Greek culture never developed a solid image of the mundane space. In the two millennials that separate Homer from Byzantium, the study about the human's destiny after death produced multiple and, often, contradictory answers. The object of this work is to provide an overview of this conglomerate of ideas and to understand how they are translated into different literary representations. This treatise has been divided in two parts. The first, which includes the first three chapters, is entitled “imagining the afterlife” and intends to study some of the ways in which the Greeks conceptualized the life after death. The first chapter highlights how the several eschatological beliefs are reflected in a great mutability of the infernal topography. Here the world of the dead is treated as a place to describe in its constitutive elements, with particular attention to otherwordly morphology and hydrography. Subsequently the attention moves on the analysis of the sensory aspects related to the inferior passage, interpreting the Hades according to the categories of sight and hearing. The second chapter is, instead, about the deceased, and his physical and intellectual features. It shows how the representation of the deceased is the result of a specific cultural system. Great attention is paid to the concepts of body and soul, entities that deserve further studies due to the different meaning that antiquity reserves to them. Finally, the third chapter, adopting a point of view typical of the sciences of religion, describes the afterlife as a place of rewards and punishments. It is explained how the Greek beliefs system does not imply any obligation of faith in a universal judgment and how the rewarding and punitive aspect of the Hellenic afterlife should be interpretated considering both cultural and anthropological specificities. To ensure an overall view within such a vast panorama, texts belonging to very distinct chronological periods were chosen, trying to cover the long interval of time between Homer and Lucian. The anthological proposals are juxtaposed and compared by analogies and differences, proceeding from the general to the particular: we illustrate which are the most widespread overseas representations and then consider, in a constrastive key, the minority ones. The second part of the study, instead, concerns “laughing in hell” and is an analysis of the role that the topoi of Greek literature had in the elaboration of two Byzantine catabases: that of Timarion and Mazaris. Here is intensified the way in which the elements of the pagan tradition are received by the new Christian sensitivity. It is also intended to show how the different cultural climate involves an ad hoc inevitably elaboration of the infernal space and how it welcomes suggestions and ideas of the new medieval society.

La cultura greca non ha mai elaborato un'immagine univoca dello spazio oltremondano. Nei due millenni che separano Omero da Bisanzio, la riflessione sul destino dell'uomo dopo la morte ha prodotto risposte molteplici e, spesso, contraddittorie. Obiettivo del lavoro è quello di fornire una panoramica su tale congerie di idee e di capire come esse vengano tradotte in diverse rappresentazioni letterarie. La trattazione è stata suddivisa in due parti. La prima, comprendente i tre capitoli iniziali, è stata intitolata “immaginare l'aldilà'' e intende studiare alcuni dei modi in cui i Greci hanno concettualizzato l'oltretomba. Il capitolo primo mette in luce come le numerose credenze escatologiche si riflettano in una grande mutevolezza della topografia infera. Qui si tratta il mondo dei morti come fosse un luogo da descrivere nei suoi elementi costitutivi, con particolare attenzione alla morfologia e all'idrografia ultraterrena. Si passa poi ad analizzare gli aspetti sensoriali legati al paesaggio infero, interpretando l'Ade in base alle categorie di vista e udito. Il capitolo secondo, invece, riguarda il defunto e le sue caratteristiche fisiche e intellettive. Si dimostra come la rappresentazione del morto sia frutto di un preciso sistema culturale. Grande attenzione è rivolta ai concetti di corpo e anima, entità che meritano un approfondimento a parte a causa del diverso significato che l'antichità riserva loro. Il capitolo terzo, infine, adottando un punto di vista proprio delle scienze delle religioni, descrive l'oltretomba come luogo di premi e castighi. Viene esplicitato come il sistema di credenze greche non comporti alcun obbligo di fede in un giudizio universale e come l'aspetto premiale e punitivo dell'aldilà ellenico vada interpretato tenendo conto di specificità sia culturali che antropologiche. Per garantire una visione di insieme all'interno di un panorama così vasto, sono stati scelti testi appartenenti a periodi cronologici ben distinti, cercando di coprire il lungo intervallo di tempo che intercorre fra Omero e Luciano. Le proposte antologiche vengono accostate e comparate per analogie e differenze, procedendo dal generale al particolare: si illustra quale siano le rappresentazioni oltremondane più diffuse per poi considerare, in chiave contrastiva, quelle minoritarie. La seconda parte dello studio, invece, riguarda il “ridere all'inferno'' ed è un'analisi del ruolo che i topoi della letteratura greca hanno avuto nell'elaborazione di due catabasi bizantine: quella di Timarione e di Mazaris. Qui si insiste in particolare sul modo in cui gli elementi della tradizione pagana vengono accolti dalla nuova sensibilità cristiana. Si intende altresì mostrare come il diverso clima culturale comporti inevitabilmente un'elaborazione ad hoc dello spazio inferno e come esso accolga suggestioni e idee della nuova società medievale.

