Genesi di una riforma: la 180 e il ruolo di Franco Basaglia La tesi ripercorre la nascita del manicomio, quella struttura decretò l'ingresso della follia nel sistema medico. Essa otteneva lo status di malattia e per i pazienti, malati di mente, quella nuova definizione avrebbe dovuto portare a una risoluzione della loro sofferenza. Ma l'idea illuminista di poter guarire il folle, naufragò nell'assenza di percorsi di cura efficaci e utilizzabili nel sovraffollamento dei nosocomi. Certamente il manicomio significò, quasi ovunque, la perdita della libertà per il paziente. L'esclusione sociale dei matti, doveva permettere alla collettività di progredire verso forme di convivenza caratterizzate da un forte conformismo normativo. I comportamenti asociali dei folli erano inaccettabili, come la loro povertà e per quelle colpe dovevano essere rinchiusi. Le terapie organiche come l'elettroshock, rappresentarono in tutta la loro brutalità, lo stato di impotenza e di frustrazione in cui vivevano gli psichiatri, rassegnati a dover curare i pazienti che ritenevano inguaribili. Negli anni '50 la scoperta degli psicofarmaci aprì nuovi e più concreti percorsi terapeutici. Purtroppo l'arretratezza del modello italiano, rimasto impermeabile ai modelli psicologici riguardanti la malattia mentale, si dimostrò incapace di utilizzare pienamente le potenzialità delle terapie farmacologiche. Basaglia e il suo staff a Gorizia verificarono l'arretratezza della psichiatria italiana, operarono delle innovative scelte tecniche che divennero poi soluzioni fondamentali per poter deistituzionalizzare i pazienti. Seguirà Colorno e l'esperienza triestina, le ¿buone pratiche¿ dei basagliani riuscirono a mobilitare la società civile e a favorire la mediazione politica, che porterà nel 1978 alla legge 180. La testimonianza del sociologo Carlo Gerbaldo attualizza i capisaldi dell'azione basagliana, e permette di capire i perché della reazione conservatrice svolta dalla cultura psichiatrica universitaria. I conservatori tentarono di ridicolizzare le evidenze scientifiche che avrebbero in seguito, permesso il superamento dell' istituzione manicomiale. La 180 non fu la ¿legge Basaglia¿, ma furono le esperienze di Gorizia e Trieste a ispirare l' azione politica che portò a quel provvedimento legislativo. I verbali delle sedute parlamentari confermano il ruolo di sensibilizzatore svolto da Franco Basaglia, la sua capacità dialettica, che partendo da ¿L'istituzione negata¿ giunse ad affermare nuove pratiche fondamentali per innovare il diritto di cura del malato con patologia psichiatrica. La riapertura del discorso sulle evidenze scientifiche prodotte dallo staff basagliano, è particolarmente importante per valutare, in una prospettiva storica, l'attuale organizzazione dipartimentale dei servizi psichiatrici.

GENESI DI UNA RIFORMA: LA 180 E IL RUOLO DI FRANCO BASAGLIA

BLUA, IGOR
2011/2012

Abstract

Genesi di una riforma: la 180 e il ruolo di Franco Basaglia La tesi ripercorre la nascita del manicomio, quella struttura decretò l'ingresso della follia nel sistema medico. Essa otteneva lo status di malattia e per i pazienti, malati di mente, quella nuova definizione avrebbe dovuto portare a una risoluzione della loro sofferenza. Ma l'idea illuminista di poter guarire il folle, naufragò nell'assenza di percorsi di cura efficaci e utilizzabili nel sovraffollamento dei nosocomi. Certamente il manicomio significò, quasi ovunque, la perdita della libertà per il paziente. L'esclusione sociale dei matti, doveva permettere alla collettività di progredire verso forme di convivenza caratterizzate da un forte conformismo normativo. I comportamenti asociali dei folli erano inaccettabili, come la loro povertà e per quelle colpe dovevano essere rinchiusi. Le terapie organiche come l'elettroshock, rappresentarono in tutta la loro brutalità, lo stato di impotenza e di frustrazione in cui vivevano gli psichiatri, rassegnati a dover curare i pazienti che ritenevano inguaribili. Negli anni '50 la scoperta degli psicofarmaci aprì nuovi e più concreti percorsi terapeutici. Purtroppo l'arretratezza del modello italiano, rimasto impermeabile ai modelli psicologici riguardanti la malattia mentale, si dimostrò incapace di utilizzare pienamente le potenzialità delle terapie farmacologiche. Basaglia e il suo staff a Gorizia verificarono l'arretratezza della psichiatria italiana, operarono delle innovative scelte tecniche che divennero poi soluzioni fondamentali per poter deistituzionalizzare i pazienti. Seguirà Colorno e l'esperienza triestina, le ¿buone pratiche¿ dei basagliani riuscirono a mobilitare la società civile e a favorire la mediazione politica, che porterà nel 1978 alla legge 180. La testimonianza del sociologo Carlo Gerbaldo attualizza i capisaldi dell'azione basagliana, e permette di capire i perché della reazione conservatrice svolta dalla cultura psichiatrica universitaria. I conservatori tentarono di ridicolizzare le evidenze scientifiche che avrebbero in seguito, permesso il superamento dell' istituzione manicomiale. La 180 non fu la ¿legge Basaglia¿, ma furono le esperienze di Gorizia e Trieste a ispirare l' azione politica che portò a quel provvedimento legislativo. I verbali delle sedute parlamentari confermano il ruolo di sensibilizzatore svolto da Franco Basaglia, la sua capacità dialettica, che partendo da ¿L'istituzione negata¿ giunse ad affermare nuove pratiche fondamentali per innovare il diritto di cura del malato con patologia psichiatrica. La riapertura del discorso sulle evidenze scientifiche prodotte dallo staff basagliano, è particolarmente importante per valutare, in una prospettiva storica, l'attuale organizzazione dipartimentale dei servizi psichiatrici.
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