La presente tesi è suddivisa in due capitoli principali: il primo presenta dal punto di vista politico, sociale e culturale la realtà nella quale fiorì il movimento di traduzione. Osservando, infatti, il contesto del periodo in questione, dall'VIII al X secolo d.C., sono maggiormente comprensibili le ragioni e i motivi grazie ai quali poté svilupparsi il suddetto movimento. Ricostruito lo scenario storico in cui si colloca l'attività traduttoria e definiti i luoghi dove essa per lo più si svolgeva, biblioteche private, come l'istituzione denominata Bayt al-Ḥikma e i circoli di intellettuali, il campo di interesse si ristringe sul movimento di traduzione delle opere filosofiche classiche, analizzando i motivi che spinsero i califfi a commissionare la traduzione di testi di natura filosofica e ricercando i maggiori esponenti, così da poter giungere a delineare un quadro generale dei principali filosofi arabi e delle opere greche tradotte da loro analizzate. Il secondo capitolo si concentra maggiormente su un secondo campo di indagine della tesi, ossia l'influenza esercitata dal pensiero filosofico di Platone. Per poter mostrare in che modo il mondo arabo-islamico sia venuto a conoscenza di quello ellenico e come sia stato, da quest'ultimo, influenzato attraverso l'opera di traduzione ¿ specialmente per quanto riguarda la concezione del pensiero platonico e, in particolar modo, de Il Simposio e del mito aristofaneo in esso contenuto ¿, la presente tesi analizza differenti opere di filosofi arabi contenenti parti del testo greco in questione. L'ultima parte è dedicata all'opera di Ibn Dāwūd al-Iṣbahānī (m. 909) che, nel suo Kitāb al-Zahra, trattò la concezione e il significato dell'amore, riprendendo, in alcune parti del testo, l'idea contenuta nell'opera di Platone, il Simposio. Quest'opera in particolare permette di mettere in evidenza tratti comuni nella concezione dell'amore nelle due differenti culture e mostra il modo in cui, attraverso il movimento di traduzione delle opere classiche di natura filosofica, il pensiero platonico sia stato tramandato da una cultura all'altra e sia giunto nel mondo islamico influenzando il pensiero e le concezioni dei filosofi arabi e fornendo loro le fondamenta dalle quali poter sviluppare le proprie riflessioni.

Dal greco all'arabo. Il movimento di traduzione nel periodo abbaside e l'influenza del pensiero di Platone nella tradizione letteraria e filosofica araba.

BERT, ALESSIA
2015/2016

Abstract

La presente tesi è suddivisa in due capitoli principali: il primo presenta dal punto di vista politico, sociale e culturale la realtà nella quale fiorì il movimento di traduzione. Osservando, infatti, il contesto del periodo in questione, dall'VIII al X secolo d.C., sono maggiormente comprensibili le ragioni e i motivi grazie ai quali poté svilupparsi il suddetto movimento. Ricostruito lo scenario storico in cui si colloca l'attività traduttoria e definiti i luoghi dove essa per lo più si svolgeva, biblioteche private, come l'istituzione denominata Bayt al-Ḥikma e i circoli di intellettuali, il campo di interesse si ristringe sul movimento di traduzione delle opere filosofiche classiche, analizzando i motivi che spinsero i califfi a commissionare la traduzione di testi di natura filosofica e ricercando i maggiori esponenti, così da poter giungere a delineare un quadro generale dei principali filosofi arabi e delle opere greche tradotte da loro analizzate. Il secondo capitolo si concentra maggiormente su un secondo campo di indagine della tesi, ossia l'influenza esercitata dal pensiero filosofico di Platone. Per poter mostrare in che modo il mondo arabo-islamico sia venuto a conoscenza di quello ellenico e come sia stato, da quest'ultimo, influenzato attraverso l'opera di traduzione ¿ specialmente per quanto riguarda la concezione del pensiero platonico e, in particolar modo, de Il Simposio e del mito aristofaneo in esso contenuto ¿, la presente tesi analizza differenti opere di filosofi arabi contenenti parti del testo greco in questione. L'ultima parte è dedicata all'opera di Ibn Dāwūd al-Iṣbahānī (m. 909) che, nel suo Kitāb al-Zahra, trattò la concezione e il significato dell'amore, riprendendo, in alcune parti del testo, l'idea contenuta nell'opera di Platone, il Simposio. Quest'opera in particolare permette di mettere in evidenza tratti comuni nella concezione dell'amore nelle due differenti culture e mostra il modo in cui, attraverso il movimento di traduzione delle opere classiche di natura filosofica, il pensiero platonico sia stato tramandato da una cultura all'altra e sia giunto nel mondo islamico influenzando il pensiero e le concezioni dei filosofi arabi e fornendo loro le fondamenta dalle quali poter sviluppare le proprie riflessioni.
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