Il mondo del secondo dopoguerra è seriamente minacciato dall'espansione della dottrina comunista. A differenza degli Stati Uniti, vincitori di questo conflitto mondiale che ha indebolito un gran numero di paesi, in particolqre i paesi poveri detti anche del Sud sono tentati dall'esperienza sovietica caratterizzata dalla pianificazione centralizzata. Il timore che suscitava la minaccia sovietica era nata, sia nei paesi europei sia nelle aree in condizione di sottosviluppo, dall'emergere dei movimenti nazionalisti che si stavano rafforzando in tutto il mondo. L'orientamento verso l'Unione Sovietica era determinato dal fatto che tale possibilità era considerata l'unica alternativa ai paesi Occidentali. D'altra parte, la paura del comunismo nasceva dalla diffusa convinzione che il modello Stalinista della pianificazione sovietiva potesse promuovere con maggiore efficacia la crescita economica ed il soddisfacimento dei bisogni primari della popolazione, in particolare delle popolazioni arretrate e preindustriali. La prova su cui si fondava questa convinzione era il fatto stesso che nell'arco di soli vent'anni, l'Unione Sovietica si era trasformata da paese povero e tecnologicamente arretrato in una potenza industriale e militare che, dopo la guerra, era stata in grado senza aiuti esterni, di ricostruire rapidamente il proprio apparato produttivo e di diventare una potenza militare in grado di sfidare il ruolo degli Stati Uniti. Ancora, ai primi anni sessanta, in un discorso alla nazione americana, il Presidente John F. Kennedy dichiarava che: « a quelle popolazioni di metà del globo che vivono in capanne e villaggi e combattono per spezzare i vincoli della miseria di massa, noi dedichiamo i nostri maggiori sforzi per aiutarli a sollevarsi, per tutto il tempo che sarà necessario; non perché possano farlo i comunisti, nemmeno perché cerchiamo i loro voti, ma perché cosi è giusto farlo.» (Galbraith, 1979, pag.47). Il fatto che Kennedy trovasse necessario precisare«non perché possano farlo i comunisti», è rivelatore di quella convinzione diffusa in tutta l'opinione pubblica americana. La minaccia sovietica era peraltro supportata dal fatto che, nell'immediato dopoguerra, i movimenti di ispirazione comunista apparivano in forte crescita anche nei paesi dell'Europa occidentale e in numerosi paesi soprattutto le colonie ed i paesi di recente indipendenza. In sostanza, il sottosviluppo diventava un problema anche per il timore che, in assenza di un intervento di contrasto, i paesi sottosviluppati potessero essere preda dell'espansione sovietica. Fu comunque su questa base che l'interesse per il sottosviluppo divenne una priorità. Già nel 1949 il presidente Truman nel cosiddetto «discorso dei quattro punti» dichiarava: «dobbiamo lanciare un nuovo programma che sia audace e che metta i vantaggi del nostro progresso scientifico e industriale al servizio del miglioramento e della crescita delle regioni sottosviluppate. Più della metà delle persone di questo mondo vive in condizioni prossime alla miseria. Il loro nutrimento è insufficiente. Sono vittime di malattie e la loro vita economica è primitiva e stagnante. La loro povertà costituisce un handicap e una minaccia, tanto per loro quanto per le regioni più prospere. Per la prima volta nella storia, lumanità è in possesso delle conoscenze tecniche e pratiche in grado di alleviare la sofferenza di queste persone».(Bottazzi 2009, pag.9). E' chiaro a questo punto che, quel discorso fu considerato l'atto d

Analisi delle problematiche della cooperazione Nord-Sud

MAKOUNDOU DIAFOUKA DIAKAYIDIKA, CHRIST ULRICH
2015/2016

Abstract

Il mondo del secondo dopoguerra è seriamente minacciato dall'espansione della dottrina comunista. A differenza degli Stati Uniti, vincitori di questo conflitto mondiale che ha indebolito un gran numero di paesi, in particolqre i paesi poveri detti anche del Sud sono tentati dall'esperienza sovietica caratterizzata dalla pianificazione centralizzata. Il timore che suscitava la minaccia sovietica era nata, sia nei paesi europei sia nelle aree in condizione di sottosviluppo, dall'emergere dei movimenti nazionalisti che si stavano rafforzando in tutto il mondo. L'orientamento verso l'Unione Sovietica era determinato dal fatto che tale possibilità era considerata l'unica alternativa ai paesi Occidentali. D'altra parte, la paura del comunismo nasceva dalla diffusa convinzione che il modello Stalinista della pianificazione sovietiva potesse promuovere con maggiore efficacia la crescita economica ed il soddisfacimento dei bisogni primari della popolazione, in particolare delle popolazioni arretrate e preindustriali. La prova su cui si fondava questa convinzione era il fatto stesso che nell'arco di soli vent'anni, l'Unione Sovietica si era trasformata da paese povero e tecnologicamente arretrato in una potenza industriale e militare che, dopo la guerra, era stata in grado senza aiuti esterni, di ricostruire rapidamente il proprio apparato produttivo e di diventare una potenza militare in grado di sfidare il ruolo degli Stati Uniti. Ancora, ai primi anni sessanta, in un discorso alla nazione americana, il Presidente John F. Kennedy dichiarava che: « a quelle popolazioni di metà del globo che vivono in capanne e villaggi e combattono per spezzare i vincoli della miseria di massa, noi dedichiamo i nostri maggiori sforzi per aiutarli a sollevarsi, per tutto il tempo che sarà necessario; non perché possano farlo i comunisti, nemmeno perché cerchiamo i loro voti, ma perché cosi è giusto farlo.» (Galbraith, 1979, pag.47). Il fatto che Kennedy trovasse necessario precisare«non perché possano farlo i comunisti», è rivelatore di quella convinzione diffusa in tutta l'opinione pubblica americana. La minaccia sovietica era peraltro supportata dal fatto che, nell'immediato dopoguerra, i movimenti di ispirazione comunista apparivano in forte crescita anche nei paesi dell'Europa occidentale e in numerosi paesi soprattutto le colonie ed i paesi di recente indipendenza. In sostanza, il sottosviluppo diventava un problema anche per il timore che, in assenza di un intervento di contrasto, i paesi sottosviluppati potessero essere preda dell'espansione sovietica. Fu comunque su questa base che l'interesse per il sottosviluppo divenne una priorità. Già nel 1949 il presidente Truman nel cosiddetto «discorso dei quattro punti» dichiarava: «dobbiamo lanciare un nuovo programma che sia audace e che metta i vantaggi del nostro progresso scientifico e industriale al servizio del miglioramento e della crescita delle regioni sottosviluppate. Più della metà delle persone di questo mondo vive in condizioni prossime alla miseria. Il loro nutrimento è insufficiente. Sono vittime di malattie e la loro vita economica è primitiva e stagnante. La loro povertà costituisce un handicap e una minaccia, tanto per loro quanto per le regioni più prospere. Per la prima volta nella storia, lumanità è in possesso delle conoscenze tecniche e pratiche in grado di alleviare la sofferenza di queste persone».(Bottazzi 2009, pag.9). E' chiaro a questo punto che, quel discorso fu considerato l'atto d
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/115822