The introduction of rootstocks in viticulture is linked to the advent of phylloxera in the European continent to the 800. The need to find a solution aphid led to the search for plants that are resistant or tolerant to the parasite in its area of origin, the American continent. To this purpose it has been identified three main species of suitable defined grapevine engagement with Vitis vinifera: Vitis riparia, Vitis berlandieri and Vitis rupestris. The rootstocks in addition to overcoming biotic stress, must also adapt to the characteristics of the terrain (drought, waterlogging, salinity, limestone and acid soils) which allow the overcoming of abiotic stress. The rootstock, changing the normal metabolic rate of the plant, it allows mediation between grapevine and environment and is an essential element for achieving balance vegetative production so important in determining the quality of the grapes (Valenti 2013). Currently in Italy the statistics indicate that the rootstocks used on large surfaces are only four of about ninety: Kober 5BB, SO4, 140 Ruggeri and 1103 Paulsen, were selected a century ago, when there were no certain cultural issues. Today, however, we must have new rootstocks that can adapt to environmental stresses caused by climate changes under way (mainly drought and variations in rainfall distribution) and/or linked to new environments that present crop cultivation limiting factors, such as salinity, widespread problem also in many European wine-areal. In this regard, at the end of the eighties, the DiSAA University of Milan begins the development of new rootstocks, especially M1, M2, M3 and M4. This work was performed in an area south-west of Sicily, and shall have the objective of evaluating the effect of the rootstock on the expression vegetative-production and quality of grapevine, investigating the behavior of these new genotypes compared with two traditional rootstock 1103 Paulsen and 140 Ruggeri. From the results of this our study shows, the importance of correct choice of rootstock for obtaining satisfactory results from a quantitative and qualitative point of view. In conclusion, the new-generation M rootstocks have been found useful to expand the baggage in the market today. These new genotypes are well adapted to the conditions in which it was carried out the survey, showing the vegetative and productive performance and quality comparable and superior from the two traditional object under examination.

L'introduzione del portainnesto in viticoltura è legata all'avvento della fillossera nel continente europeo alla fine dell'800. La necessità di trovare una soluzione all'afide ha portato alla ricerca di piante resistenti o tolleranti al parassita nel suo areale di origine, il continente americano. A tal scopo sono state individuate tre principali specie di vite definite adatte per l'innesto con Vitis vinifera: Vitis riparia, Vitis berlandieri e Vitis rupestris. Il portainnesto oltre a superare gli stress biotici, deve anche adattarsi alle caratteristiche del terreno (siccità, ristagno idrico, salinità, calcare e suoli acidi) che a sua volta permettono il superamento degli stress abiotici. Il portainnesto modificando il normale ritmo metabolico della pianta, consente la mediazione fra vitigno e ambiente e risulta un elemento indispensabile per il raggiungimento dell'equilibrio vegeto produttivo, così importante nel determinare la qualità delle uve. Attualmente in Italia le statistiche indicano che i portainnesti in prevalenza utilizzati sono soltanto quattro su oltre ottanta portainnesti ammessi alla coltivazione, e sono: Kober 5BB, SO4, 140 Ruggeri e 1103 Paulsen. Questi genotipi sono stati selezionati un secolo fa, quando non esistevano determinati problemi colturali. Oggi invece occorre disporre di nuovi portainnesti in grado di adattarsi agli stress ambientali derivanti dai mutamenti climatici in corso (principalmente siccità e variazioni nella distribuzione delle precipitazioni) e/o legati a nuovi ambienti coltivazione che presentano fattori colturali limitanti, come la salinità, problema diffuso anche in molti areali viticoli europei. A tal proposito a partire dalla fine degli anni ottanta il DiSAA dell'Università di Milano inizia lo sviluppo dei nuovi portainnesti, in particolare di M1, M2, M3 e M4. Il presente lavoro è stato effettuato in una zona a sud-ovest della Sicilia e si propone l'obbiettivo di valutare l'effetto del portainnesto sull'espressione vegeto-produttiva e qualitativa della vite, indagando sul comportamento di tali nuovi genotipi a confronto con due portainnesti tradizionali 1103 Paulsen e 140 Ruggeri. Dai risultati di questo nostro studio emerge, l'importanza della corretta scelta del portainnesto per ottenere risultati soddisfacenti da un punto di vista quantitativo e qualitativo. Concludendo, i portainnesti M di nuova generazione si sono dimostrati utili per ampliare la scelta attualmente presente nel mercato. Questi nuovi genotipi si sono ben adattati alle condizioni in cui è stata svolta l'indagine, mostrando a sua volta delle performance vegeto-produttive e qualitative comparabili e superiori dai due tradizionali oggetto in esame.

