La relazione finale si occupa di esaminare come l'introduzione di macchine ancora poco diffuse tra le ditte di utilizzazione forestale possa ripercuotersi sulle rese di lavoro e i costi da queste sostenuti per la produzione di legname. Per stabilire quali siano gli effetti e i limiti legati all'introduzione di nuove tecnologie nel panorama forestale italiano sono stati presi in considerazione 4 casi studio, riguardanti cantieri in cui per l'abbattimento ed allestimento del legname sono stati utilizzati harvester e processori forestali. Viene analizzata la filiera foresta-legno italiana, a partire da un'analisi della situazione dei boschi italiani, caratterizzati dalla loro ubicazione prevalentemente montana e dalla difficoltà di accesso che questo comporta, e dalla tipologia di proprietà, spesso frammentaria o affidata ad enti pubblici non sempre efficienti nella loro gestione. Si esaminano poi le imprese operanti nel settore, evidenziando la contrapposizione tra ditte boschive, spesso attività di piccole dimensioni e poco specializzate, incapaci di produrre grandi quantitativi di legname, e imprese di seconda lavorazione, imprese con volumi d'affari molto maggiori, importatrici di grandi quantitativi di legno dall'estero ed esportatrici di prodotti finiti. La relazione prosegue con un inquadramento teorico della funzione di produzione, strumento atto ad analizzare le scelte che vengono operate dalle imprese. Particolare attenzione viene posta sulla relazione che intercorre tra due fattori di produzione, come possono essere il lavoro e le macchine, e su come le combinazioni di questi fattori possa influire sui costi sostenuti dall'azienda. Laterza parte della relazione si occupa di stabilire quale sia il livello di produzione raggiungibile mediamente con le tecniche più comunemente utilizzate nei cantieri forestali italiani. Sono stati quindi analizzati i cantieri. Due degli studi si sono svolti in fustaie situate sulle alpi, entrambi utilizzando un harvester per l'abbattimento e l'allestimento degli alberi. Entrambi gli studi hanno evidenziato, rispetto ai cantieri tradizionali, produttività maggiori e costi unitari inferiori. I restanti due casi studio esaminano quali siano gli effetti dell'aumento della meccanizzazione per i cantieri forestali nei boschi gestiti a governo ceduo in ambiente appenninico. In uno studio le ditte prese in considerazione utilizzano dei combinati per operare tagli in un castagneto. Lo studio evidenzia come l'utilizzo di queste macchine si riveli utile per abbattere i costi di produzione unitari in questi cantieri. Il secondo studio confronta le performance di una ditta tradizionale, una equipaggiata con processore e una che sfrutta un harvester in un ceduo di faggio appenninico. I risultati mostrano come la meccanizzazione, su grandi quantitativi di materiale, si riveli la scelta migliore per diminuire i costi di produzione unitari. In conclusione tutti gli studi mostrano come l'aumento della meccanizzazione potrebbe portare ad un aumento della produttività per i cantieri forestali, e ad una diminuzione dei costi di produzione unitari per il legname. I limiti più grandi per l'avanzamento della meccanizzazione forestale in Italia vengono individuati nei costi di queste macchine, spesso proibitivi per le dimensioni ridotte delle ditte boschive operanti nel nostro Paese, e dall'ubicazione dei boschi, difficilmente accessibili ai macchinari più pesanti.

L'influenza delle nuove tecnologie sulla produttività e sui costi dei cantieri forestali

FERRERO VARSINO, ENRICO
2015/2016

Abstract

La relazione finale si occupa di esaminare come l'introduzione di macchine ancora poco diffuse tra le ditte di utilizzazione forestale possa ripercuotersi sulle rese di lavoro e i costi da queste sostenuti per la produzione di legname. Per stabilire quali siano gli effetti e i limiti legati all'introduzione di nuove tecnologie nel panorama forestale italiano sono stati presi in considerazione 4 casi studio, riguardanti cantieri in cui per l'abbattimento ed allestimento del legname sono stati utilizzati harvester e processori forestali. Viene analizzata la filiera foresta-legno italiana, a partire da un'analisi della situazione dei boschi italiani, caratterizzati dalla loro ubicazione prevalentemente montana e dalla difficoltà di accesso che questo comporta, e dalla tipologia di proprietà, spesso frammentaria o affidata ad enti pubblici non sempre efficienti nella loro gestione. Si esaminano poi le imprese operanti nel settore, evidenziando la contrapposizione tra ditte boschive, spesso attività di piccole dimensioni e poco specializzate, incapaci di produrre grandi quantitativi di legname, e imprese di seconda lavorazione, imprese con volumi d'affari molto maggiori, importatrici di grandi quantitativi di legno dall'estero ed esportatrici di prodotti finiti. La relazione prosegue con un inquadramento teorico della funzione di produzione, strumento atto ad analizzare le scelte che vengono operate dalle imprese. Particolare attenzione viene posta sulla relazione che intercorre tra due fattori di produzione, come possono essere il lavoro e le macchine, e su come le combinazioni di questi fattori possa influire sui costi sostenuti dall'azienda. Laterza parte della relazione si occupa di stabilire quale sia il livello di produzione raggiungibile mediamente con le tecniche più comunemente utilizzate nei cantieri forestali italiani. Sono stati quindi analizzati i cantieri. Due degli studi si sono svolti in fustaie situate sulle alpi, entrambi utilizzando un harvester per l'abbattimento e l'allestimento degli alberi. Entrambi gli studi hanno evidenziato, rispetto ai cantieri tradizionali, produttività maggiori e costi unitari inferiori. I restanti due casi studio esaminano quali siano gli effetti dell'aumento della meccanizzazione per i cantieri forestali nei boschi gestiti a governo ceduo in ambiente appenninico. In uno studio le ditte prese in considerazione utilizzano dei combinati per operare tagli in un castagneto. Lo studio evidenzia come l'utilizzo di queste macchine si riveli utile per abbattere i costi di produzione unitari in questi cantieri. Il secondo studio confronta le performance di una ditta tradizionale, una equipaggiata con processore e una che sfrutta un harvester in un ceduo di faggio appenninico. I risultati mostrano come la meccanizzazione, su grandi quantitativi di materiale, si riveli la scelta migliore per diminuire i costi di produzione unitari. In conclusione tutti gli studi mostrano come l'aumento della meccanizzazione potrebbe portare ad un aumento della produttività per i cantieri forestali, e ad una diminuzione dei costi di produzione unitari per il legname. I limiti più grandi per l'avanzamento della meccanizzazione forestale in Italia vengono individuati nei costi di queste macchine, spesso proibitivi per le dimensioni ridotte delle ditte boschive operanti nel nostro Paese, e dall'ubicazione dei boschi, difficilmente accessibili ai macchinari più pesanti.
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