I disturbi muscoloscheletrici (DMS) sono da tempo riconosciuti come la più comune patologia professionale che interessa trasversalmente tutti i settori occupazionali. In particolare la sintomatologia dolorosa lombo-sacrale continua a rappresentare un problema di grande rilevanza e in costante aumento che comporta costi individuali e sociali elevati. Il personale infermieristico e gli operatori sanitari, rispetto ad altri gruppi lavorativi, sono tra i più esposti a lombalgia a seguito della movimentazione manuale dei pazienti (MMP) in assenza di ausiliazione. La normativa italiana, nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs 81/2008), esplicita la necessità di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori tramite l'obbligo di individuare misure organizzative volte a ridurre la movimentazione manuale dei carichi, animati o non animati. Risulta quindi fondamentale una valutazione del rischio che sia in grado di fornire gli strumenti necessari per diminuire, eliminare e prevenire i rischi legati alla movimentazione dei pazienti. Dalla letteratura scientifica nazionale ed internazionale emergono due metodi tra i più utilizzati, denominati MAPO (Menoni, 1999) e PTAI (Karhula et al., 2009), che offrono una valutazione quantitativa e qualitativa del rischio da MMP. Il MAPO, ideato dall'Unità di Ricerca EPM di Milano, si distingue per la capacità di valutare in modo analitico l'organizzazione dell'ambiente di lavoro e le attrezzature in uso nella struttura; il PTAI, di origine finlandese, si propone invece di analizzare le posture assunte dagli operatori durante le fasi di movimentazione e di indagare sulla formazione e sugli aspetti psicosociali del lavoratore attraverso la somministrazione di un questionario. Lo studio ha messo a confronto i due metodi attraverso la loro applicazione in una residenza sanitaria assistenziale (RSA) astigiana. La successiva analisi dei risultati ha permesso di definire gli aspetti cruciali e quelli mancanti di ciascun metodo: mentre il MAPO offre una valutazione quantitativa basata sostanzialmente su parametri numerici, ambientali e strumentali, il PTAI valuta i rischi attraverso una visione squisitamente centralizzata sull'uomo con più specifiche valutazioni posturali. La valutazione dei rischi con il metodo MAPO ha individuato un livello intermedio di rischio pari a 2,99 collocando tale valore nella fascia gialla. I valori del metodo PTAI si collocano invece nella fascia di rischio verde. Infine viene suggerita una nuova scheda di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli operatori sanitari costruita sulla base degli aspetti osservati durante l'applicazione di entrambi i metodi; viene anche proposto un questionario che tiene in considerazione i fattori psicosociali e riprende gli aspetti tipici dei questionari presenti in letteratura. Tale questionario è caratterizzato infatti da domande più specifiche non solo inerenti il carico fisico e mentale dell'operatore ma anche le sue abitudini e gli stili di vita.

Approccio ergonomico multidimensionale per la valutazione del sovraccarico biomeccanico degli operatori sanitari in residenza sanitaria assistenziale: confronto tra metodi

SUSSIO, ELISA
2015/2016

Abstract

I disturbi muscoloscheletrici (DMS) sono da tempo riconosciuti come la più comune patologia professionale che interessa trasversalmente tutti i settori occupazionali. In particolare la sintomatologia dolorosa lombo-sacrale continua a rappresentare un problema di grande rilevanza e in costante aumento che comporta costi individuali e sociali elevati. Il personale infermieristico e gli operatori sanitari, rispetto ad altri gruppi lavorativi, sono tra i più esposti a lombalgia a seguito della movimentazione manuale dei pazienti (MMP) in assenza di ausiliazione. La normativa italiana, nel Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs 81/2008), esplicita la necessità di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori tramite l'obbligo di individuare misure organizzative volte a ridurre la movimentazione manuale dei carichi, animati o non animati. Risulta quindi fondamentale una valutazione del rischio che sia in grado di fornire gli strumenti necessari per diminuire, eliminare e prevenire i rischi legati alla movimentazione dei pazienti. Dalla letteratura scientifica nazionale ed internazionale emergono due metodi tra i più utilizzati, denominati MAPO (Menoni, 1999) e PTAI (Karhula et al., 2009), che offrono una valutazione quantitativa e qualitativa del rischio da MMP. Il MAPO, ideato dall'Unità di Ricerca EPM di Milano, si distingue per la capacità di valutare in modo analitico l'organizzazione dell'ambiente di lavoro e le attrezzature in uso nella struttura; il PTAI, di origine finlandese, si propone invece di analizzare le posture assunte dagli operatori durante le fasi di movimentazione e di indagare sulla formazione e sugli aspetti psicosociali del lavoratore attraverso la somministrazione di un questionario. Lo studio ha messo a confronto i due metodi attraverso la loro applicazione in una residenza sanitaria assistenziale (RSA) astigiana. La successiva analisi dei risultati ha permesso di definire gli aspetti cruciali e quelli mancanti di ciascun metodo: mentre il MAPO offre una valutazione quantitativa basata sostanzialmente su parametri numerici, ambientali e strumentali, il PTAI valuta i rischi attraverso una visione squisitamente centralizzata sull'uomo con più specifiche valutazioni posturali. La valutazione dei rischi con il metodo MAPO ha individuato un livello intermedio di rischio pari a 2,99 collocando tale valore nella fascia gialla. I valori del metodo PTAI si collocano invece nella fascia di rischio verde. Infine viene suggerita una nuova scheda di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli operatori sanitari costruita sulla base degli aspetti osservati durante l'applicazione di entrambi i metodi; viene anche proposto un questionario che tiene in considerazione i fattori psicosociali e riprende gli aspetti tipici dei questionari presenti in letteratura. Tale questionario è caratterizzato infatti da domande più specifiche non solo inerenti il carico fisico e mentale dell'operatore ma anche le sue abitudini e gli stili di vita.
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