In seguito all'aumento di infrastrutture viarie in Italia e in Europa, ed alla conseguente degradazione e frammentazione del territorio e degli ecosistemi, si è diffuso il concetto di restoration ecology. Nella prima parte dell'elaborato si è cercato dapprima di definire il significato del termine, inteso come un processo che consiste nell'aiutare un ecosistema a ristabilirsi dopo essere stato degradato, danneggiato o distrutto, ed in seguito sono stati descritti i concetti sui quali pone le basi questa disciplina. Quindi sono stati analizzati gli effetti che le infrastrutture hanno sull'ambiente e sugli ecosistemi circostanti, approfondendo i concetti di frammentazione ambientale, effetto margine, effetto barriera e ¿road effect zone¿. Gran parte di tali impatti hanno una connotazione negativa, sebbene alcune specie possono trarre vantaggio da questi; prevenzione, mitigazione e compensazione sono tre approcci metodologici volti a contrastare gli effetti negativi delle infrastrutture sulla natura. In molti casi gli interventi di restoration ecology si concretizzano in rimboschimenti che talvolta possono avere scarso successo a causa di problematiche legate a scelte progettuali, a modalità di realizzazione degli impianti e al periodo di cura post impianto. Per questa ragione il DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) dell'Università di Torino in convenzione con SATAP (Società Autostrada Torino-Alessandria-Piacenza) ha sviluppato il "Progetto per la realizzazione di impianti sperimentali per il recupero di aree degradate", della durata complessiva di sette anni. Sono stati pianificati ed eseguiti due rimboschimenti sperimentali al fine di trovare modalità di realizzazione e specie idonee che consentano di aumentare il successo dei rimboschimenti effettuati con scopi di restauro. Gli impianti si trovano in aree degradate a ridosso dell'autostrada A4 nei comuni di Chivasso (TO) e Saluggia (VC). Ulteriore obiettivo del progetto è la riduzione dei costi delle cure post-impianto evitando irrigazioni estive di soccorso, sfalci, sostituzioni di fallanze ecc. A tal fine sono state scelte delle specie tipiche del Querco-carpineto planiziale, habitat potenzialmente tipico della zona. Per osservare la risposta delle diverse specie utilizzate (10 specie per l'area di Chivasso e 3 per l'area di Saluggia) e avere validità statistica dei dati ottenuti, si è scelto di mettere a dimora 30 piante della stessa specie entro plot aventi dimensioni di 4 m X 5 m per un totale di 120 plot a Chivasso (3600 piante) e 30 a Saluggia (900 piante). A causa dell'importante alterazione del suolo è stato ritenuto opportuno ammendare e concimare metà delle aree, così da poter confrontare le aree trattate (protocollo sperimentale) con quelle non trattate (protocollo tradizionale). In entrambe le situazioni è stato effettuato un inerbimento a spaglio, con un miscuglio di specie di bassa taglia per contenere le infestanti ed evitare le operazioni di sfalcio generalmente necessarie negli anni successivi all'impianto, consentendo quindi un risparmio in termini di risorse economiche. Per avere maggiori possibilità di interpretazione dei risultati sono state collocate all'interno delle aree dei sensori di umidità e temperatura del suolo ed inoltre a Saluggia sono anche state effettuate misurazioni della radiazione solare.

Rimboschimenti sperimentali lungo la tratta autostradale Torino-Milano mediante la restoration ecology: analisi dei fattori limitanti

CRISTINA, GIULIO
2014/2015

Abstract

In seguito all'aumento di infrastrutture viarie in Italia e in Europa, ed alla conseguente degradazione e frammentazione del territorio e degli ecosistemi, si è diffuso il concetto di restoration ecology. Nella prima parte dell'elaborato si è cercato dapprima di definire il significato del termine, inteso come un processo che consiste nell'aiutare un ecosistema a ristabilirsi dopo essere stato degradato, danneggiato o distrutto, ed in seguito sono stati descritti i concetti sui quali pone le basi questa disciplina. Quindi sono stati analizzati gli effetti che le infrastrutture hanno sull'ambiente e sugli ecosistemi circostanti, approfondendo i concetti di frammentazione ambientale, effetto margine, effetto barriera e ¿road effect zone¿. Gran parte di tali impatti hanno una connotazione negativa, sebbene alcune specie possono trarre vantaggio da questi; prevenzione, mitigazione e compensazione sono tre approcci metodologici volti a contrastare gli effetti negativi delle infrastrutture sulla natura. In molti casi gli interventi di restoration ecology si concretizzano in rimboschimenti che talvolta possono avere scarso successo a causa di problematiche legate a scelte progettuali, a modalità di realizzazione degli impianti e al periodo di cura post impianto. Per questa ragione il DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) dell'Università di Torino in convenzione con SATAP (Società Autostrada Torino-Alessandria-Piacenza) ha sviluppato il "Progetto per la realizzazione di impianti sperimentali per il recupero di aree degradate", della durata complessiva di sette anni. Sono stati pianificati ed eseguiti due rimboschimenti sperimentali al fine di trovare modalità di realizzazione e specie idonee che consentano di aumentare il successo dei rimboschimenti effettuati con scopi di restauro. Gli impianti si trovano in aree degradate a ridosso dell'autostrada A4 nei comuni di Chivasso (TO) e Saluggia (VC). Ulteriore obiettivo del progetto è la riduzione dei costi delle cure post-impianto evitando irrigazioni estive di soccorso, sfalci, sostituzioni di fallanze ecc. A tal fine sono state scelte delle specie tipiche del Querco-carpineto planiziale, habitat potenzialmente tipico della zona. Per osservare la risposta delle diverse specie utilizzate (10 specie per l'area di Chivasso e 3 per l'area di Saluggia) e avere validità statistica dei dati ottenuti, si è scelto di mettere a dimora 30 piante della stessa specie entro plot aventi dimensioni di 4 m X 5 m per un totale di 120 plot a Chivasso (3600 piante) e 30 a Saluggia (900 piante). A causa dell'importante alterazione del suolo è stato ritenuto opportuno ammendare e concimare metà delle aree, così da poter confrontare le aree trattate (protocollo sperimentale) con quelle non trattate (protocollo tradizionale). In entrambe le situazioni è stato effettuato un inerbimento a spaglio, con un miscuglio di specie di bassa taglia per contenere le infestanti ed evitare le operazioni di sfalcio generalmente necessarie negli anni successivi all'impianto, consentendo quindi un risparmio in termini di risorse economiche. Per avere maggiori possibilità di interpretazione dei risultati sono state collocate all'interno delle aree dei sensori di umidità e temperatura del suolo ed inoltre a Saluggia sono anche state effettuate misurazioni della radiazione solare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/117993