La preparazione e la somministrazione dei farmaci antineoplastici espone potenzialmente gli operatori ospedalieri addetti (tecnici di farmacia, infermieri, personale medico) a sostanze chimiche tossiche, e in alcuni casi, cancerogene. Questo problema è avvertito da circa trent'anni in ambito internazionale. In Italia, da dieci anni il 'Documento di linee guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario' (G.U. n°236 del 7 ottobre 1999) specifica le procedure e i protocolli di prevenzione dell'esposizione e di tutela della salute dei lavoratori coinvolti. Nel panorama legislativo che suggerisce l'adozione delle più efficaci misure preventive, tecniche e procedurali, da attuarsi per limitare la diffusione della contaminazione negli ambienti di lavoro e, di conseguenza, la possibile esposizione del personale addetto a CA, risulta opportuno dare una connotazione più precisa al generico principio ALARA (As Low As Reasonably Achievable). Tale principio è normalmente adottato per ovviare alla mancanza di veri e propri limiti per i Farmaci Antitumorali maneggiati dal personale addetto, ma si ritiene necessario quantificare un livello di contaminazione che possa definirsi accettabile come risultato della migliore applicazione delle misure preventive. In particolare, attraverso la misura della contaminazione da CA sulle superfici di lavoro dei locali di preparazione e di somministrazione dei farmaci viene valutata l'entità della possibile esposizione degli operatori. Il presente lavoro è stato diviso in due parti: La prima è stata eseguita in laboratorio con l'obbiettivo di determinare il metodo di ricerca. Le analisi condotte hanno permesso di definire sia le condizioni migliori per dosare la Doxorubicina in fluidi biologici sia quelle per effettuare un'analisi delle superfici contaminate. La seconda è stata svolta in due Presidi Ospedalieri, dove sono stati effettuati campionamenti sia sulle superfici sia sui liquidi biologici, al fine di verificare l'esposizione del personale e la contaminazione delle aree utilizzate. L'attività di ricerca svolta si è proposta, in conclusione, l'obiettivo di individuare un metodo per rilevare doxorubicina in ambiente di lavoro e in urina, svolgibile con strumenti meno perfomanti rispetto a HPLC-MS. È stato possibile così effettuare una valutazione delle condizioni in cui lavorano gli operatori esposti.

Nuove tecniche per il controllo dell'esposizione dei lavoratori a doxorubicina

BACCHETTI, CECILIA
2015/2016

Abstract

La preparazione e la somministrazione dei farmaci antineoplastici espone potenzialmente gli operatori ospedalieri addetti (tecnici di farmacia, infermieri, personale medico) a sostanze chimiche tossiche, e in alcuni casi, cancerogene. Questo problema è avvertito da circa trent'anni in ambito internazionale. In Italia, da dieci anni il 'Documento di linee guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti a chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario' (G.U. n°236 del 7 ottobre 1999) specifica le procedure e i protocolli di prevenzione dell'esposizione e di tutela della salute dei lavoratori coinvolti. Nel panorama legislativo che suggerisce l'adozione delle più efficaci misure preventive, tecniche e procedurali, da attuarsi per limitare la diffusione della contaminazione negli ambienti di lavoro e, di conseguenza, la possibile esposizione del personale addetto a CA, risulta opportuno dare una connotazione più precisa al generico principio ALARA (As Low As Reasonably Achievable). Tale principio è normalmente adottato per ovviare alla mancanza di veri e propri limiti per i Farmaci Antitumorali maneggiati dal personale addetto, ma si ritiene necessario quantificare un livello di contaminazione che possa definirsi accettabile come risultato della migliore applicazione delle misure preventive. In particolare, attraverso la misura della contaminazione da CA sulle superfici di lavoro dei locali di preparazione e di somministrazione dei farmaci viene valutata l'entità della possibile esposizione degli operatori. Il presente lavoro è stato diviso in due parti: La prima è stata eseguita in laboratorio con l'obbiettivo di determinare il metodo di ricerca. Le analisi condotte hanno permesso di definire sia le condizioni migliori per dosare la Doxorubicina in fluidi biologici sia quelle per effettuare un'analisi delle superfici contaminate. La seconda è stata svolta in due Presidi Ospedalieri, dove sono stati effettuati campionamenti sia sulle superfici sia sui liquidi biologici, al fine di verificare l'esposizione del personale e la contaminazione delle aree utilizzate. L'attività di ricerca svolta si è proposta, in conclusione, l'obiettivo di individuare un metodo per rilevare doxorubicina in ambiente di lavoro e in urina, svolgibile con strumenti meno perfomanti rispetto a HPLC-MS. È stato possibile così effettuare una valutazione delle condizioni in cui lavorano gli operatori esposti.
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