Il decennio che va dal 1990 al 2000 è stato caratterizzato da profondi mutamenti dello scenario internazionale. Tutto inizia con la fine del mondo bipolare, diviso tra la democrazia degli Stati occidentali e la dittatura del regime comunista sovietico. I conflitti che dominano il panorama mondiale appaiono diversi rispetto al passato, non coinvolgono più due eserciti regolari facilmente identificabili, ma sono più simili a guerre civili che interessano tutta la popolazione. La dissoluzione dell'ex-Jugoslavia si presenta come una nuova generazione di guerre e, inoltre, rappresenta per l'Italia ed il suo Esercito il primo intervento “fuori area” di una certa portata. Questi rappresentano gli anni della svolta per la Forza Armata italiana, infatti, l'intervento nei Balcani è foriero di novità importanti che interesseranno negli anni a venire la struttura dello strumento militare italiano. I cambiamenti strutturali principali interessano la trasformazione dell'Esercito che passa da un modello tradizionale (uomini e mezzi pronti ad essere schierati in caso di attacco nemico) ad un modello professionale e snello misurato e pronto ad operare in missioni di peacekeeping (mantenimento della pace), durante le quali, per soddisfare gli obiettivi posti, non è importante e decisivo il solo ed esclusivo uso della forza bruta, ma anche il sapersi relazionare con la popolazione locale per ridurre al minimo i rischi, già di per sé alti, che sono presenti in questi nuovi scenari. La Forza Armata italiana si dota della capacità di schierarsi rapidamente a grandi distanze dalla propria sede stanziale, di sostenere un impegno che può durare fino ad alcuni anni e che presenta un ritmo operativo variabile con picchi ad alta intensità. Inoltre i contingenti schierati all'estero devono saper rispondere a minacce non sempre chiaramente identificabili che possono mutare nel corso del tempo. Nel corso della trattazione sono analizzati i fattori che hanno portato a questo cambiamento dell'Esercito italiano, con uno sguardo a quella che potrebbe diventare la guerra nel prossimo futuro e di conseguenza i relativi piani dell'Esercito per rispondere a questi continui cambiamenti.
L'Esercito Italiano ed il peacekeeping: l'evoluzione della Forza Armata terrestre dinanzi alle nuove missioni a partire dagli anni Novanta
PASCALI, ANDREA
2019/2020
Abstract
Il decennio che va dal 1990 al 2000 è stato caratterizzato da profondi mutamenti dello scenario internazionale. Tutto inizia con la fine del mondo bipolare, diviso tra la democrazia degli Stati occidentali e la dittatura del regime comunista sovietico. I conflitti che dominano il panorama mondiale appaiono diversi rispetto al passato, non coinvolgono più due eserciti regolari facilmente identificabili, ma sono più simili a guerre civili che interessano tutta la popolazione. La dissoluzione dell'ex-Jugoslavia si presenta come una nuova generazione di guerre e, inoltre, rappresenta per l'Italia ed il suo Esercito il primo intervento “fuori area” di una certa portata. Questi rappresentano gli anni della svolta per la Forza Armata italiana, infatti, l'intervento nei Balcani è foriero di novità importanti che interesseranno negli anni a venire la struttura dello strumento militare italiano. I cambiamenti strutturali principali interessano la trasformazione dell'Esercito che passa da un modello tradizionale (uomini e mezzi pronti ad essere schierati in caso di attacco nemico) ad un modello professionale e snello misurato e pronto ad operare in missioni di peacekeeping (mantenimento della pace), durante le quali, per soddisfare gli obiettivi posti, non è importante e decisivo il solo ed esclusivo uso della forza bruta, ma anche il sapersi relazionare con la popolazione locale per ridurre al minimo i rischi, già di per sé alti, che sono presenti in questi nuovi scenari. La Forza Armata italiana si dota della capacità di schierarsi rapidamente a grandi distanze dalla propria sede stanziale, di sostenere un impegno che può durare fino ad alcuni anni e che presenta un ritmo operativo variabile con picchi ad alta intensità. Inoltre i contingenti schierati all'estero devono saper rispondere a minacce non sempre chiaramente identificabili che possono mutare nel corso del tempo. Nel corso della trattazione sono analizzati i fattori che hanno portato a questo cambiamento dell'Esercito italiano, con uno sguardo a quella che potrebbe diventare la guerra nel prossimo futuro e di conseguenza i relativi piani dell'Esercito per rispondere a questi continui cambiamenti.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/118603