In 2000, the Nobel Prize for Chemistry Atmospheric Paul Crutzen suggests that the term "Anthropocene" is used to indicate the "new age" in which we have entered, next to the Holocene, and formed in an unprecedented way by our species. This thesis aims to suggest an answer to a specific question: "Why the human species has changed the world in a particular manner that leads us to speak of a new geological era?". In order to answer this question it was considered necessary to integrate the philosophical perspective with research from various fields, mainly: scientific ecology, biology, paleontology. It was therefore decided to take as a starting point in the first chapter the examination of certain theories of human evolution, by reference to research in biological and ecological context (in particular those of Erle C. Ellis, Richard Leakey and Edward O. Wilson) and paleontological (in particular the work of Guido Chelazzi). In the second chapter we focus on organisms, passing, so to speak, from a phylogenetic perspective to an ontogenetic. More precisely, there are questions not on what might be the identity of our species criteria, but on the characteristics of those particular biological processes that play a central role in our biological and philosophical theories, organisms. It suggests that a fundamental characteristic of the organism appears to be its "opening" on the outside and at the same time its own a system that manages the manner in which this interaction takes place. The third chapter proposes and defends the central idea of ​​the thesis, namely that the answer to our question can be formulated in terms of what we can call "immune paradigm." This is the most original part of the work where the reference ontology is that of the new realism proposed by Maurizio Ferraris that, in examining the properties of the being, outlines the limits and the progress of the real. However, the biological notion of "immune system" -limited to vertebrates or, at most, be extended to other types of organisms- was not considered adequate, in itself, to provide an answer to the question that moves the work. As a result, it has extended the biological concept of "immune system" to also understand the interspecific relationships and biotic generally, by integrating the biological concept with the more properly philosophical notion of "immunitas" proposed by Roberto Esposito. Following this argument it has come so to suggest that the technique is the immune instrument par excellence and that humanity, being the species that has developed it the most, even by virtue of its eusociality, can be understood as an autoimmune disease within the body of nature. In biology and biomedical sciences, it is called "autoimmunity" when the immune system starts to exceed the physiological limits of autoreactivity. Similarly, it seems possible to say that the human species, in its history, it is set up within the biosphere as a kind of immune crisis. In this, and here lies the attempt to answer to our initial question, H. sapiens has a peculiarity compared to other species. Our species began to exceed these limits at the time of his exit from Africa.
Nel 2000, il premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen propone che il termine ¿Antropocene¿ venga usato a indicare la ¿nuova era¿ nella quale siamo entrati, successiva all'Olocene, e plasmata in maniera inedita dalla nostra specie. Questo lavoro di tesi intende suggerire una risposta ad una precisa domanda: ¿perché la specie umana ha modificato il mondo in maniera peculiare e tale da indurci a parlare di una nuova era geologica?¿. Nel tentare di rispondere a questa domanda si è ritenuto necessario integrare la prospettiva filosofica con ricerche provenienti da ambiti diversi, e principalmente: l'ecologia scientifica, la biologia, la paleontologia. Si è dunque scelto di assumere quale punto di partenza nel primo capitolo l'esame di alcune teorie relative alla storia dell'evoluzione umana, facendo riferimento a ricerche in ambito biologico e ecologico (in particolare quelle di Erle C. Ellis, Richard Leakey e Edward O. Wilson) e paleontologico (segnatamente il lavoro di Guido Chelazzi). Nel secondo capitolo ci si concentra sugli organismi, passando, per dir così, da una prospettiva filogenetica a una ontogenetica. Più precisamente, ci si interroga non su quali possano essere i criteri di identità della nostra specie, bensì sulle caratteristiche di quei particolari biologici che svolgono un ruolo centrale nelle nostre teorie biologiche e filosofiche, gli organismi. Si suggerirà che una caratteristica fondamentale dell'organismo sembra essere la sua ¿apertura¿ all'esterno e allo stesso tempo il suo possedere un sistema che gestisce le modalità con cui questa interazione avviene. Nel terzo capitolo si propone e si difende l'idea centrale della tesi, vale a dire che la risposta alla nostra domanda possa essere formulata nei termini di quello che possiamo chiamare ¿paradigma immunitario¿. È questa la parte più originale del lavoro dove l'ontologia di riferimento è quella del nuovo realismo proposto da Maurizio Ferraris, che nell'esaminare le proprietà dell'essere delinea i limiti e il procedere del reale. Tuttavia, la nozione biologica di ¿sistema immunitario¿¿ristretta ai vertebrati o, al più, estendibile ad altri tipi di organismi¿non è stata ritenuta adeguata, di per sé, a fornire una risposta alla domanda che muove il lavoro. Di conseguenza, si è esteso il concetto biologico di ¿sistema immunitario¿ a comprendere anche le relazioni interspecifiche e biotiche in generale, integrando la nozione biologica con la nozione più propriamente filosofica di ¿immunitas¿ elaborata da Roberto Esposito. Seguendo questa argomentazione si è giunti così a suggerire che la tecnica è lo strumento immunitario per eccellenza e che l'umanità nell'era dell'antropocene, essendo la specie che ha elaborato, anche in virtù della sua eusocialità, la tecnica in massimo grado, può essere intesa come una malattia autoimmunitaria all'interno del corpo della natura. In biologia e nelle scienze biomediche si parla di ¿autoimmunità¿ nel momento in cui il sistema immunitario cominci a eccedere i limiti fisiologici dell'autoreattività. In maniera analoga, sembra possibile affermare che la specie umana, nella sua storia, si sia configurata all'interno della biosfera come una sorta di crisi immunitaria. In questo, e qui risiede il tentativo di risposta alla nostra domanda di partenza, H. sapiens presenta una peculiarità rispetto alle altre specie. La nostra specie ha cominciato a eccedere questi limiti al momento della sua uscita dall'Africa.
