This dissertation proposes a reading of the second work published by Anna Maria Ortese, a collection of seventeen proses of hard literary definition composed between 1944 and 1950, year of the final publication of "L'Infanta sepolta", an unfairly underestimated book to which, here, I've tried to restore dignity. Although its weakness from an editorial point of view, both because of the heterogeneous nature, which distances it a lot from the debut book ("Angelici dolori", 1937), and both because of the success of "Il mare non bagna Napoli" in 1953, which definitively left the previous book behind, "L'Infanta sepolta" plays a fundamental role in Ortesian production because it shapes the poetics that the writer follows for the rest of her career. In fact, through a transversal analysis of content, the study conducted recognises in these texts the development of a sensitivity which, compared to the astonished one she had in her youth, becomes more mature with the tragic consequences of the Second World War. To the disenchantment imposed by this traumatic phenomenon, which reveals to the author the gravity of the pain suffered in the world, Ortese elaborates an ethical response that proposes, as the only solution, the practice of compassion and the acceptance of the other in oneself. At the same time, through a transversal stylistic analysis, in this dissertation is observed how Ortese's need to share this message is such strong to break down the conventional traits of literary genres, giving life to proses where the narrative is mixed with essayistic intentions and autobiographical suggestions. Moving from the ethical and poetic declarations of the first partition of the book, to the narrative claim of the invisible of the second one, and finally arriving at the dramatic vision of Naples evoked in the third section, Ortese offers her vision of reality bordering the boundaries of the fantastic. The work is organized into a chapter on the framework of the "L'Infanta sepolta" and then in three chapters for the respective sections in which the texts are divided in the book; the conclusions instead consider the collection itself in order to highlight its intrinsic value.

L'elaborato propone una lettura della seconda opera pubblicata da Anna Maria Ortese, una raccolta composta da diciassette prose di difficile definizione letteraria composte tra il 1944 e il 1950, anno d'uscita del libro indebitamente trascurato e a cui, in questa sede, si vuole restituire dignità. Pur trattandosi di un'opera editorialmente debole sia a causa della natura composita, che tanto la distanzia dal libro d'esordio ("Angelici dolori", 1937), sia a causa del successo di "Il mare non bagna Napoli" nel 1953, che la oscura ulteriormente, "L'Infanta sepolta" ha un ruolo fondamentale nella produzione ortesiana perché plasma la poetica che accompagnerà l'autrice per il resto della sua carriera. Tramite una trasversale analisi contenutistica, lo studio condotto rintraccia infatti in questi testi lo sviluppo di una sensibilità che, rispetto lo sguardo meravigliato degli anni giovanili, si fa più matura dal momento in cui si scontra con le tragiche conseguenze della Seconda guerra mondiale. Al disincanto imposto da questo fenomeno traumatico, che rivela all'autrice la gravità del male sofferto nel mondo, Ortese elabora una risposta etica che propone come unica soluzione la pratica della compassione e l'accoglienza dell'altro in sé. Al contempo, tramite una trasversale analisi stilistica, si è evidenziato come l'urgenza di questo messaggio sia tale da abbattere i tratti convenzionali dei generi letterari, dando vita a prose in cui il racconto si concede a intenti saggistici e suggestioni autobiografiche. Passando dalle dichiarazioni etiche e poetiche della prima partizione alla rivendicazione narrativa dell'invisibile della seconda e arrivando, infine, alla drammatica visione di Napoli evocata nella terza, Ortese offre la sua visione di realtà rasentando i confini del fantastico. L'elaborato si articola in un capitolo di inquadramento dell'opera e in tre capitoli destinati alle rispettive sezioni in cui i testi che compongono "L'Infanta sepolta" sono suddivisi; nelle conclusioni si considera invece la raccolta nel suo insieme al fine di evidenziarne il valore intrinseco.

