Il riciclaggio è un fenomeno davvero allarmante nell'economia mondiale moderna, tanto che secondo uno studio condotto dal Fondo Monetario Internazionale, la consistenza complessiva dei flussi di denaro generati da attività illecite è tale da influenzare le variabili economiche. Infatti, il riciclaggio dei proventi illeciti acquista un ruolo primario nelle strategie della criminalità organizzata e in uno scenario come il nostro, sempre più internazionalizzato e globalizzato, genera iniquità distributive ed altera le normali dinamiche economiche, finanziarie e sociali del mercato. Combinando i risultati di vari modelli di stima, è stata evidenziata una incidenza percentuale sui P.I.L. nazionali particolarmente significativa: nei Paesi OCSE tra 5 e 28, mentre raggiunge punte di 76 in Africa e 63 in Asia. Anche il Gruppo di Azione Finanziaria (GAFI) ha indicato il volume dei proventi illeciti da riciclaggio nel 2 per cento del P.I.L. globale. In Italia, il peso delle attività di riciclaggio ¿ secondo dati citati dall'ex Procuratore Nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna in un intervento del 2007 ¿ si aggirerebbe intorno a valori compresi tra il 7 e l'11 per cento del PIL. In più, oggigiorno, il rischio di infiltrazioni illecite è reso ancora più allarmante dalla recente crisi dei mercati finanziari e questo rappresenta per le organizzazioni criminali una ulteriore possibilità di diversificazione dei loro investimenti. Di conseguenza si rende necessaria un'unitaria azione di contrasto al fenomeno del riciclaggio, quale irrinunciabile strumento di tutela dell'ordine economico mondiale. Andrò ad analizzare in prima battuta il Decreto Legislativo 231/ 2007, che rappresenta l'esempio più evidente di come oggi si cerchi di combattere questo fenomeno. Tale provvedimento normativo si fonda su tre obblighi fondamentali, che nel corso della trattazione analizzerò nel dettaglio: 1)la canalizzazione delle transazioni finanziarie oltre una determinata soglia tramite banche, Istituti di moneta elettronica e Poste Italiane S.p.A.; 2)l'adeguata verifica della clientela da parte degli intermediari e degli altri soggetti obbligati con approccio basato sulla valutazione del rischio, e conseguente registrazione dei dati acquisiti, per dieci anni, in apposito Archivio Unico Informatico; 3)l'obbligo di segnalazione di operazioni finanziarie sospette, che costituisce la chiave di volta del sistema preventivo antiriciclaggio. Una volta acquisita una maggiore conoscenza di tale fenomeno criminoso ho ritenuto interessante investigare le dinamiche attraverso le quali un istituto del tutto lecito e meritevole di protezione giuridica come il Trust, potrebbe essere utilizzato per fini illeciti, nell'ipotesi di commettere fatti riciclaggio.
Il trust nella normativa antiriciclaggio:un potenziale strumento per evitare l'identificazione del reale beneficiario dell'operazione?
GINEPRO, GIULIA
2011/2012
Abstract
Il riciclaggio è un fenomeno davvero allarmante nell'economia mondiale moderna, tanto che secondo uno studio condotto dal Fondo Monetario Internazionale, la consistenza complessiva dei flussi di denaro generati da attività illecite è tale da influenzare le variabili economiche. Infatti, il riciclaggio dei proventi illeciti acquista un ruolo primario nelle strategie della criminalità organizzata e in uno scenario come il nostro, sempre più internazionalizzato e globalizzato, genera iniquità distributive ed altera le normali dinamiche economiche, finanziarie e sociali del mercato. Combinando i risultati di vari modelli di stima, è stata evidenziata una incidenza percentuale sui P.I.L. nazionali particolarmente significativa: nei Paesi OCSE tra 5 e 28, mentre raggiunge punte di 76 in Africa e 63 in Asia. Anche il Gruppo di Azione Finanziaria (GAFI) ha indicato il volume dei proventi illeciti da riciclaggio nel 2 per cento del P.I.L. globale. In Italia, il peso delle attività di riciclaggio ¿ secondo dati citati dall'ex Procuratore Nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna in un intervento del 2007 ¿ si aggirerebbe intorno a valori compresi tra il 7 e l'11 per cento del PIL. In più, oggigiorno, il rischio di infiltrazioni illecite è reso ancora più allarmante dalla recente crisi dei mercati finanziari e questo rappresenta per le organizzazioni criminali una ulteriore possibilità di diversificazione dei loro investimenti. Di conseguenza si rende necessaria un'unitaria azione di contrasto al fenomeno del riciclaggio, quale irrinunciabile strumento di tutela dell'ordine economico mondiale. Andrò ad analizzare in prima battuta il Decreto Legislativo 231/ 2007, che rappresenta l'esempio più evidente di come oggi si cerchi di combattere questo fenomeno. Tale provvedimento normativo si fonda su tre obblighi fondamentali, che nel corso della trattazione analizzerò nel dettaglio: 1)la canalizzazione delle transazioni finanziarie oltre una determinata soglia tramite banche, Istituti di moneta elettronica e Poste Italiane S.p.A.; 2)l'adeguata verifica della clientela da parte degli intermediari e degli altri soggetti obbligati con approccio basato sulla valutazione del rischio, e conseguente registrazione dei dati acquisiti, per dieci anni, in apposito Archivio Unico Informatico; 3)l'obbligo di segnalazione di operazioni finanziarie sospette, che costituisce la chiave di volta del sistema preventivo antiriciclaggio. Una volta acquisita una maggiore conoscenza di tale fenomeno criminoso ho ritenuto interessante investigare le dinamiche attraverso le quali un istituto del tutto lecito e meritevole di protezione giuridica come il Trust, potrebbe essere utilizzato per fini illeciti, nell'ipotesi di commettere fatti riciclaggio.File | Dimensione | Formato | |
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