I Greci e l'aldilà: Concetti, immagini e rappresentazioni oltremondane da Omero a Bisanzio

CARUSO, LORENZO LUDOVICO
2019/2020

Abstract

La cultura greca non ha mai elaborato un'immagine univoca dello spazio oltremondano. Nei due millenni che separano Omero da Bisanzio, la riflessione sul destino dell'uomo dopo la morte ha prodotto risposte molteplici e, spesso, contraddittorie. Obiettivo del lavoro è quello di fornire una panoramica su tale congerie di idee e di capire come esse vengano tradotte in diverse rappresentazioni letterarie. La trattazione è stata suddivisa in due parti. La prima, comprendente i tre capitoli iniziali, è stata intitolata “immaginare l'aldilà'' e intende studiare alcuni dei modi in cui i Greci hanno concettualizzato l'oltretomba. Il capitolo primo mette in luce come le numerose credenze escatologiche si riflettano in una grande mutevolezza della topografia infera. Qui si tratta il mondo dei morti come fosse un luogo da descrivere nei suoi elementi costitutivi, con particolare attenzione alla morfologia e all'idrografia ultraterrena. Si passa poi ad analizzare gli aspetti sensoriali legati al paesaggio infero, interpretando l'Ade in base alle categorie di vista e udito. Il capitolo secondo, invece, riguarda il defunto e le sue caratteristiche fisiche e intellettive. Si dimostra come la rappresentazione del morto sia frutto di un preciso sistema culturale. Grande attenzione è rivolta ai concetti di corpo e anima, entità che meritano un approfondimento a parte a causa del diverso significato che l'antichità riserva loro. Il capitolo terzo, infine, adottando un punto di vista proprio delle scienze delle religioni, descrive l'oltretomba come luogo di premi e castighi. Viene esplicitato come il sistema di credenze greche non comporti alcun obbligo di fede in un giudizio universale e come l'aspetto premiale e punitivo dell'aldilà ellenico vada interpretato tenendo conto di specificità sia culturali che antropologiche. Per garantire una visione di insieme all'interno di un panorama così vasto, sono stati scelti testi appartenenti a periodi cronologici ben distinti, cercando di coprire il lungo intervallo di tempo che intercorre fra Omero e Luciano. Le proposte antologiche vengono accostate e comparate per analogie e differenze, procedendo dal generale al particolare: si illustra quale siano le rappresentazioni oltremondane più diffuse per poi considerare, in chiave contrastiva, quelle minoritarie. La seconda parte dello studio, invece, riguarda il “ridere all'inferno'' ed è un'analisi del ruolo che i topoi della letteratura greca hanno avuto nell'elaborazione di due catabasi bizantine: quella di Timarione e di Mazaris. Qui si insiste in particolare sul modo in cui gli elementi della tradizione pagana vengono accolti dalla nuova sensibilità cristiana. Si intende altresì mostrare come il diverso clima culturale comporti inevitabilmente un'elaborazione ad hoc dello spazio inferno e come esso accolga suggestioni e idee della nuova società medievale.
ITA
Greek culture never developed a solid image of the mundane space. In the two millennials that separate Homer from Byzantium, the study about the human's destiny after death produced multiple and, often, contradictory answers. The object of this work is to provide an overview of this conglomerate of ideas and to understand how they are translated into different literary representations. This treatise has been divided in two parts. The first, which includes the first three chapters, is entitled “imagining the afterlife” and intends to study some of the ways in which the Greeks conceptualized the life after death. The first chapter highlights how the several eschatological beliefs are reflected in a great mutability of the infernal topography. Here the world of the dead is treated as a place to describe in its constitutive elements, with particular attention to otherwordly morphology and hydrography. Subsequently the attention moves on the analysis of the sensory aspects related to the inferior passage, interpreting the Hades according to the categories of sight and hearing. The second chapter is, instead, about the deceased, and his physical and intellectual features. It shows how the representation of the deceased is the result of a specific cultural system. Great attention is paid to the concepts of body and soul, entities that deserve further studies due to the different meaning that antiquity reserves to them. Finally, the third chapter, adopting a point of view typical of the sciences of religion, describes the afterlife as a place of rewards and punishments. It is explained how the Greek beliefs system does not imply any obligation of faith in a universal judgment and how the rewarding and punitive aspect of the Hellenic afterlife should be interpretated considering both cultural and anthropological specificities. To ensure an overall view within such a vast panorama, texts belonging to very distinct chronological periods were chosen, trying to cover the long interval of time between Homer and Lucian. The anthological proposals are juxtaposed and compared by analogies and differences, proceeding from the general to the particular: we illustrate which are the most widespread overseas representations and then consider, in a constrastive key, the minority ones. The second part of the study, instead, concerns “laughing in hell” and is an analysis of the role that the topoi of Greek literature had in the elaboration of two Byzantine catabases: that of Timarion and Mazaris. Here is intensified the way in which the elements of the pagan tradition are received by the new Christian sensitivity. It is also intended to show how the different cultural climate involves an ad hoc inevitably elaboration of the infernal space and how it welcomes suggestions and ideas of the new medieval society.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/118782