Da qualche anno in Italia non si fa che discutere di leggi elettorali e tutto lascia prevedere che si continuerà a farlo. La legge elettorale di nuova formulazione, c.d. Italicum, è legge dal primo luglio 2016, ma le perplessità e le proposte di modifica che si susseguono numerose, destano dubbi sulla sua permanenza. Questo lavoro si propone come scopo principale l'analisi dei sistemi elettorali che si sono susseguiti in Italia dalla liberazione ai giorni nostri. Il nostro Paese ha modificato più volte il sistema elettorale. Infatti, in poco più di due decenni, il sistema elettorale è stato riformato per tre volte: nel 1993 si è passati dal sistema proporzionale del 1948 a quello maggioritario, nel 2005 è stato reintrodotto il sistema proporzionale con premio di maggioranza, e nel 2015 il sistema è stato nuovamente riformato. All'interno dei singoli capitoli i sistemi appena enunciati vengono ripresi nel dettaglio. Dappertutto le leggi elettorali hanno conosciuto periodi di revisioni e trasformazioni costituendo oggetto di accanite discussioni. Parlare di leggi elettorali vuol dire parlare di come una comunità cerca di governare se stessa: che il loro sia un ruolo chiave nel funzionamento di un sistema politico-istituzionale non deve infatti stupire, e ancor meno può farlo l'enorme eco che l'argomento crea in tutta la comunità politica e non. Naturalmente l'elaborazione e la sperimentazione delle nuove leggi è sempre accompagnata da polemiche accesissime fra fautori di uno o della l'altra delle soluzioni in ballo, nessuna delle quali neutra, ma, anzi, ciascuna in grado di assicurare prospettive migliori a questa o a quella forza politica. I sistemi elettorali non soltanto sono lo strumento più manipolativo della politica ma plasmano anche il sistema partitico e incidono sulla determinazione della stessa rappresentanza. Al di là del caso italiano, l'interesse per l'argomento è certamente giustificato dal fatto che le leggi elettorali non sono, o almeno non soltanto, dei meccanismi di traduzione di voti in seggi, ma rappresentano, soprattutto, uno dei più importanti strumenti che gli ordinamenti moderni conoscono per l'esercizio diretto della sovranità popolare. Riformare un sistema elettorale nelle democrazie di lunga durata non implica agire su una tabula rasa, ma ogni riforma deve partire da una ricognizione accuratissima delle condizioni esistenti, da una valutazione approfondita dei problemi emersi e da una limpida progettazione delle soluzioni proponibili: soltanto in questo modo sarà possibile proporre correttivi atti a conseguire gli scopi desiderabili e desiderati. Qualunque sistema elettorale, infatti, costituisce di per se solo una struttura di vincoli e di opportunità che possono essere colte o meno. Benché l'affermazione che non esista un sistema elettorale perfetto sia banalmente corretta, spesso se ne deduce che riformare i sistemi elettorali non avrebbe senso. Invece no: esistono sistemi elettorali peggiori di altri, e soprattutto esistono sistemi elettorali migliori di altri. Una volta individuati gli obbiettivi di fondo da perseguire, che devono essere sistemici, intesi perciò a giovare il funzionamento del sistema politico, e non particolaristici (come lo sono stati i sistemi precedenti), si sarà in grado di disegnare un buon sistema elettorale.

Il sistema elettorale in Italia. Trasformazioni e sviluppi.

DE VINCENTIS, FEDERICA
2015/2016

Abstract

Da qualche anno in Italia non si fa che discutere di leggi elettorali e tutto lascia prevedere che si continuerà a farlo. La legge elettorale di nuova formulazione, c.d. Italicum, è legge dal primo luglio 2016, ma le perplessità e le proposte di modifica che si susseguono numerose, destano dubbi sulla sua permanenza. Questo lavoro si propone come scopo principale l'analisi dei sistemi elettorali che si sono susseguiti in Italia dalla liberazione ai giorni nostri. Il nostro Paese ha modificato più volte il sistema elettorale. Infatti, in poco più di due decenni, il sistema elettorale è stato riformato per tre volte: nel 1993 si è passati dal sistema proporzionale del 1948 a quello maggioritario, nel 2005 è stato reintrodotto il sistema proporzionale con premio di maggioranza, e nel 2015 il sistema è stato nuovamente riformato. All'interno dei singoli capitoli i sistemi appena enunciati vengono ripresi nel dettaglio. Dappertutto le leggi elettorali hanno conosciuto periodi di revisioni e trasformazioni costituendo oggetto di accanite discussioni. Parlare di leggi elettorali vuol dire parlare di come una comunità cerca di governare se stessa: che il loro sia un ruolo chiave nel funzionamento di un sistema politico-istituzionale non deve infatti stupire, e ancor meno può farlo l'enorme eco che l'argomento crea in tutta la comunità politica e non. Naturalmente l'elaborazione e la sperimentazione delle nuove leggi è sempre accompagnata da polemiche accesissime fra fautori di uno o della l'altra delle soluzioni in ballo, nessuna delle quali neutra, ma, anzi, ciascuna in grado di assicurare prospettive migliori a questa o a quella forza politica. I sistemi elettorali non soltanto sono lo strumento più manipolativo della politica ma plasmano anche il sistema partitico e incidono sulla determinazione della stessa rappresentanza. Al di là del caso italiano, l'interesse per l'argomento è certamente giustificato dal fatto che le leggi elettorali non sono, o almeno non soltanto, dei meccanismi di traduzione di voti in seggi, ma rappresentano, soprattutto, uno dei più importanti strumenti che gli ordinamenti moderni conoscono per l'esercizio diretto della sovranità popolare. Riformare un sistema elettorale nelle democrazie di lunga durata non implica agire su una tabula rasa, ma ogni riforma deve partire da una ricognizione accuratissima delle condizioni esistenti, da una valutazione approfondita dei problemi emersi e da una limpida progettazione delle soluzioni proponibili: soltanto in questo modo sarà possibile proporre correttivi atti a conseguire gli scopi desiderabili e desiderati. Qualunque sistema elettorale, infatti, costituisce di per se solo una struttura di vincoli e di opportunità che possono essere colte o meno. Benché l'affermazione che non esista un sistema elettorale perfetto sia banalmente corretta, spesso se ne deduce che riformare i sistemi elettorali non avrebbe senso. Invece no: esistono sistemi elettorali peggiori di altri, e soprattutto esistono sistemi elettorali migliori di altri. Una volta individuati gli obbiettivi di fondo da perseguire, che devono essere sistemici, intesi perciò a giovare il funzionamento del sistema politico, e non particolaristici (come lo sono stati i sistemi precedenti), si sarà in grado di disegnare un buon sistema elettorale.
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