Anna Maria Ortese e la forma breve: una lettura dell'"Infanta sepolta"

CAMPANA, MARTA
2019/2020

Abstract

L'elaborato propone una lettura della seconda opera pubblicata da Anna Maria Ortese, una raccolta composta da diciassette prose di difficile definizione letteraria composte tra il 1944 e il 1950, anno d'uscita del libro indebitamente trascurato e a cui, in questa sede, si vuole restituire dignità. Pur trattandosi di un'opera editorialmente debole sia a causa della natura composita, che tanto la distanzia dal libro d'esordio ("Angelici dolori", 1937), sia a causa del successo di "Il mare non bagna Napoli" nel 1953, che la oscura ulteriormente, "L'Infanta sepolta" ha un ruolo fondamentale nella produzione ortesiana perché plasma la poetica che accompagnerà l'autrice per il resto della sua carriera. Tramite una trasversale analisi contenutistica, lo studio condotto rintraccia infatti in questi testi lo sviluppo di una sensibilità che, rispetto lo sguardo meravigliato degli anni giovanili, si fa più matura dal momento in cui si scontra con le tragiche conseguenze della Seconda guerra mondiale. Al disincanto imposto da questo fenomeno traumatico, che rivela all'autrice la gravità del male sofferto nel mondo, Ortese elabora una risposta etica che propone come unica soluzione la pratica della compassione e l'accoglienza dell'altro in sé. Al contempo, tramite una trasversale analisi stilistica, si è evidenziato come l'urgenza di questo messaggio sia tale da abbattere i tratti convenzionali dei generi letterari, dando vita a prose in cui il racconto si concede a intenti saggistici e suggestioni autobiografiche. Passando dalle dichiarazioni etiche e poetiche della prima partizione alla rivendicazione narrativa dell'invisibile della seconda e arrivando, infine, alla drammatica visione di Napoli evocata nella terza, Ortese offre la sua visione di realtà rasentando i confini del fantastico. L'elaborato si articola in un capitolo di inquadramento dell'opera e in tre capitoli destinati alle rispettive sezioni in cui i testi che compongono "L'Infanta sepolta" sono suddivisi; nelle conclusioni si considera invece la raccolta nel suo insieme al fine di evidenziarne il valore intrinseco.
ITA
This dissertation proposes a reading of the second work published by Anna Maria Ortese, a collection of seventeen proses of hard literary definition composed between 1944 and 1950, year of the final publication of "L'Infanta sepolta", an unfairly underestimated book to which, here, I've tried to restore dignity. Although its weakness from an editorial point of view, both because of the heterogeneous nature, which distances it a lot from the debut book ("Angelici dolori", 1937), and both because of the success of "Il mare non bagna Napoli" in 1953, which definitively left the previous book behind, "L'Infanta sepolta" plays a fundamental role in Ortesian production because it shapes the poetics that the writer follows for the rest of her career. In fact, through a transversal analysis of content, the study conducted recognises in these texts the development of a sensitivity which, compared to the astonished one she had in her youth, becomes more mature with the tragic consequences of the Second World War. To the disenchantment imposed by this traumatic phenomenon, which reveals to the author the gravity of the pain suffered in the world, Ortese elaborates an ethical response that proposes, as the only solution, the practice of compassion and the acceptance of the other in oneself. At the same time, through a transversal stylistic analysis, in this dissertation is observed how Ortese's need to share this message is such strong to break down the conventional traits of literary genres, giving life to proses where the narrative is mixed with essayistic intentions and autobiographical suggestions. Moving from the ethical and poetic declarations of the first partition of the book, to the narrative claim of the invisible of the second one, and finally arriving at the dramatic vision of Naples evoked in the third section, Ortese offers her vision of reality bordering the boundaries of the fantastic. The work is organized into a chapter on the framework of the "L'Infanta sepolta" and then in three chapters for the respective sections in which the texts are divided in the book; the conclusions instead consider the collection itself in order to highlight its intrinsic value.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/118518