ci si sofferma sull'analisi di alcuni casi empirici esemplari. Le medesime controversie riscontrate nello scontro ideologico tra sostenitori e detrattori della tecnologie vengono sostanzialmente confermate dai casi empirici. Di fronte all'impossibilità di poter stabilire con sicurezza se la biotecnologia in questione rappresenti un elemento rivoluzionario o catastrofico per la nostra società e per l'ecosistema, le scelte politiche possono prendere indirizzi differenti, dalla liberalizzazione al divieto assoluto di coltivazione. La direzione che viene suggerita spinge però gli attori politici a riflettere sulle reali implicazioni nel futuro, senza badare soltanto ad un interesse contingente. L'obiettivo generale dovrebbe essere quella che Balducci chiama «etica planetaria», ovvero comune a tutti gli esseri umani e a tutte le culture, soprattutto grazie alla riscoperta dei contributi inespressi dalle culture marginalizzate dal dominio occidentale. Soltanto condividendo il medesimo punto di arrivo, cioè la salvezza della specie umana e una vita armonica fra popoli e con l'ecosistema, si potrà trovare il giusto indirizzo da intraprendere.

Genetica liberale e diseguaglianze sociali: un'analisi del dibattito sugli OGM

GIORGI, CHIARA
2015/2016

Abstract

In un mondo ormai dominato dalle continue e rivoluzionarie scoperte scientifiche, risulta sempre più necessario riuscire a prevedere quali possano essere le ripercussioni di lungo periodo di tali innovazioni. La capacità di poter porre preventivamente rimedio alle eventuali carenze delle tecnologie, limitandone l'uso o evidenziandone le criticità, è l'unico modo che ad oggi sembra garantire la sopravvivenza della specie, in armonia con l'ecosistema. Grazie al contributo di Habermas vengono qui analizzate le eventuali ripercussioni sociali dell'eugenetica, ovvero della modifica in fase embrionale del DNA umano, con l'obiettivo di renderlo immune da gravi malattie ereditarie o, elemento più controverso, per migliorarne le qualità fisiche e mentali. Strettamente connesso a questo discorso è il concetto di «etica della responsabilità» proposto da Jonas: il parametro per riuscire a valutare l'auspicabilità o meno di una tecnologia dev'essere la previsione realistica di quali possano esserne gli effetti nel futuro. Jonas si sofferma inoltre sul comunismo, forse più attento del sistema capitalistico al benessere della società nel suo insieme e dei singoli cittadini. Un'altra eventuale alternativa all'uso smodato della scienza, potrebbe essere la riscoperta del messaggio religioso che, se tradotto in un linguaggio universalmente accessibile, fornirebbe quel senso del limite che sembra andato perso. Date queste premesse, viene analizzata la tecnologia OGM in ambito alimentare. Dopo un'esposizione della storia, dei punti di forza e delle criticità, ci si sofferma sull'analisi di alcuni casi empirici esemplari. Le medesime controversie riscontrate nello scontro ideologico tra sostenitori e detrattori della tecnologie vengono sostanzialmente confermate dai casi empirici. Di fronte all'impossibilità di poter stabilire con sicurezza se la biotecnologia in questione rappresenti un elemento rivoluzionario o catastrofico per la nostra società e per l'ecosistema, le scelte politiche possono prendere indirizzi differenti, dalla liberalizzazione al divieto assoluto di coltivazione. La direzione che viene suggerita spinge però gli attori politici a riflettere sulle reali implicazioni nel futuro, senza badare soltanto ad un interesse contingente. L'obiettivo generale dovrebbe essere quella che Balducci chiama «etica planetaria», ovvero comune a tutti gli esseri umani e a tutte le culture, soprattutto grazie alla riscoperta dei contributi inespressi dalle culture marginalizzate dal dominio occidentale. Soltanto condividendo il medesimo punto di arrivo, cioè la salvezza della specie umana e una vita armonica fra popoli e con l'ecosistema, si potrà trovare il giusto indirizzo da intraprendere.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/119184