Questo lavoro si occupa del tema dell'American sadness nel reportage narrativo nordamericano contemporaneo e ha lo scopo di dimostrare la dignità letteraria di questa forma narrativa poco conosciuta in Italia. La creative nonfiction è un genere letterario emergente e in via di legittimazione negli Stati Uniti, cui è possibile attribuire due paternità: il New Journalism di Tom Wolfe e il nonfiction novel di Truman Capote. Per creative nonfiction si intende una letteratura della realtà, caratterizzata dalla presenza dell'autore sulla pagina. Il reportage narrativo è un sottogenere della creative nonfiction, che si distingue per una spiccata vocazione giornalistica e l'elemento del viaggio. L'American sadness è uno stato di malessere che coinvolge gli Stati Uniti, una condizione di disagio più o meno latente, un'ombra che incombe sul sogno americano. Essa riguarda sia l'asse dell'Inclusione sia quello dell'Esclusione, e si manifesta in modo particolarmente evidente alla convergenza dei due assi. In Cold Blood di Truman Capote è un precedente illustre del reportage narrativo nordamericano contemporaneo in cui è possibile riconoscere le dimensioni costitutive del genere e il tema dell'American sadness declinato sulla totalità dei piani individuati. "Some Dreamers of the Golden Dream" di Joan Didion racconta la sadness interna all'asse dell'Inclusione; "Ladies and Red Lights" di William T. Vollmann quella interna all'asse dell'Esclusione. Anche Sarah Vowell, David Foster Wallace, John Jeremiah Sullivan e George Saunders sono autori di reportage narrativi collocabili distintamente su uno dei due assi. "A Supposedly Fun Thing I'll Never Do Again" di David Foster Wallace e "The Great Divider" di George Saunders raccontano la sadness della convergenza. La presenza dell'autore tra le pagine dei reportage narrativi permette di scoprire una via di guarigione per l'American sadness, che si cura con l'empatia e l'apertura nei confronti del prossimo.

The American Sadness: Inclusione ed Esclusione nel reportage narrativo nordamericano contemporaneo

BERTOGLIO, SERENA
2014/2015

Abstract

Questo lavoro si occupa del tema dell'American sadness nel reportage narrativo nordamericano contemporaneo e ha lo scopo di dimostrare la dignità letteraria di questa forma narrativa poco conosciuta in Italia. La creative nonfiction è un genere letterario emergente e in via di legittimazione negli Stati Uniti, cui è possibile attribuire due paternità: il New Journalism di Tom Wolfe e il nonfiction novel di Truman Capote. Per creative nonfiction si intende una letteratura della realtà, caratterizzata dalla presenza dell'autore sulla pagina. Il reportage narrativo è un sottogenere della creative nonfiction, che si distingue per una spiccata vocazione giornalistica e l'elemento del viaggio. L'American sadness è uno stato di malessere che coinvolge gli Stati Uniti, una condizione di disagio più o meno latente, un'ombra che incombe sul sogno americano. Essa riguarda sia l'asse dell'Inclusione sia quello dell'Esclusione, e si manifesta in modo particolarmente evidente alla convergenza dei due assi. In Cold Blood di Truman Capote è un precedente illustre del reportage narrativo nordamericano contemporaneo in cui è possibile riconoscere le dimensioni costitutive del genere e il tema dell'American sadness declinato sulla totalità dei piani individuati. "Some Dreamers of the Golden Dream" di Joan Didion racconta la sadness interna all'asse dell'Inclusione; "Ladies and Red Lights" di William T. Vollmann quella interna all'asse dell'Esclusione. Anche Sarah Vowell, David Foster Wallace, John Jeremiah Sullivan e George Saunders sono autori di reportage narrativi collocabili distintamente su uno dei due assi. "A Supposedly Fun Thing I'll Never Do Again" di David Foster Wallace e "The Great Divider" di George Saunders raccontano la sadness della convergenza. La presenza dell'autore tra le pagine dei reportage narrativi permette di scoprire una via di guarigione per l'American sadness, che si cura con l'empatia e l'apertura nei confronti del prossimo.
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