Tra gli spettacoli allestiti alla corte sabauda nel Seicento rientra un particolare momento festivo rimasto a lungo ai margini della storia musicale del ducato: lo zapato, o sapato. Se la maggior parte delle feste è stata ampiamente documentata da testimonianze letterarie e iconografiche che ne hanno sovente permesso una ricostruzione dettagliata, allo zapato è toccata tutt'altra sorte. Nonostante fosse uno spettacolo peculiarmente sabaudo, esso ricevette infatti minore attenzione sia da parte dei tesorieri di corte sia da parte degli artisti e degli intellettuali, tanto che, a partire dal Settecento, fu quasi completamente dimenticato. Secondo alcune testimonianze, lo zapato fu introdotto alla corte sabauda da Caterina di Spagna, moglie del duca Carlo Emanuele I, alla fine del XVI secolo. La festa, costruita intorno a un ricco scambio di doni generalmente destinati alla famiglia ducale, veniva organizzata il 6 dicembre, giorno di San Nicola, o alla vigilia della festività. È importante notare sin da ora che lo zapato non si strutturava sempre come uno spettacolo. Il più delle volte era una festa, nel senso letterale del termine; solo in alcuni casi veniva messo in scena uno spettacolo a tutti gli effetti, la cui principale testimonianza è costituita dai libretti. Nel corso delle ricerche se ne sono trovati sei, conservati all'Archivio di Stato di Torino, all'Archivio Storico della Città di Torino, alla Biblioteca Reale e alla Biblioteca Civica Centrale di Torino. Sulla base di essi ci si è resi conto del processo di trasformazione che il genere subì nel XVII secolo: se all'inizio lo zapato aveva una fisionomia paragonabile alla mascherata, in cui una debole trama serviva da pretesto per balletti a tema, nel corso dei decenni venne a presentarsi come uno spettacolo più complesso, con un tessuto narrativo più ricco e la suddivisione in atti e scene. Nella seconda parte del secolo, si verificò un ulteriore mutamento di cui, purtroppo, sono giunte poche informazioni: a partire almeno dagli anni Sessanta, lo zapato cominciò infatti ad essere costituito non più da un unico momento festivo, ma da diversi eventi spettacolari che si succedevano durante la serata, con corredo musicale o meno. E il mutamento non poteva dirsi concluso perché, come si vedrà nel corso del lavoro, le ultime testimonianze degli zapati risalenti agli anni Novanta del Seicento, attestano l'esistenza di momenti festivi costruiti sempre sullo scambio di doni ma senza spettacoli correlati. Alla luce di queste considerazioni iniziali, si sono cominciati a consultare i registri archivistici: si sono presi in esame i Registri relativi ai Conti fabbriche e fortificazioni, la Tesoreria Generale Real Casa e le Patenti Controllo Finanze, tutti conservati all'Archivio di Stato di Torino ¿ Sezioni Riunite. Il quadro che è stato ricostruito ci sembra piuttosto interessante: si è partiti da un ristretto numero di zapati, poco meno di una quindicina di titoli, in un arco di tempo che va dal 1633 al 1678, per arrivare in maniera inaspettata ad una quantità molto maggiore. Il primo zapato di cui è giunta testimonianza risale agli anni Dieci del Seicento, l'ultimo è del 1698: come si vede, il periodo si è notevolmente ampliato ed abbraccia quasi un secolo. Si è trovata testimonianza di quasi una cinquantina di zapati (quarantotto, per l'esattezza); di sei, come è stato detto, si conserva il libretto a stampa.

Una festa di corte nella Torino del XVII secolo: lo zapato

SEGURO, MARTINA
2010/2011

Abstract

Tra gli spettacoli allestiti alla corte sabauda nel Seicento rientra un particolare momento festivo rimasto a lungo ai margini della storia musicale del ducato: lo zapato, o sapato. Se la maggior parte delle feste è stata ampiamente documentata da testimonianze letterarie e iconografiche che ne hanno sovente permesso una ricostruzione dettagliata, allo zapato è toccata tutt'altra sorte. Nonostante fosse uno spettacolo peculiarmente sabaudo, esso ricevette infatti minore attenzione sia da parte dei tesorieri di corte sia da parte degli artisti e degli intellettuali, tanto che, a partire dal Settecento, fu quasi completamente dimenticato. Secondo alcune testimonianze, lo zapato fu introdotto alla corte sabauda da Caterina di Spagna, moglie del duca Carlo Emanuele I, alla fine del XVI secolo. La festa, costruita intorno a un ricco scambio di doni generalmente destinati alla famiglia ducale, veniva organizzata il 6 dicembre, giorno di San Nicola, o alla vigilia della festività. È importante notare sin da ora che lo zapato non si strutturava sempre come uno spettacolo. Il più delle volte era una festa, nel senso letterale del termine; solo in alcuni casi veniva messo in scena uno spettacolo a tutti gli effetti, la cui principale testimonianza è costituita dai libretti. Nel corso delle ricerche se ne sono trovati sei, conservati all'Archivio di Stato di Torino, all'Archivio Storico della Città di Torino, alla Biblioteca Reale e alla Biblioteca Civica Centrale di Torino. Sulla base di essi ci si è resi conto del processo di trasformazione che il genere subì nel XVII secolo: se all'inizio lo zapato aveva una fisionomia paragonabile alla mascherata, in cui una debole trama serviva da pretesto per balletti a tema, nel corso dei decenni venne a presentarsi come uno spettacolo più complesso, con un tessuto narrativo più ricco e la suddivisione in atti e scene. Nella seconda parte del secolo, si verificò un ulteriore mutamento di cui, purtroppo, sono giunte poche informazioni: a partire almeno dagli anni Sessanta, lo zapato cominciò infatti ad essere costituito non più da un unico momento festivo, ma da diversi eventi spettacolari che si succedevano durante la serata, con corredo musicale o meno. E il mutamento non poteva dirsi concluso perché, come si vedrà nel corso del lavoro, le ultime testimonianze degli zapati risalenti agli anni Novanta del Seicento, attestano l'esistenza di momenti festivi costruiti sempre sullo scambio di doni ma senza spettacoli correlati. Alla luce di queste considerazioni iniziali, si sono cominciati a consultare i registri archivistici: si sono presi in esame i Registri relativi ai Conti fabbriche e fortificazioni, la Tesoreria Generale Real Casa e le Patenti Controllo Finanze, tutti conservati all'Archivio di Stato di Torino ¿ Sezioni Riunite. Il quadro che è stato ricostruito ci sembra piuttosto interessante: si è partiti da un ristretto numero di zapati, poco meno di una quindicina di titoli, in un arco di tempo che va dal 1633 al 1678, per arrivare in maniera inaspettata ad una quantità molto maggiore. Il primo zapato di cui è giunta testimonianza risale agli anni Dieci del Seicento, l'ultimo è del 1698: come si vede, il periodo si è notevolmente ampliato ed abbraccia quasi un secolo. Si è trovata testimonianza di quasi una cinquantina di zapati (quarantotto, per l'esattezza); di sei, come è stato detto, si conserva il libretto a stampa.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/116775