La volontà di intraprendere questo lavoro di tesi è nata dall'incontro tra la passione per l'arte contemporanea e quello per la diagnostica applicata ai beni culturali. La dignità di qualsiasi opera è sancita dal principio di soggettività, quindi ogni forma d'arte deve godere del medesimo trattamento. La plastica impiegata con finalità artistiche non prescinde da questa affermazione, perciò risulta indispensabile conoscerla a fondo prima di agire in qualche modo su di essa. Il primo capitolo è un'introduzione al testo, una visione ampia e d'insieme del variegato mondo dei polimeri che si interseca con l'arte. Il secondo capitolo è stato realizzato seguendo due principali e fondamentali fonti bibliografiche: il libro di Friederike Waentig, ¿Plastics in art¿, e quello di Yvonne Shashoua, ¿Conservation of plastics¿. La scelta di suddividere i polimeri a seconda dei loro gruppi funzionali deriva dalla necessità sostanziale di reperire più informazioni possibili sui materiali da indagare, come già sottolineato. Sebbene sempre più spesso si ricorra all'uso di copolimeri dalle caratteristiche intermedie tra due o più classi, la conoscenza delle proprietà di ogni categoria permette di descrivere le eventuali tipologie di degrado ed ipotizzare i metodi conservativi. Nasce da qui il desiderio di fornire una visione più schematica e meno dispersiva dei prodotti con i quali si andrà a confrontare. Inizialmente vengono affrontati e riassunti i passaggi cardine della chimica macromolecolare, in maniera da rendere più agevole la lettura dei paragrafi successivi. Nella suddivisione in classi, invece, l'approccio intrapreso è ulteriormente frazionato: si parte dalla cronologia evolutiva dei composti (lo ¿stato dell'arte¿), si espongono le metodologie seguite per giungere ai prodotti citati nella cronologia, se ne indicano le proprietà salienti ed i meccanismi di degrado. Vengono proposti, per ciascuna classe, i criteri di identificazione e gli approcci conservativi.
I polimeri come materiali costitutivi dell'arte contemporanea
PERZOLLA, VALENTINA
2010/2011
Abstract
La volontà di intraprendere questo lavoro di tesi è nata dall'incontro tra la passione per l'arte contemporanea e quello per la diagnostica applicata ai beni culturali. La dignità di qualsiasi opera è sancita dal principio di soggettività, quindi ogni forma d'arte deve godere del medesimo trattamento. La plastica impiegata con finalità artistiche non prescinde da questa affermazione, perciò risulta indispensabile conoscerla a fondo prima di agire in qualche modo su di essa. Il primo capitolo è un'introduzione al testo, una visione ampia e d'insieme del variegato mondo dei polimeri che si interseca con l'arte. Il secondo capitolo è stato realizzato seguendo due principali e fondamentali fonti bibliografiche: il libro di Friederike Waentig, ¿Plastics in art¿, e quello di Yvonne Shashoua, ¿Conservation of plastics¿. La scelta di suddividere i polimeri a seconda dei loro gruppi funzionali deriva dalla necessità sostanziale di reperire più informazioni possibili sui materiali da indagare, come già sottolineato. Sebbene sempre più spesso si ricorra all'uso di copolimeri dalle caratteristiche intermedie tra due o più classi, la conoscenza delle proprietà di ogni categoria permette di descrivere le eventuali tipologie di degrado ed ipotizzare i metodi conservativi. Nasce da qui il desiderio di fornire una visione più schematica e meno dispersiva dei prodotti con i quali si andrà a confrontare. Inizialmente vengono affrontati e riassunti i passaggi cardine della chimica macromolecolare, in maniera da rendere più agevole la lettura dei paragrafi successivi. Nella suddivisione in classi, invece, l'approccio intrapreso è ulteriormente frazionato: si parte dalla cronologia evolutiva dei composti (lo ¿stato dell'arte¿), si espongono le metodologie seguite per giungere ai prodotti citati nella cronologia, se ne indicano le proprietà salienti ed i meccanismi di degrado. Vengono proposti, per ciascuna classe, i criteri di identificazione e gli approcci conservativi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/118052