The purpose of this dissertation is to critically analyse the participatory paradigm when applied to Childhood, especially if the Childhood in question is living in a conflict situation. In particular, it will highlight the material, socio-economic, conceptual and interpretative limits to participation in general, but mainly those typical of the Palestinian case. Before addressing the case-study, it will offer some theoretical notions necessary to understand and use the literature and terminology, needed for the analysis, of the Development Studies and Conflict Studies. The first part will deal with the way Childhood arguments meet the development paradigms succeeded after the Second World War, e how Childhood is conceptualized today in the interventions prescribed for the Developing Countries. Today dominant model, which became mainstream during the Nineties, reckons on civil society participation for development processes and conflict resolution processes. The idea of participation expands to a 'universal' perspective, contaminating even the international juridical production on Children Rights. Emblematic of the international interventionism for development promotion are the Millennium Development Goals, which focus particularly on children and their living conditions, albeit main International Institutions refer to the western standardized, often inadequate, concept of the «global child». The second part will try to understand what happens instead when we add to the analysis another variable: War. Too often the countries in the most difficult development conditions are also those the most likely to get involved in the outburst of violence. Which relationship occurs between Development and Armed Conflict? A low level of development, but more in general economic factors, are risk factors for the outburst of conflict. We fight for resources, and inside a conflict situation particular dynamics of economic predation which make it profitable to continue the hostilities. At the same time, it is commonly believed that economic recovery, development, are an «exit strategy» from conflict. It is the latest, together with the assumption of neutrality, that moves the international community and legitimize interventionism. Bringing the attention back to Childhood, the dissertation will examine the main categories of children which are created during a war, for instance refugees, orphans and child soldiers, but also which role they could assume and which could be the impact of the conflict itself and the violence they suffer. In the last part of the dissertation will be addressed the Palestinian case-study, through an historical synthesis of the Israel-Palestine conflict from the point of view of the youngest generations and their role. Then an overview of the economic conditions of the Palestinian territories will be presented, in order to discuss the living conditions of Palestinian today kids, but also the participation channels offered to them and eventually found by them. The issues that the Palestinian case offers to the neoliberal model can be of use to further reflect on the western intervention modality as well as on the definition and the spaces for Childhood at the international level -issues, especially those latest, still too little discussed.
Lo scopo di questo elaborato è quello di analizzare criticamente il paradigma della partecipazione, quando si tenta di applicarlo all'Infanzia, specie se l'Infanzia di cui si parla vive in un contesto conflittuale. In particolare, verranno messi in evidenzi i limiti materiali, socio-economici, concettuali e interpretativi della partecipazione in generale, ma soprattutto propri del caso palestinese. Prima di affrontare il caso studio, si offrono le nozioni teoriche per comprendere ed utilizzare la terminologia e la letteratura, necessarie all'analisi, dei Development Studies e dei Conflict Studies. In una prima parte viene dunque affrontato il modo in cui il discorso sull'Infanzia si inserisce all'interno dei paradigmi di sviluppo susseguitesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, e di come questa viene concettualizzata oggi all'interno degli interventi nei Paesi in Via di Sviluppo. Il modello oggi dominante, affermatosi negli anni Novanta, prevede la partecipazione della società civile ai processi di sviluppo e ai processi di risoluzione del conflitto. L'idea della partecipazione si allarga ad una prospettiva 'universale', contaminando la produzione giuridica internazionale sui diritti dell'Infanzia. Emblema dell'interventismo internazionale per la promozione dello sviluppo sono i Millennium Development Goals, che danno particolare rilievo alle condizioni dei bambini, sebbene le principali Istituzioni Internazionali si basino sul concetto standardizzato e occidentale, spesso inadeguato, di global child. Nella seconda parte si cerca di capire cosa invece succede quando si inserisce nell'analisi una variabile in più: la Guerra. Troppo spesso i paesi in difficili condizioni di sviluppo sono anche quelli maggiormente soggetti allo scoppio della violenza. Quale relazione intercorre tra Sviluppo e Conflitto Armato? Uno scarso sviluppo, ma più in generale i fattori economici, sono fattori di rischio per lo scoppio della violenza. Si combatte per le risorse, e all'interno di una situazione conflittuale si vengono creare delle particolari dinamiche di predazione economica che rendono conveniente la prosecuzione delle ostilità. Allo stesso tempo, si ritiene che la ripresa dell'economia, lo sviluppo, siano una «strategia di uscita» dal conflitto. È quest'ultima la convinzione, insieme alla presunzione di neutralità, che muove la comunità internazionale e legittima l'interventismo. Riportando l'attenzione sull'Infanzia, ci si interroga su quali siano le principali categorie di bambino che si vengono a creare durante un conflitto e su quale ruolo questi possono assumere e qual è l'impatto del conflitto e della violenza che essi subiscono. Nell'ultima parte dell'elaborato si affronta il caso palestinese, proponendo una sintesi storica del conflitto israelo-palestinese dal punto di vista delle generazioni più giovani e del loro ruolo. Si propone quindi una fotografia delle condizioni economiche dei territori palestinesi, per poter infine discutere delle situazioni in cui i bambini palestinesi vivono oggi, e dei canali di partecipazione che vengono loro offerti e che loro possono aver trovato. Le difficoltà che il caso palestinese propone al modello neoliberale possono servire come spunto di riflessione tanto sulle modalità di intervento dei Paesi Occidentali e delle principali Istituzioni Internazionali, quanto sulla definizione e sugli spazi riservati all'Infanzia a livello internazionale -argomenti, quest'ultimi, ancora troppo poco discussi.
