In un contesto caratterizzato da difficoltà nel reperimento di finanziamenti attraverso il canale bancario, derivanti dalla stretta creditizia portata dalla crisi finanziaria del 2007, e da una crescente integrazione e interdipendenza dei mercati finanziari a livello globale, la raccolta dei capitali attraverso l'emissione di strumenti obbligazionari presso i mercati internazionali offre alle imprese interessanti opportunità di funding. Il seguente elaborato si pone l'obiettivo di analizzare l'evoluzione e i meccanismi di funzionamento di tale canale di finanziamento, al fine di delinearne le caratteristiche chiave che possano essere determinanti in sede di pianificazione finanziaria. I dati forniti dalla BRI confermano un crescente ricorso al mercato obbligazionario internazionale da parte delle imprese non finanziare, coerentemente con l'ipotesi di affiancamento e sostituzione del credito bancario, razionato in seguito allo scoppio della crisi, con la raccolta diretta sui mercati dei capitali di debito. Il mercato obbligazionario mette a disposizione diverse tipologie di strumenti internazionali, quali i foreign bond, gli eurobond e i global bond, ai quali possono essere collegati svariati benefici, soprattutto in termini di riduzione del costo del debito. La scelta di rivolgersi al canale obbligazionario internazionale può derivare da numerosi fattori: sono rilevanti le caratteristiche dei soggetti emittenti, le esigenze specifiche o le strategie opportunistiche che derivano dall'impiego di una determinata valuta, il grado di sviluppo e i sistemi normativi dei diversi mercati; un forte impatto è dato dai sistemi fiscali e dalla loro corretta interazione, tale da non generare distorsioni quali i fenomeni di doppia imposizione, nocivi per la libera circolazione internazionale dei capitali. Proprio in materia fiscale, prima del 2012, il sistema normativo italiano risultava poco equo e squilibrato, rendendo poco conveniente il ricorso al mercato obbligazionario a determinate categorie di mutuatari e favorendo la scelta del canale bancario, da sempre dominante nel nostro sistema. I due Decreti Sviluppo introdotti nel 2012 hanno esteso il regime fiscale più favorevole, prima riservato ai grandi emittenti, ai prenditori di fondi non quotatati, cercando così di rendere più agevole l'accesso a questo canale di finanziamento anche alla categoria delle piccole e medie imprese, costituente fondamentale del tessuto industriale italiano. Credit crunch, regolamentazioni più rigide per il settore bancario e nuova normativa stanno portando a un graduale mutamento della composizione del passivo delle aziende italiane verso una struttura del debito più equilibrata e differenziata, in linea con le tendenze medie registrate nell'area euro. Le imprese italiane che decidono di raccogliere capitale tramite l'emissione di obbligazioni sfruttano per lo più i mercati internazionali, più avanzati e più profondi di quello domestico. Diverse imprese nel 2014 hanno quotato i propri titoli presso la borsa lussemburghese e irlandese, con differenti strategie e obiettivi, quali il riassetto e l'ottimizzazione del passivo, la diversificazione delle fonti di finanziamento, lo svolgimento delle attività tipiche dell'impresa. Infine, il ricorso ai mercati finanziari internazionali risulta sempre più rilevante anche nelle economie emergenti, a testimonianza della portata globale del fenomeno della loro crescente integrazione e internazionalizzazione.

La raccolta obbligazionaria sui mercati internazionali

BOURCET, ROBERTA
2014/2015

Abstract

In un contesto caratterizzato da difficoltà nel reperimento di finanziamenti attraverso il canale bancario, derivanti dalla stretta creditizia portata dalla crisi finanziaria del 2007, e da una crescente integrazione e interdipendenza dei mercati finanziari a livello globale, la raccolta dei capitali attraverso l'emissione di strumenti obbligazionari presso i mercati internazionali offre alle imprese interessanti opportunità di funding. Il seguente elaborato si pone l'obiettivo di analizzare l'evoluzione e i meccanismi di funzionamento di tale canale di finanziamento, al fine di delinearne le caratteristiche chiave che possano essere determinanti in sede di pianificazione finanziaria. I dati forniti dalla BRI confermano un crescente ricorso al mercato obbligazionario internazionale da parte delle imprese non finanziare, coerentemente con l'ipotesi di affiancamento e sostituzione del credito bancario, razionato in seguito allo scoppio della crisi, con la raccolta diretta sui mercati dei capitali di debito. Il mercato obbligazionario mette a disposizione diverse tipologie di strumenti internazionali, quali i foreign bond, gli eurobond e i global bond, ai quali possono essere collegati svariati benefici, soprattutto in termini di riduzione del costo del debito. La scelta di rivolgersi al canale obbligazionario internazionale può derivare da numerosi fattori: sono rilevanti le caratteristiche dei soggetti emittenti, le esigenze specifiche o le strategie opportunistiche che derivano dall'impiego di una determinata valuta, il grado di sviluppo e i sistemi normativi dei diversi mercati; un forte impatto è dato dai sistemi fiscali e dalla loro corretta interazione, tale da non generare distorsioni quali i fenomeni di doppia imposizione, nocivi per la libera circolazione internazionale dei capitali. Proprio in materia fiscale, prima del 2012, il sistema normativo italiano risultava poco equo e squilibrato, rendendo poco conveniente il ricorso al mercato obbligazionario a determinate categorie di mutuatari e favorendo la scelta del canale bancario, da sempre dominante nel nostro sistema. I due Decreti Sviluppo introdotti nel 2012 hanno esteso il regime fiscale più favorevole, prima riservato ai grandi emittenti, ai prenditori di fondi non quotatati, cercando così di rendere più agevole l'accesso a questo canale di finanziamento anche alla categoria delle piccole e medie imprese, costituente fondamentale del tessuto industriale italiano. Credit crunch, regolamentazioni più rigide per il settore bancario e nuova normativa stanno portando a un graduale mutamento della composizione del passivo delle aziende italiane verso una struttura del debito più equilibrata e differenziata, in linea con le tendenze medie registrate nell'area euro. Le imprese italiane che decidono di raccogliere capitale tramite l'emissione di obbligazioni sfruttano per lo più i mercati internazionali, più avanzati e più profondi di quello domestico. Diverse imprese nel 2014 hanno quotato i propri titoli presso la borsa lussemburghese e irlandese, con differenti strategie e obiettivi, quali il riassetto e l'ottimizzazione del passivo, la diversificazione delle fonti di finanziamento, lo svolgimento delle attività tipiche dell'impresa. Infine, il ricorso ai mercati finanziari internazionali risulta sempre più rilevante anche nelle economie emergenti, a testimonianza della portata globale del fenomeno della loro crescente integrazione e internazionalizzazione.
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