The topic of this thesis is Vittorio Alfieri's ¿Rosmunda¿, a text that has always remained on the margins of the tragic author's corpus. Although critics have either ignored or dismissed this work as "failed," Alfieri showed -quite surprisingly- a special attachment for it a considering the challengesthat a classicist of the eighteenth century like himself found with medieval setting and topics. Moving from these discrepancies, between following critical judgments and swinging authorial exegetics this paper aims to examine the relationship between the ¿Rosmunda¿ and Alfieri's poetic world and, above all, to investigate what possible reasons can be bound to its unique editorial behavior. After an analysis of the text (which coincides with the first chapter), this work aims to represent a first attempt to trace the intratextual relations of ¿Rosmunda¿ and, imagining Alfieri's theatrical production as a mosaic of variables, to investigate some elements of continuity and innovation which in certain cases dissect and in others guide the evolutionary parabola of the tragic system of the Astigian. After comparing the Rosmunda with the ¿Filippo¿, the ¿Polinice¿, the ¿Antigone¿, the ¿Agamennone¿, the ¿Oreste¿, the ¿Saul¿ and the ¿Mirra¿, the third chapter focuses on the relationship between intertextuality and the text. Starting from the definition of tragedy as "wholly invented", which the author makes extensive use of, this works aims to value the possible suggestions, in some cases true rewrites, of Alfieri's juvenile readings (Prévost, Ariosto and Tasso, Metastasio and Machiavelli), which support the idea of the tragedy being a reflex of the young author's literary education. Based on these textual premises, I suggest the hypothesis of a contact between the tragedy and the biographical vicissitudes of Alfieri who, between '79 and 80, tells through the pages of his ¿Vita¿ how much he suffered from seeing his woman unhappy because of her «drunken husband», from who she separated after the «orgy scene» in 1780's St. Andrew's night (twenty days after the conclusion of the versification of the tragedy). It is worth noticing that ¿Rosmunda¿, like other texts of Alfieri, suffered the fury of a number of variants that Alfieri himself who, after a ¿I versificazione¿, in 1780, and a ¿II versificazione¿, in 1782, changes the text at least eight times (not counting the seven «Cartolini» following the Didot printing), proving a linguistically remarkable dedication, considering this was a minor tragedy. This carefulness was indeed reported at that time by Emilio Bertana who observed: «è probabile che l'Alfieri abbia avuto per la ¿Rosmunda¿ quella speciale predilizione di cui fece testimonianza (unica, ma autorevole) il Foscolo». The study of ¿Rosmunda¿ can be portrayed as the study of an author's «vent» that allows to an inclusive investigation of its text and, consequently, of the creator, Alfieri, who reveals his self-portrait through the ink of these tragic pages.
L'argomento di questa tesi è la ¿Rosmunda¿ di Vittorio Alfieri, un testo da sempre rimasto ai margini del corpus tragico dell'autore astigiano. Benché la critica abbia o ignorato o liquidato brevemente quest'opera come «non riuscita», Alfieri vi ha mostrato un attaccamento particolare, del tutto sorprendente se si considera la problematicità che per un classicista del Settecento comportavano l'ambientazione e l'argomento medievale della vicenda. Con questo lavoro, dopo un'analisi del testo (coincidente col primo capitolo), si è cercato innanzitutto di rintracciare i rapporti intratestuali della Rosmunda e, immaginando la produzione teatrale di Alfieri come un mosaico di variabili, si sono volute indagare alcune linee di continuità e di innovazione, che in certi casi sezionano, e in altri guidano, il filo evolutivo del sistema tragico dell'Astigiano. Dopo aver confrontato la ¿Rosmunda¿, con il ¿Filippo¿, il ¿Polinice¿, l'¿Antigone¿, l'¿Agamennone¿, l'¿Oreste¿, il ¿Saul¿ e la ¿Mirra¿, il terzo capitolo si rivolge invece ai rapporti di intertestualità del testo. A partire dalla definizione di tragedia «interamente inventata», di cui l'autore fa largo uso, si è proposta una valutazione delle possibili suggestioni, in taluni casi vere riscritture, del catalogo delle letture più giovanili di Alfieri (Prévost, Ariosto e Tasso, Metastasio e Machiavelli), che suffragano la specificità della tragedia quale riflesso dell'educazione letteraria del giovane autore. Sulla base di tali premesse testuali si è avanzata infine un'ipotesi di contatto tra la tragedia e le vicissitudini biografiche dell'Alfieri, che proprio tra il '79 e l'80 racconta nelle pagine della ¿Vita¿ i patimenti amorosi nel vedere la propria donna infelice a causa dell'«ebro marito», da cui si separò in seguito alla «scena baccanale» nella notte di Sant'Andrea del 1780 (venti giorni dopo la conclusione della I versificazione della tragedia). Come altri testi alfieriani, anche la ¿Rosmunda¿ subì il furore variantistico di Alfieri che dopo una ¿I versificazione¿, nell'80, e una ¿II versificazione¿, nell'82, intervenne sul testo almeno otto volte, senza contare i sette «cartolini» successivi alla stampa Didot, dimostrando anche a livello linguistico una dedizione ragguardevole, per una tragedia minore. Attenzione che veniva d'altronde segnalata a suo tempo già da Emilio Bertana quando osservava: «è probabile che l'Alfieri abbia avuto per la ¿Rosmunda¿ quella speciale predilezione di cui fece testimonianza (unica, ma autorevole) il Foscolo». Quello sulla ¿Rosmunda¿ si configura pertanto come studio di uno «sfogo» d'autore che consente un'indagine a tutto tondo del testo e, di riflesso, del creatore-Alfieri che nella filigrana di queste pagine tragiche rivela il proprio autoritratto.
