Le fitte reti di comunicazione che caratterizzano il nostro mondo globalizzato, in cui le distanze si annullano, hanno fortificato le relazioni umane o hanno portato all'emarginazione dei cittadini stranieri? Siamo davvero in grado di adattarci in ogni luogo della Terra indipendentemente dal contesto socio-politico-culturale? Riusciamo a consentire che questo adeguamento avvenga anche per gli altri? Lo scopo di quest'analisi è di cercare di individuare, attraverso l'interpretazione di indici statistici, senza quindi una precomprensione di tipo ideologico-politico, i vari livelli di integrazione degli immigrati in Italia e nell'Unione Europea. Questi dati, attraverso un'indagine statistica da me svolta a cui hanno preso parte 890 cittadini italiani, verranno paragonati a quelli relativi alla percezione dell'integrazione degli stranieri. L'idea di questa mia tesi di laurea è nata dopo la visione di un annuncio pubblicitario “per la campagna nazionale volta al contrasto di rappresentazioni scorrette e discriminanti delle migrazioni e della diversità culturale promossa da ACRA e da Fondazione Pubblicità Progresso”. Il video mostra una classe di bambini di diverse culture che, imitando gli adulti attraverso commenti poco gradevoli sugli immigrati, scherzano e si divertono perché sanno che questo è soltanto un gioco. La maestra, anch'ella divertita, invita i piccoli studenti a smettere di “giocare a fare i grandi”, provocando una grande risata generale. La pubblicità termina con due frasi: “L'integrazione è così semplice. Lo capisce anche un bambino”. Siamo sicuri che sia davvero così? L'integrazione è realmente semplice? A chi è attribuibile l'eventuale mancata integrazione? La percezione che le persone hanno sull'integrazione rispecchia la realtà?
Analisi degli indici e della percezione dell'integrazione degli immigrati in Italia
BAGNERA, NICOLA
2019/2020
Abstract
Le fitte reti di comunicazione che caratterizzano il nostro mondo globalizzato, in cui le distanze si annullano, hanno fortificato le relazioni umane o hanno portato all'emarginazione dei cittadini stranieri? Siamo davvero in grado di adattarci in ogni luogo della Terra indipendentemente dal contesto socio-politico-culturale? Riusciamo a consentire che questo adeguamento avvenga anche per gli altri? Lo scopo di quest'analisi è di cercare di individuare, attraverso l'interpretazione di indici statistici, senza quindi una precomprensione di tipo ideologico-politico, i vari livelli di integrazione degli immigrati in Italia e nell'Unione Europea. Questi dati, attraverso un'indagine statistica da me svolta a cui hanno preso parte 890 cittadini italiani, verranno paragonati a quelli relativi alla percezione dell'integrazione degli stranieri. L'idea di questa mia tesi di laurea è nata dopo la visione di un annuncio pubblicitario “per la campagna nazionale volta al contrasto di rappresentazioni scorrette e discriminanti delle migrazioni e della diversità culturale promossa da ACRA e da Fondazione Pubblicità Progresso”. Il video mostra una classe di bambini di diverse culture che, imitando gli adulti attraverso commenti poco gradevoli sugli immigrati, scherzano e si divertono perché sanno che questo è soltanto un gioco. La maestra, anch'ella divertita, invita i piccoli studenti a smettere di “giocare a fare i grandi”, provocando una grande risata generale. La pubblicità termina con due frasi: “L'integrazione è così semplice. Lo capisce anche un bambino”. Siamo sicuri che sia davvero così? L'integrazione è realmente semplice? A chi è attribuibile l'eventuale mancata integrazione? La percezione che le persone hanno sull'integrazione rispecchia la realtà?File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/118274