Studio dell'effetto del portainnesto in due ambienti della Sicilia occidentale

IACONO, GIUSEPPE
2015/2016

Abstract

L'introduzione del portainnesto in viticoltura è legata all'avvento della fillossera nel continente europeo alla fine dell'800. La necessità di trovare una soluzione all'afide ha portato alla ricerca di piante resistenti o tolleranti al parassita nel suo areale di origine, il continente americano. A tal scopo sono state individuate tre principali specie di vite definite adatte per l'innesto con Vitis vinifera: Vitis riparia, Vitis berlandieri e Vitis rupestris. Il portainnesto oltre a superare gli stress biotici, deve anche adattarsi alle caratteristiche del terreno (siccità, ristagno idrico, salinità, calcare e suoli acidi) che a sua volta permettono il superamento degli stress abiotici. Il portainnesto modificando il normale ritmo metabolico della pianta, consente la mediazione fra vitigno e ambiente e risulta un elemento indispensabile per il raggiungimento dell'equilibrio vegeto produttivo, così importante nel determinare la qualità delle uve. Attualmente in Italia le statistiche indicano che i portainnesti in prevalenza utilizzati sono soltanto quattro su oltre ottanta portainnesti ammessi alla coltivazione, e sono: Kober 5BB, SO4, 140 Ruggeri e 1103 Paulsen. Questi genotipi sono stati selezionati un secolo fa, quando non esistevano determinati problemi colturali. Oggi invece occorre disporre di nuovi portainnesti in grado di adattarsi agli stress ambientali derivanti dai mutamenti climatici in corso (principalmente siccità e variazioni nella distribuzione delle precipitazioni) e/o legati a nuovi ambienti coltivazione che presentano fattori colturali limitanti, come la salinità, problema diffuso anche in molti areali viticoli europei. A tal proposito a partire dalla fine degli anni ottanta il DiSAA dell'Università di Milano inizia lo sviluppo dei nuovi portainnesti, in particolare di M1, M2, M3 e M4. Il presente lavoro è stato effettuato in una zona a sud-ovest della Sicilia e si propone l'obbiettivo di valutare l'effetto del portainnesto sull'espressione vegeto-produttiva e qualitativa della vite, indagando sul comportamento di tali nuovi genotipi a confronto con due portainnesti tradizionali 1103 Paulsen e 140 Ruggeri. Dai risultati di questo nostro studio emerge, l'importanza della corretta scelta del portainnesto per ottenere risultati soddisfacenti da un punto di vista quantitativo e qualitativo. Concludendo, i portainnesti M di nuova generazione si sono dimostrati utili per ampliare la scelta attualmente presente nel mercato. Questi nuovi genotipi si sono ben adattati alle condizioni in cui è stata svolta l'indagine, mostrando a sua volta delle performance vegeto-produttive e qualitative comparabili e superiori dai due tradizionali oggetto in esame.
ITA
The introduction of rootstocks in viticulture is linked to the advent of phylloxera in the European continent to the 800. The need to find a solution aphid led to the search for plants that are resistant or tolerant to the parasite in its area of origin, the American continent. To this purpose it has been identified three main species of suitable defined grapevine engagement with Vitis vinifera: Vitis riparia, Vitis berlandieri and Vitis rupestris. The rootstocks in addition to overcoming biotic stress, must also adapt to the characteristics of the terrain (drought, waterlogging, salinity, limestone and acid soils) which allow the overcoming of abiotic stress. The rootstock, changing the normal metabolic rate of the plant, it allows mediation between grapevine and environment and is an essential element for achieving balance vegetative production so important in determining the quality of the grapes (Valenti 2013). Currently in Italy the statistics indicate that the rootstocks used on large surfaces are only four of about ninety: Kober 5BB, SO4, 140 Ruggeri and 1103 Paulsen, were selected a century ago, when there were no certain cultural issues. Today, however, we must have new rootstocks that can adapt to environmental stresses caused by climate changes under way (mainly drought and variations in rainfall distribution) and/or linked to new environments that present crop cultivation limiting factors, such as salinity, widespread problem also in many European wine-areal. In this regard, at the end of the eighties, the DiSAA University of Milan begins the development of new rootstocks, especially M1, M2, M3 and M4. This work was performed in an area south-west of Sicily, and shall have the objective of evaluating the effect of the rootstock on the expression vegetative-production and quality of grapevine, investigating the behavior of these new genotypes compared with two traditional rootstock 1103 Paulsen and 140 Ruggeri. From the results of this our study shows, the importance of correct choice of rootstock for obtaining satisfactory results from a quantitative and qualitative point of view. In conclusion, the new-generation M rootstocks have been found useful to expand the baggage in the market today. These new genotypes are well adapted to the conditions in which it was carried out the survey, showing the vegetative and productive performance and quality comparable and superior from the two traditional object under examination.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/117378