L'umanità e il suo ambiente: una prospettiva immunologica
MONTANARO, FEDERICO
2015/2016
Abstract
Nel 2000, il premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen propone che il termine ¿Antropocene¿ venga usato a indicare la ¿nuova era¿ nella quale siamo entrati, successiva all'Olocene, e plasmata in maniera inedita dalla nostra specie. Questo lavoro di tesi intende suggerire una risposta ad una precisa domanda: ¿perché la specie umana ha modificato il mondo in maniera peculiare e tale da indurci a parlare di una nuova era geologica?¿. Nel tentare di rispondere a questa domanda si è ritenuto necessario integrare la prospettiva filosofica con ricerche provenienti da ambiti diversi, e principalmente: l'ecologia scientifica, la biologia, la paleontologia. Si è dunque scelto di assumere quale punto di partenza nel primo capitolo l'esame di alcune teorie relative alla storia dell'evoluzione umana, facendo riferimento a ricerche in ambito biologico e ecologico (in particolare quelle di Erle C. Ellis, Richard Leakey e Edward O. Wilson) e paleontologico (segnatamente il lavoro di Guido Chelazzi). Nel secondo capitolo ci si concentra sugli organismi, passando, per dir così, da una prospettiva filogenetica a una ontogenetica. Più precisamente, ci si interroga non su quali possano essere i criteri di identità della nostra specie, bensì sulle caratteristiche di quei particolari biologici che svolgono un ruolo centrale nelle nostre teorie biologiche e filosofiche, gli organismi. Si suggerirà che una caratteristica fondamentale dell'organismo sembra essere la sua ¿apertura¿ all'esterno e allo stesso tempo il suo possedere un sistema che gestisce le modalità con cui questa interazione avviene. Nel terzo capitolo si propone e si difende l'idea centrale della tesi, vale a dire che la risposta alla nostra domanda possa essere formulata nei termini di quello che possiamo chiamare ¿paradigma immunitario¿. È questa la parte più originale del lavoro dove l'ontologia di riferimento è quella del nuovo realismo proposto da Maurizio Ferraris, che nell'esaminare le proprietà dell'essere delinea i limiti e il procedere del reale. Tuttavia, la nozione biologica di ¿sistema immunitario¿¿ristretta ai vertebrati o, al più, estendibile ad altri tipi di organismi¿non è stata ritenuta adeguata, di per sé, a fornire una risposta alla domanda che muove il lavoro. Di conseguenza, si è esteso il concetto biologico di ¿sistema immunitario¿ a comprendere anche le relazioni interspecifiche e biotiche in generale, integrando la nozione biologica con la nozione più propriamente filosofica di ¿immunitas¿ elaborata da Roberto Esposito. Seguendo questa argomentazione si è giunti così a suggerire che la tecnica è lo strumento immunitario per eccellenza e che l'umanità nell'era dell'antropocene, essendo la specie che ha elaborato, anche in virtù della sua eusocialità, la tecnica in massimo grado, può essere intesa come una malattia autoimmunitaria all'interno del corpo della natura. In biologia e nelle scienze biomediche si parla di ¿autoimmunità¿ nel momento in cui il sistema immunitario cominci a eccedere i limiti fisiologici dell'autoreattività. In maniera analoga, sembra possibile affermare che la specie umana, nella sua storia, si sia configurata all'interno della biosfera come una sorta di crisi immunitaria. In questo, e qui risiede il tentativo di risposta alla nostra domanda di partenza, H. sapiens presenta una peculiarità rispetto alle altre specie. La nostra specie ha cominciato a eccedere questi limiti al momento della sua uscita dall'Africa.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/117133