La ricerca nasce dalla necessità di conoscere gli attori ed esplorare il territorio degli orti urbani di Strada del Drosso in Mirafiori sud (Torino), in vista di un allargamento della fruizione dell'area a tutta la cittadinanza. Nasce in collaborazione con la Cooperativa Biloba, che da circa due anni porta avanti un progetto di ricerca-azione (MiraOrti) con gli ortolani del quartiere; la cooperativa necessitava di un contributo sociologico, inizialmente qualitativo, di analisi della propensione degli attori nel condividere spazi e pratiche e nel partecipare alla costituzione di un'associazione che sapesse gestire il territorio, nel contempo riqualificato per divenire ¿Parco Agricolo¿. In questa tesi si va dunque a valutare se le intuizioni sui metodi alternativi di riqualificazione territoriale ¿dal basso¿ sono ben connesse con i bisogni, le possibilità, le attitudini e le competenze degli attori che attualmente vivono questo territorio. Questo lavoro viene affrontato con un preciso approccio metodologico, costruito nell'intersezione di due discipline, sociologia e geografia, individuate come quelle maggiormente adatte a studiare il fenomeno. La geografia perché in grado di offrire una prospettiva spazializzata del fenomeno e di qualificarne la produzione di territorio; la sociologia in quanto necessaria ad indagare negli attori le percezioni, le intenzioni ed il loro confluire in tale produzione. Ci si avvale poi anche in parte dei contenuti di un'altra disciplina, l'antropologia, per comprendere da una terza prospettiva la necessità di ¿territorializzazione¿, intesa come appropriazione di un territorio che possa costituire un riferimento da cui partire alla ricerca di un senso del luogo. A seguito di una ricostruzione storica di ciò che l'orticoltura urbana ha rappresentato nelle vicende umane, si offre in questo lavoro un tentativo di definizione del fenomeno, delle funzioni cui assolve oggigiorno (sociali, paesaggistiche, pedagogiche) ed una raffigurazione socio-spaziale del contesto in cui si sviluppa: lo sprawling urbano; si è ritenuto infatti opportuno ragionare sullo spiazzamento che questo fenomeno comporta nella percezione del rapporto fra le periferie delle città e le zone agricole, sia a livello topografico che sociale. Ci si addentra poi all'interno del contesto in cui avviene la ricerca, quello torinese e, ancor più nello specifico, quello del quartiere Mirafiori Sud, in cui, oltre che esser presente un'ampia porzione di terreno adibita ad orti urbani ¿spontanei¿, esiste un progetto di riqualificazione dell'area. Vengono dunque presentati il progetto ufficiale, della Provincia di Torino, e quello ¿alternativo¿, MiraOrti. In tale scenario parte la ricerca empirica vera e propria, condotta su venti interviste non strutturate. L'ipotesi che scaturisce da questo lavoro è che il progetto MiraOrti non solo sia auspicabile, considerata l'alternativa, per evitare l'anonimato di un'area, ma sia possibile, viste le tendenze studiate nella popolazione in esame, una popolazione con ottime capacità di ¿creazione¿ del territorio. Se di quest'autogestione auspicata si trova riscontro, meno tracce però si trovano di quella ¿partecipazione collettiva¿ che aiuterebbe ad attuarla in maniera condivisa ed equilibrata. L'autogestione, senza il giusto supporto, rischia di rimanere una pratica individuale e di creare diseguaglianze.
La città nell'orto. Analisi esplorativa degli orti urbani di Mirafiori sud per un progetto di riqualificazione "dal basso"
BALDO, MATTEO
2011/2012
Abstract
La ricerca nasce dalla necessità di conoscere gli attori ed esplorare il territorio degli orti urbani di Strada del Drosso in Mirafiori sud (Torino), in vista di un allargamento della fruizione dell'area a tutta la cittadinanza. Nasce in collaborazione con la Cooperativa Biloba, che da circa due anni porta avanti un progetto di ricerca-azione (MiraOrti) con gli ortolani del quartiere; la cooperativa necessitava di un contributo sociologico, inizialmente qualitativo, di analisi della propensione degli attori nel condividere spazi e pratiche e nel partecipare alla costituzione di un'associazione che sapesse gestire il territorio, nel contempo riqualificato per divenire ¿Parco Agricolo¿. In questa tesi si va dunque a valutare se le intuizioni sui metodi alternativi di riqualificazione territoriale ¿dal basso¿ sono ben connesse con i bisogni, le possibilità, le attitudini e le competenze degli attori che attualmente vivono questo territorio. Questo lavoro viene affrontato con un preciso approccio metodologico, costruito nell'intersezione di due discipline, sociologia e geografia, individuate come quelle maggiormente adatte a studiare il fenomeno. La geografia perché in grado di offrire una prospettiva spazializzata del fenomeno e di qualificarne la produzione di territorio; la sociologia in quanto necessaria ad indagare negli attori le percezioni, le intenzioni ed il loro confluire in tale produzione. Ci si avvale poi anche in parte dei contenuti di un'altra disciplina, l'antropologia, per comprendere da una terza prospettiva la necessità di ¿territorializzazione¿, intesa come appropriazione di un territorio che possa costituire un riferimento da cui partire alla ricerca di un senso del luogo. A seguito di una ricostruzione storica di ciò che l'orticoltura urbana ha rappresentato nelle vicende umane, si offre in questo lavoro un tentativo di definizione del fenomeno, delle funzioni cui assolve oggigiorno (sociali, paesaggistiche, pedagogiche) ed una raffigurazione socio-spaziale del contesto in cui si sviluppa: lo sprawling urbano; si è ritenuto infatti opportuno ragionare sullo spiazzamento che questo fenomeno comporta nella percezione del rapporto fra le periferie delle città e le zone agricole, sia a livello topografico che sociale. Ci si addentra poi all'interno del contesto in cui avviene la ricerca, quello torinese e, ancor più nello specifico, quello del quartiere Mirafiori Sud, in cui, oltre che esser presente un'ampia porzione di terreno adibita ad orti urbani ¿spontanei¿, esiste un progetto di riqualificazione dell'area. Vengono dunque presentati il progetto ufficiale, della Provincia di Torino, e quello ¿alternativo¿, MiraOrti. In tale scenario parte la ricerca empirica vera e propria, condotta su venti interviste non strutturate. L'ipotesi che scaturisce da questo lavoro è che il progetto MiraOrti non solo sia auspicabile, considerata l'alternativa, per evitare l'anonimato di un'area, ma sia possibile, viste le tendenze studiate nella popolazione in esame, una popolazione con ottime capacità di ¿creazione¿ del territorio. Se di quest'autogestione auspicata si trova riscontro, meno tracce però si trovano di quella ¿partecipazione collettiva¿ che aiuterebbe ad attuarla in maniera condivisa ed equilibrata. L'autogestione, senza il giusto supporto, rischia di rimanere una pratica individuale e di creare diseguaglianze.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/117319