Infanzia e Partecipazione tra Sviluppo Socio-Economico e Conflitto Armato: una riflessione sul caso palestinese.
BRUCATO, GIORGIA
2014/2015
Abstract
Lo scopo di questo elaborato è quello di analizzare criticamente il paradigma della partecipazione, quando si tenta di applicarlo all'Infanzia, specie se l'Infanzia di cui si parla vive in un contesto conflittuale. In particolare, verranno messi in evidenzi i limiti materiali, socio-economici, concettuali e interpretativi della partecipazione in generale, ma soprattutto propri del caso palestinese. Prima di affrontare il caso studio, si offrono le nozioni teoriche per comprendere ed utilizzare la terminologia e la letteratura, necessarie all'analisi, dei Development Studies e dei Conflict Studies. In una prima parte viene dunque affrontato il modo in cui il discorso sull'Infanzia si inserisce all'interno dei paradigmi di sviluppo susseguitesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, e di come questa viene concettualizzata oggi all'interno degli interventi nei Paesi in Via di Sviluppo. Il modello oggi dominante, affermatosi negli anni Novanta, prevede la partecipazione della società civile ai processi di sviluppo e ai processi di risoluzione del conflitto. L'idea della partecipazione si allarga ad una prospettiva 'universale', contaminando la produzione giuridica internazionale sui diritti dell'Infanzia. Emblema dell'interventismo internazionale per la promozione dello sviluppo sono i Millennium Development Goals, che danno particolare rilievo alle condizioni dei bambini, sebbene le principali Istituzioni Internazionali si basino sul concetto standardizzato e occidentale, spesso inadeguato, di global child. Nella seconda parte si cerca di capire cosa invece succede quando si inserisce nell'analisi una variabile in più: la Guerra. Troppo spesso i paesi in difficili condizioni di sviluppo sono anche quelli maggiormente soggetti allo scoppio della violenza. Quale relazione intercorre tra Sviluppo e Conflitto Armato? Uno scarso sviluppo, ma più in generale i fattori economici, sono fattori di rischio per lo scoppio della violenza. Si combatte per le risorse, e all'interno di una situazione conflittuale si vengono creare delle particolari dinamiche di predazione economica che rendono conveniente la prosecuzione delle ostilità. Allo stesso tempo, si ritiene che la ripresa dell'economia, lo sviluppo, siano una «strategia di uscita» dal conflitto. È quest'ultima la convinzione, insieme alla presunzione di neutralità, che muove la comunità internazionale e legittima l'interventismo. Riportando l'attenzione sull'Infanzia, ci si interroga su quali siano le principali categorie di bambino che si vengono a creare durante un conflitto e su quale ruolo questi possono assumere e qual è l'impatto del conflitto e della violenza che essi subiscono. Nell'ultima parte dell'elaborato si affronta il caso palestinese, proponendo una sintesi storica del conflitto israelo-palestinese dal punto di vista delle generazioni più giovani e del loro ruolo. Si propone quindi una fotografia delle condizioni economiche dei territori palestinesi, per poter infine discutere delle situazioni in cui i bambini palestinesi vivono oggi, e dei canali di partecipazione che vengono loro offerti e che loro possono aver trovato. Le difficoltà che il caso palestinese propone al modello neoliberale possono servire come spunto di riflessione tanto sulle modalità di intervento dei Paesi Occidentali e delle principali Istituzioni Internazionali, quanto sulla definizione e sugli spazi riservati all'Infanzia a livello internazionale -argomenti, quest'ultimi, ancora troppo poco discussi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/116358