La crisi economico-finanziaria, che ha avuto inizio nel 2008, unita alla continua globalizzazione, ossia la crescente integrazione economica dei mercati guidata dal rapido mutamento tecnologico e dalla liberalizzazione politica, ha messo in una situazione grave le principali, e non solo, economie del mondo. Alcuni Stati, per far ripartire le proprie economie, hanno spesso utilizzato la leva fiscale al fine di attrarre un maggior numero di investimenti diretti esteri. Questo comportamento adottato dai singoli Stati è stato definito da alcuni studiosi come un fenomeno di attrattività fiscale. Il termine attrattività fiscale è stato utilizzato per la prima volta in Francia. Molto spesso detto termine è usato, dai giuristi ed economisti, per indicare: ¿la capacità di uno Stato di attrarre e mantenere sul proprio territorio attività, imprese, investimenti e creare, quindi, occupazione¿. Solo in Europa esistono numerosi esempi di Paesi che adottano politiche fiscali captive al fine di riuscire ad attrare i capitali stranieri, basti pensare al modello irlandese. Tuttavia, queste politiche fiscali attrattive adottate da alcuni Stati spesso non sono viste di buon occhio né a livello comunitario né a livello internazionale perché c'è il rischio che possano creare fenomeni di concorrenza fiscale dannosa e alterare, quindi, il corretto funzionamento dei mercati. Come si può facilmente capire da questa piccola premessa l'attrattività fiscale costituisce il core della presente monografia. Nel primo capitolo, si cerca di offrire un quadro completo della nozione di attrattività fiscale analizzando anche i flussi di investimenti diretti esteri globali. Il secondo capitolo espone un quadro sintetico sull'evoluzione e sulla situazione attuale della tassazione societaria in Europa. Il terzo capitolo, invece, in una prima parte analizza punto per punto il regime fiscale di attrazione europea previsto dall'articolo 41 del decreto legge n. 78/2010. Detto regime al fine di attrarre maggiori investimenti diretti esteri consente alle imprese residenti in uno degli Stati membri dell'Unione Europea, diverso dall'Italia, e che intraprendono in Italia nuove attività economiche, nonché ai loro dipendenti e collaboratori, di applicare, per un periodo di tre anni, in alternativa alla normativa tributaria statale italiana, una delle normative vigenti negli Stati membri dell'Unione Europea. Nella seconda parte, invece, si propone un'analisi critica del regime in esame e un'analisi di compatibilità con i principi costituzionali. Nel quarto capitolo, si pone il regime fiscale di attrazione europea ad un esame di compatibilità sia con i principi comunitari, in materia di aiuti di Stato e concorrenza fiscale dannosa, sia con le regole sulla concorrenza fiscale sviluppate in ambito internazionale. Infine, nel quinto capitolo verrà proposta un'analisi comparativa di alcuni esempi di come gli Stati utilizzano la leva fiscale per aumentare la loro attrattività al fine di attrarre maggiori capitali esteri.
L'attrattività fiscale nell'Unione Europea: analisi dell'articolo 41 del Decreto Legge n. 78/2010
VARRONE, LORENZO
2010/2011
Abstract
La crisi economico-finanziaria, che ha avuto inizio nel 2008, unita alla continua globalizzazione, ossia la crescente integrazione economica dei mercati guidata dal rapido mutamento tecnologico e dalla liberalizzazione politica, ha messo in una situazione grave le principali, e non solo, economie del mondo. Alcuni Stati, per far ripartire le proprie economie, hanno spesso utilizzato la leva fiscale al fine di attrarre un maggior numero di investimenti diretti esteri. Questo comportamento adottato dai singoli Stati è stato definito da alcuni studiosi come un fenomeno di attrattività fiscale. Il termine attrattività fiscale è stato utilizzato per la prima volta in Francia. Molto spesso detto termine è usato, dai giuristi ed economisti, per indicare: ¿la capacità di uno Stato di attrarre e mantenere sul proprio territorio attività, imprese, investimenti e creare, quindi, occupazione¿. Solo in Europa esistono numerosi esempi di Paesi che adottano politiche fiscali captive al fine di riuscire ad attrare i capitali stranieri, basti pensare al modello irlandese. Tuttavia, queste politiche fiscali attrattive adottate da alcuni Stati spesso non sono viste di buon occhio né a livello comunitario né a livello internazionale perché c'è il rischio che possano creare fenomeni di concorrenza fiscale dannosa e alterare, quindi, il corretto funzionamento dei mercati. Come si può facilmente capire da questa piccola premessa l'attrattività fiscale costituisce il core della presente monografia. Nel primo capitolo, si cerca di offrire un quadro completo della nozione di attrattività fiscale analizzando anche i flussi di investimenti diretti esteri globali. Il secondo capitolo espone un quadro sintetico sull'evoluzione e sulla situazione attuale della tassazione societaria in Europa. Il terzo capitolo, invece, in una prima parte analizza punto per punto il regime fiscale di attrazione europea previsto dall'articolo 41 del decreto legge n. 78/2010. Detto regime al fine di attrarre maggiori investimenti diretti esteri consente alle imprese residenti in uno degli Stati membri dell'Unione Europea, diverso dall'Italia, e che intraprendono in Italia nuove attività economiche, nonché ai loro dipendenti e collaboratori, di applicare, per un periodo di tre anni, in alternativa alla normativa tributaria statale italiana, una delle normative vigenti negli Stati membri dell'Unione Europea. Nella seconda parte, invece, si propone un'analisi critica del regime in esame e un'analisi di compatibilità con i principi costituzionali. Nel quarto capitolo, si pone il regime fiscale di attrazione europea ad un esame di compatibilità sia con i principi comunitari, in materia di aiuti di Stato e concorrenza fiscale dannosa, sia con le regole sulla concorrenza fiscale sviluppate in ambito internazionale. Infine, nel quinto capitolo verrà proposta un'analisi comparativa di alcuni esempi di come gli Stati utilizzano la leva fiscale per aumentare la loro attrattività al fine di attrarre maggiori capitali esteri.File | Dimensione | Formato | |
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