Un «bollente sublime cor». Analisi della "Rosmunda" di Vittorio Alfieri.
LANDOLINA, ELIANA
2014/2015
Abstract
L'argomento di questa tesi è la ¿Rosmunda¿ di Vittorio Alfieri, un testo da sempre rimasto ai margini del corpus tragico dell'autore astigiano. Benché la critica abbia o ignorato o liquidato brevemente quest'opera come «non riuscita», Alfieri vi ha mostrato un attaccamento particolare, del tutto sorprendente se si considera la problematicità che per un classicista del Settecento comportavano l'ambientazione e l'argomento medievale della vicenda. Con questo lavoro, dopo un'analisi del testo (coincidente col primo capitolo), si è cercato innanzitutto di rintracciare i rapporti intratestuali della Rosmunda e, immaginando la produzione teatrale di Alfieri come un mosaico di variabili, si sono volute indagare alcune linee di continuità e di innovazione, che in certi casi sezionano, e in altri guidano, il filo evolutivo del sistema tragico dell'Astigiano. Dopo aver confrontato la ¿Rosmunda¿, con il ¿Filippo¿, il ¿Polinice¿, l'¿Antigone¿, l'¿Agamennone¿, l'¿Oreste¿, il ¿Saul¿ e la ¿Mirra¿, il terzo capitolo si rivolge invece ai rapporti di intertestualità del testo. A partire dalla definizione di tragedia «interamente inventata», di cui l'autore fa largo uso, si è proposta una valutazione delle possibili suggestioni, in taluni casi vere riscritture, del catalogo delle letture più giovanili di Alfieri (Prévost, Ariosto e Tasso, Metastasio e Machiavelli), che suffragano la specificità della tragedia quale riflesso dell'educazione letteraria del giovane autore. Sulla base di tali premesse testuali si è avanzata infine un'ipotesi di contatto tra la tragedia e le vicissitudini biografiche dell'Alfieri, che proprio tra il '79 e l'80 racconta nelle pagine della ¿Vita¿ i patimenti amorosi nel vedere la propria donna infelice a causa dell'«ebro marito», da cui si separò in seguito alla «scena baccanale» nella notte di Sant'Andrea del 1780 (venti giorni dopo la conclusione della I versificazione della tragedia). Come altri testi alfieriani, anche la ¿Rosmunda¿ subì il furore variantistico di Alfieri che dopo una ¿I versificazione¿, nell'80, e una ¿II versificazione¿, nell'82, intervenne sul testo almeno otto volte, senza contare i sette «cartolini» successivi alla stampa Didot, dimostrando anche a livello linguistico una dedizione ragguardevole, per una tragedia minore. Attenzione che veniva d'altronde segnalata a suo tempo già da Emilio Bertana quando osservava: «è probabile che l'Alfieri abbia avuto per la ¿Rosmunda¿ quella speciale predilezione di cui fece testimonianza (unica, ma autorevole) il Foscolo». Quello sulla ¿Rosmunda¿ si configura pertanto come studio di uno «sfogo» d'autore che consente un'indagine a tutto tondo del testo e, di riflesso, del creatore-Alfieri che nella filigrana di queste pagine tragiche rivela il proprio autoritratto.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/11729